Impegno, valori e futuro sono i cardini del Servizio Civile Universale. Princìpi a cui si ispirano le attività e i progetti della Fondazione Di Liegro. Il nostro obiettivo è quello di formare cittadini consapevoli del proprio ruolo all’interno della comunità locale, che siano portatori di una visione della società basata sull’attenzione ai diritti e ai bisogni delle persone più fragili del tessuto sociale.
Cerchiamo giovani che amino la comunicazione e la relazione, che vogliano fare squadra per un progetto concreto, che siano interessati all'empatia e all'ascolto, in particolare nell’ambito del benessere psicosociale.
Se ti sei appena laureato, se non lavori e hai voglia di dedicare parte del tempo alla tua comunità, il Servizio Civile presso la Fondazione Di Liegro ti offre una significativa esperienza educativa e formativa. Si tratta di un’opportunità per impegnarsi alla cittadinanza attiva, un'occasione per accrescere il proprio bagaglio di conoscenze, spendibile nel corso della vita lavorativa, assicurando, al tempo stesso, un riconoscimento economico.
I volontari del Servizio Civile presso la Fondazione Di Liegro contribuiranno all’organizzazione, al supporto e alla comunicazione delle attività formative rivolte a cittadini, volontari e familiari, del Servizio telefonico di Ascolto e Orientamento, e a quelle dei Gruppi di auto aiuto per il sostegno alle famiglie di persone con disagio psichico e dei laboratori di socializzazione e arte terapia.
La formazione dei volontari è orientata in particolare alla considerazione della “persona con disagio”, in quanto “persona che, in una determinata fase della sua vita, è attraversata da un problema psichico”.
Il progetto della Fondazione Di Liegro è “Dalla solitudine all’inclusione” (codice progetto: PTXSU0011221010102NMTX) e rientra nel programma della ASL RM2 “Accudiamo i più fragili 2” (codice programma PMCSU0011221010035NMTX). Scarica la locandina del programma della ASL RM2.
>>> Per informazioni chiama lo 06.6792669 o scrivi a segreteria@fondazionediliegro.it
Obiettivo generale del progetto è quello di promuovere e implementare l’attivazione di risorse all’interno della rete sociale di appartenenza delle persone con disagio psichico e dei loro familiari.
Obiettivi specifici:
Possono partecipare alle selezioni i giovani che, alla data della presentazione della domanda, abbiano compiuto il diciottesimo e non superato il ventottesimo anno di età (28 anni e 364 giorni).
Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma Domanda on Line (DOL) raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it.
La scadenza per presentare le domande di partecipazione è fissata alle ore 14.00 del 9 marzo 2022.
I cittadini italiani residenti in Italia o all’estero e i cittadini di Paesi extra Unione Europea regolarmente soggiornanti in Italia possono accedervi esclusivamente con SPID, il Sistema Pubblico di identità Digitale. Sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale sono disponibili tutte le informazioni su cosa è lo SPID, quali servizi offre e come si richiede. Per accedere ai servizi di compilazione e presentazione domanda sulla piattaforma DOL occorre che il candidato sia riconosciuto dal sistema.
Per saperne di più sul Servizio Civile Universale: https://www.serviziocivile.gov.it/
Scarica il Bando per la selezione di 56.205 operatori volontari da impiegare in progetti relativi a programmi di intervento di Servizio civile universale da realizzarsi in Italia, all’estero, nei territori delle regioni interessate dal Programma Operativo Nazionale - Iniziativa Occupazione Giovani (PON-IOG “Garanzia Giovani” – Misura 6 bis) e in programmi di intervento specifici per la sperimentazione del “Servizio civile digitale”.
>>> Per informazioni chiama lo 06.6792669 o scrivi a segreteria@fondazionediliegro.it
Un nuovo modello di comunità dopo la pandemia: aperte le iscrizioni per la XV edizione del Corso di formazione “Volontari e Famiglie in rete per la Salute Mentale” della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro
“Può suonare strano, ma sono dovuto arrivare a quasi 50 anni per cercare un sostegno nella relazione con mia sorella, da sempre affetta da disturbi psichici.” racconta Giuseppe, esperto informatico che nel 2018 ha partecipato al “Corso per Volontari e Famiglie in Rete” promosso dalla Fondazione Di Liegro “Fin dalla prima telefonata ho capito che era il posto giusto per trovare non solo comprensione, ma anche nuovi strumenti per starle accanto. Partecipare al corso mi ha permesso di “vedere” la sua malattia da una diversa prospettiva, più distaccata e lucida. Avevo bisogno di uscire dalla dimensione domestica e familiare che per me, paradossalmente, rappresentava un limite. Tra le tante cose che ho portato a casa al termine degli incontri “ prosegue “la più preziosa è essere entrato a far parte di una rete di persone, formata da volontari, operatori. Una dimensione fondamentale, ancora di più oggi dopo la pandemia, in cui la possibilità di stabilire contatti profondi e concreti si è quasi del tutto perduta”.
“Sono venuta a conoscenza del Corso della Fondazione grazie a un compagno di studi”, dice Federica, 23 anni, in procinto di conseguire la laurea magistrale in Psicologia “Dopo tanto studio teorico era arrivato per me il momento di confrontarmi con la realtà e con la pratica. L’approccio della Fondazione, per la promozione del benessere della persona a 360 gradi, mi ha rassicurato e mi ha permesso di entrare in contatto in modo “semplice” con il mondo complesso della salute mentale. E’ stata un’occasione di confronto che mi ha arricchito moltissimo sul lato umano.” “Prima attraverso la partecipazione al corso, dove nonostante il lockdown dovuto al Covid, sono potuta entrare in contatto con persone molto distanti da me, non solo geograficamente. Poi con il mio inserimento nel laboratorio teatrale della Fondazione, dove ogni persona mette a disposizione le proprie caratteristiche e le proprie capacità in una prospettiva di crescita e scambio reciproco”.
Come Giuseppe e Federica sono oltre 2.000 le persone che, in questi anni, hanno partecipato al “Corso per Volontari e Famiglie in rete per la Salute Mentale” promosso dalla Fondazione Don Luigi Di Liegro – onlus.
Il tema intorno al quale ruoterà l’edizione di quest’anno è “Un nuovo modello di comunità dopo la pandemia”: un ciclo di sette incontri che prenderanno il via il prossimo sabato 9 ottobre, tenuti da psichiatri, docenti universitari, responsabili dei Dipartimenti di Salute Mentale delle ASL di Roma, rappresentanti di associazioni di familiari.
Il corso, al quale è possibile ancora iscriversi, è aperto alla partecipazione di tutti coloro che vogliano ampliare le proprie conoscenze sul mondo della salute mentale e impegnarsi nella costruzione di una rete di supporto alle persone con disagio psichico e ai loro familiari: studenti, operatori dei servizi territoriali, volontari, familiari.
“La diffusione del Covid 19 come è ormai da più parti riconosciuto, ha purtroppo acuito ulteriormente il peso delle diseguaglianze economiche e sociali e provocato la recrudescenza di disagi psicologici a partire dai più giovani.” Ha dichiarato Luigina Di Liegro Segretario generale della Fondazione Don Luigi Di Liegro onlus “Il volontariato, oggi più che mai, svolge un ruolo fondamentale: contribuendo a sanare le criticità, affiancandosi e integrandosi con i tradizionali sistemi di welfare pubblico. Per questo promuoviamo il corso per volontari e famiglie, con la profonda consapevolezza che il rafforzamento dell’ambiente familiare può fornire un fondamentale aiuto indiretto alla persona che soffre.”
Il corso di formazione si svolgerà, ove possibile in presenza, il sabato mattina dal 9 ottobre all’11 dicembre dalle ore 10,30 alle ore 12,30 presso i locali della Fondazione Di Liegro, nei pressi della storica Centrale Montemartini di Roma (via Ostiense 106).
È previsto un piccolo contributo di 40 euro (20 per gli studenti universitari).
Per informazioni e iscrizioni: 06/6792669 segreteria@fondazionediliegro.it
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Destinatari: volontari, familiari di persone con disagio mentale, operatori del settore sanitario e degli sportelli di ascolto, studenti universitari.
Il corso di formazione, organizzato dalla Fondazione Di Liegro, "Volontari e famiglie in rete per la salute mentale" è giunto alla 15a edizione. Quest'anno vogliamo indurre una riflessione sul tema della Comunità e di come la diffusione del Covid-19 abbia messo in evidenza svariati problemi psico-socio-economici che necessitano di risposte urgenti.
“Una vita sociale sana si trova soltanto quando nella comunità intera vivono le virtù di ognuno.”
Rudolf Steiner
Le carenze del sistema sanitario, il peso delle diseguaglianze economiche e sociali, l’inquinamento, la riduzione progressiva della biodiversità e la recrudescenza dei disagi psicologici che ha investito tutte le età. Il volontariato può contribuire a sanare le criticità emerse grazie alla rilevanza che ad esso viene riconosciuta nei sistemi di welfare.
Una risorsa privata che si è affiancata ai tradizionali strumenti del welfare pubblico partecipando all’erogazione di servizi sociali ed educativi e alla programmazione e progettazione delle politiche sociali e sanitarie a diversi livelli.
Il volontariato giovanile presenta, in particolare, aspetti d’interesse per le scienze sociali: è una forma di cittadinanza attiva, contribuisce al benessere sociale, favorisce la maturazione dei giovani, l’acquisizione di competenze e la spendibilità nel mercato del lavoro.
>>> ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE "VOLONTARI E FAMIGLIE IN RETE"
Gli iscritti saranno in seguito contattati dalla nostra segreteria per confermare la partecipazione e saldare la quota di partecipazione.
Il corso di formazione si svolgerà in presenza, presso la sede della Fondazione Di Liegro, sita in via Ostiense 106 (Roma) e on line su Zoom.
Il contributo è di 40 euro, 25 per gli studenti, sotto forma di donazione alla Fondazione Di Liegro, detraibile dalla dichiarazione dei redditi.
9 ottobre 2021
Agenzie educative del terzo millennio, scuola e famiglia tra crisi e opportunità
Tiziana Sallusti, Dirigente scolastico Liceo Mamiani di Roma
Annalisa Giannotti, Pedagogista Clinico
23 ottobre
Dalla polis alla comunità virtuale: la centralità delle relazioni umane
Josè Mannu, Psichiatra
6 novembre 2021
Storia e prospettive dei servizi di salute mentale
Giuseppe Nicolò, Psichiatra Direttore Dipartimento Salute Mentale ASL Roma 5
20 novembre 2021
Dal vecchio al nuovo mondo, il cambio di paradigma in psichiatria
Jose Mannu, Psichiatra
4 dicembre 2021
Volontariato oggi, con lo sguardo al futuro
Valerio Pieri, Docente Dipartimento Economia Aziendale Università Roma TRE
11 dicembre 2021
Salute mentale e territorio, una nuova idea di comunità
Gemma Brandi, Psichiatra, Direttore SOC Salute in carcere, AUSL Toscana Centro
15 gennaio 2022
Dipendenze, la comunità educante come risposta alla complessità
Alessandro Vento, Psichiatra, Responsabile “Osservatorio sulle dipendenze”, ASL Roma2
>>> ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE
“Ci si trova di fronte a persone che sono passate
dal calvario del manicomio al calvario di chi si perde nella città.
E ciò riporta ad affrontare i problemi sociali connessi
a ogni forma di emarginazione e che sono al di là della psichiatria”.
Don Luigi Di Liegro
L’allerta sul sostegno psicologico delle persone più vulnerabili è alta. Negli ultimi giorni, dai principali Reparti di Neuropsichiatria Italiani vengono lanciati allarmi sull’incremento del disagio psichico nei giovanissimi; l’ Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità e il Ministero dell’istruzione ha dato il via ad una ricerca di durata triennale sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti ai tempi del Covid-19; le Nazioni unite hanno lanciato un monito, con la presentazione del rapporto con le linee guida sulla salute mentale e il covid-19, esortando gli Stati membri perché diano impulso alle azioni globali per la Salute Mentale. Questi sono solo alcuni dei segnali che dimostrano come la pandemia, nostro malgrado, abbia fatto puntare un faro sulla salute mentale della popolazione come mai successo prima d’ora.
Accanto a chi oggi, a causa dei molteplici effetti diretti e indiretti della pandemia, vive per la prima volta difficoltà psicologiche, ci sono anche le persone e le famiglie per cui le nuove difficoltà psico-socio-economiche sono andate a sommarsi a quelle iniziate ben prima del marzo 2020. Per tante persone la malattia psichiatrica può essere infatti paragonata ad una realtà di povertà: sul piano personale a causa della perdita delle proprie autonomie, delle relazioni sociali e dell’isolamento conseguente allo stigma che colpisce il malato e la sua famiglia; sul piano sociale ed economico, per la difficoltà di veder riconosciuti i propri diritti umani e di cittadinanza, il diritto al lavoro, ad un abitare autonomo, ad un progetto di vita in cui sentirsi protagonisti della propria storia.
Chi si occupa di salute mentale sa quindi che la crisi è arrivata ben prima in un settore della sanità che più di altri fa i conti da anni con tagli di risorse che incidono su modalità e tempi di accesso ai servizi, sul numero di strutture territoriali, sulla gestione dell’emergenza psichiatrica, sui fondi da dedicare alle attività di riabilitazione psicosociale.
La Conferenza Nazionale per la salute mentale rappresenta per tutti gli attori coinvolti nel discorso sulla salute mentale, un momento di scambio, di bilancio, di riflessione, di proposta. E in quest’ultimo anno e mezzo più che mai, ci siamo interrogati, con un atteggiamento che in questa sede intende essere soprattutto costruttivo e generativo, se l’attore principale dei percorsi di cura dei cittadini, il nostro Sistema Sanitario Nazionale, abbia sufficienti forze e risorse per accogliere e curare l’ondata crescente di disagio psichico iniziata durante la pandemia e che con ragionevole certezza continuerà ad aumentare nei mesi seguenti.
Ma la vera domanda da porsi è: l’ente pubblico DEVE farcela da solo?
La pandemia Covid-19 ha evidenziato in modo drammatico che quando vengono meno le risorse, gli investimenti, un progetto di tutela della salute lungimirante e di prossimità, diffuso in modo capillare nei territori, la cura della salute diventa difficile, se non impossibile. Per la salute mentale questo è ancor più vero.
Ci chiediamo allora, cosa possono fare gli enti del privato sociale, le associazioni di volontariato, la associazione di utenti e familiari per farsi sostenitori e garanti di un modello di psichiatria territoriale e di comunità?
Crediamo che gli enti del terzo settore possano svolgere un ruolo decisivo nell’affrontare i problemi là dove si generano, nei territori, unendo al contributo dell’ente pubblico le altre forze della società civile, gli attori dell’assistenza informale, in una dinamica di valore complementare e che miri all’integrazione di più livelli di intervento. Questo è il modello che la Fondazione Di Liegro propone per promuovere dei sistemi di cura integrati e coerenti nella comunità e sul territorio
La Fondazione Don Luigi Di Liegro da oltre vent’anni opera nel campo della salute mentale collaborando con istituzioni pubbliche e private nella realizzazione di progetti, attività e ricerche finalizzate alla promozione del benessere psicosociale, la prevenzione del disagio psichico e la diffusione della cultura e della conoscenza della salute mentale.
Il programma di intervento della Fondazione “Volontari e Famiglie in Rete per la Salute Mentale” si articola in più attività. Tra le principali: corsi di formazione sulla salute mentale rivolti ai familiari e ai volontari da coinvolgere nelle attività a sostegno degli utenti dentro e fuori i servizi dei Dipartimenti di Salute Mentale; gruppi di sostegno ai familiari; Servizi di informazione e orientamento per i cittadini; i progetti di prevenzione e promozione del benessere psicosociale nelle scuole; attività di ricerca.
Le testimonianze degli utenti, dei familiari, dei cittadini volontari, degli operatori che la Fondazione ha raccolto nel corso dei suoi anni di attività sono molteplici. Non ultime quelle della ricerca «Reti di cura e disagio psichico» realizzata negli anni scorsi, che ha raccolto e confrontato il sapere esperienziale di utenti, familiari e mondo associativo con quello professionale di operatori e responsabili dei presidi territoriali e dei Dipartimenti di Salute Mentale dell’intera città di Roma, per un totale di oltre mille persone intervistate.
Dalle evidenze emerse dal nostro lavoro operativo e dal lavoro di ricerca, emergono gli spunti di riflessione che la Fondazione presenta al tavolo “Il ruolo delle associazioni di utenti, familiari e del volontariato nei servizi di salute mentale” della 2a Conferenza nazionale per la salute mentale: “Per una salute mentale di comunità”.
IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ ORIZZONTALE NON VA INTESO COME DELEGA MA COME CIRCOLARITÀ VIRTUOSA in cui ogni soggetto contribuisce portando la propria esperienza e competenza. Il mondo del volontariato e del privato sociale non possono e non vogliono sostituirsi all’ente pubblico. Tra di loro deve instaurarsi una effettiva collaborazione che porta alla realizzazione di un bene comune. È dove il servizio pubblico funziona bene che il volontariato riesce ad essere una risorsa di inestimabile valore.
REALIZZARE PROGETTI CHE PERSEGUANO UNA EFFETTIVA INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA PER SOSTENERE CON MAGGIORE EFFICACIA I PERCORSI DI RECOVERY. Il ruolo del privato sociale è fondamentale nello svolgere una funzione di cerniera tra servizio pubblico e territorio, per offrire maggiori opportunità di risposta ai bisogni di lavoro, casa e vita sociale. Questi sono i bisogni che i servizi territoriali faticano maggiormente a garantire.
ATTENZIONE PRIVILEGIATA ALLA FASCIA DI ETÀ GIOVANILE: PREVENZIONE, INTERVENTO PRECOCE E SERVIZI DEDICATI ALL’INFANZIA, ALL’ADOLESCENZA e AI GIOVANI ADULTI. Collaborare con le agenzie educative e di socializzazione per promuovere attività di alfabetizzazione emotiva e prosociale in un’ottica di prevenzione e di educazione al benessere psicologico. Utilizzando la metodologia della peer education e rendendo i ragazzi protagonisti della attività fatte con, da e per loro. Formazione di figure non sanitarie, come gli operatori giovanili, che vivono i giovani nei luoghi di aggregazione naturale e possano svolgere un ruolo di facilitatori e di raccordo con i servizi per i ragazzi più vulnerabili.
FORMARE E RAFFORZARE LE PRIME LINEE DELL’INTERVENTO: MEDICI DI FAMIGLIA, PERSONALE SCOLASTICO, CONSULTORI FAMILIARI ATTORI PURTROPPO ANCORA MARGINALI NELLA SALUTE MENTALE. Presidi che sono di più facile accesso per le persone e possono e dovrebbero svolgere un ruolo di antenne sul territorio. Da qui anche l’importanza di un coinvolgimento strutturato dell’associazionismo anche nelle case della salute, come strumento per intercettare il disagio e collegare i cittadini con i servizi di cure primarie e specialistici.
ACCOMPAGNARE LE FAMIGLIE E GLI UTENTI NELLA CONOSCENZA E GESTIONE DELLA MALATTIA. Coinvolgere familiari e utenti in attività formative in grado di fornire conoscenze e strumenti operativi. Considerare gli utenti e le famiglie come portatori di risorse oltre che di bisogni e valorizzarne il sapere esperienziale. Agevolare le misure che permettono l’effettiva realizzazione del “dopo di noi”.
COINVOLGERE LA CITTADINANZA. INFORMARE, FORMARE E SENSIBILIZZARE LA COMUNITÀ. Riprendendo il titolo di questa seconda conferenza: Per una salute mentale di Comunità: per Comunità si intende un “Insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali […], da interessi”. È solo coinvolgendo tutti i cittadini, tutti gli appartenenti alla comunità locale, nel discorso sulla salute mentale, che quest’ultima può diventare un interesse della comunità e la comunità un luogo di effettiva integrazione e strumento per la lotta allo stigma e alla discriminazione delle persone con disagio psichico.
La Fondazione Di Liegro è tra i promotori del “Veglione dell’Intercultura”, in programma mercoledì 30 dicembre a partire dalle ore 21.30, insieme ad alcune organizzazioni che si rifanno al grande insegnamento di don Luigi di Liegro, come il Centro studi e ricerche Idos, il Centro didattico interculturale Celio Azzurro, l'Asilo Munting Tahanan – Center for Filipino Migrant Workers e il Gruppo Welcome Parrocchia S. Pio X.
L'iniziativa, che a causa della pandemia per la prima volta si svolgerà online, rappresenta l'occasione per salutare l’anno vecchio e aspettare l’anno nuovo in una maniera diversa, alternando musica, canti e testimonianze su quale valore dare oggi a concetti come diversità, dialogo, integrazione, convivenza tra italiani e immigrati.
"Il panorama attuale non deve far dimenticare quello che è stato e ancora potrebbe essere l’impatto di una strategia interculturale" ha ricordato presentando l'evento Franco Pittau, fondatore con don Luigi Di Liegro del Dossier statistico immigrazione.
Al Veglione dell’Intercultura interverranno tra gli altri il segretario generale della Fondazione Di Liegro, Luigina Di Liegro, e la sociologa Carla Collicelli, con una riflessione dedicata a don Luigi.
Ci sarà anche un ricordo di Lidia Pittau, scomparsa recentemente, dopo una vita dedicata insieme al marito Franco alla convivenza e alla mediazione interculturale. Verso la metà degli anni ’80, sollecitata da don Luigi Di Liegro, Lidia Pittau lasciò il lavoro professionale e si dedicò interamente alla Caritas diocesana, dove, divenne, a titolo di volontariato, la prima responsabile dell’Area Immigrati della Caritas diocesana e poi del Settore Intercultura. A lei si deve, negli anni '90, Il “Forum dell’Intercultura”, un programma d’azione sostenuto anche da istituzioni nazionali e cittadine, che coinvolse, a Roma specialmente, il mondo della scuola e aiutò a riconoscere i cambiamenti in atto intervenuti e la necessità di una convivenza armoniosa con gli immigrati.
L'evento sarà trasmesso in diretta streaming il 30 dicembre alle 21.30 sul canale YouTube del Centro studi e ricerche Idos: https://www.youtube.com/channel/UCLUZ-s79pzSBt40SAmyJB2A/videos.
Anche in tema di dipendenze, l’impatto della pandemia sulla salute mentale è emerso con evidenza nella prima ondata del virus e ha una data d’inizio: il 9 marzo scorso, quando l’entrata in vigore del lockdown, il confinamento, ha cambiato forse per sempre il nostro stile di vita.
L’esistenza stessa del Covid-19 ha innescato una sindrome da disadattamento nella popolazione generale e a maggior ragione in una fascia di persone con preesistenti disturbi psichici con diagnosi nello spettro ansioso depressivo.
Nell’ambito delle dipendenze - in cui opera lo psichiatra Alessandro Vento, relatore del VI incontro del corso di formazione "Volontari e famiglie in rete per la salute mentale" e responsabile dell'Osservatorio sulle dipendenze - si sono modificati i pattern di consumo. C’è stato un massiccio aumento del consumo di alcol e di farmaci di prescrizione, soprattutto da parte di utilizzatori di sostanze psicoattive di strada, scomparse dal mercato durante il lockdown. Parallelamente è aumentata la adulterazione delle sostanze - che i consumatori hanno cominciato a tagliare con quello che avevano a disposizione, con danni maggiori per la salute - e l’acquisto on line di sostanze psicoattive, legali o no.
Da segnalare anche il ricorso a cibi con proprietà psico-farmacologiche (ad esempio le spezie) utilizzati nella pandemia insieme all’alcol, come condotta di tipo compensativo.
Ci sono state grandi differenze tra la prima e la seconda ondata del Covid, ha confermato Giuseppe Ducci, direttore del Dipartimento di Salute Mentale Asl Roma 1, anche lui relatore nel VI incontro del corso di formazione. Differenze dovute ai diversi tipi di isolamento messi in atto. I problemi di natura psichiatrica sono stati molto maggiori durante il lockdown. Nella Asl Roma 1 ci sono stati cinque suicidi, tutti di donne sole.
Bisogna considerare che gli elementi fondamentali della salute mentale sono la socialità e la resilienza che è quella capacità di adattarsi alle circostanze, superare lo stress degli eventi avversi che si verificano nella vita, mantenendo o ripristinando in tempi abbastanza brevi l’equilibrio.
Questa pandemia avviene a distanza di un secolo dalla "spagnola", in un mondo totalmente diverso e che cambierà ancora profondamente a causa dell’emergenza che stiamo vivendo, e deve essere un’opportunità per costruire un modo diverso di operare anche nella salute mentale.
Bisogna passare a “una nuova cultura della presa in carico dell’utente", basata sull’integrazione forte dei servizi, immaginare e realizzare gruppi di lavoro flessibili formati da diversi operatori con diverse competenze che si costituiscano su un caso, un paziente, ritagliati sulle caratteristiche della persona. Gruppi aperti a soggetti esterni, come le famiglie e le realtà attive nel territorio. Su questo la Asl Roma 1 sta lavorando.
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Solo chi ha la memoria è in grado di vivere nella fragilità del tempo presente. Lo ha spiegato il filosofo Pierangelo Di Vittorio, sabato 24 ottobre, durante il terzo incontro del corso di formazione “Volontari e famiglie in rete per la salute mentale”, dal titolo “Le relazioni sociali, un nuovo paradigma”, in un excursus tra arte, letteratura, filosofia e cinema.
C’è un valore d’uso della Storia: il presente deve rileggere costantemente il passato, farlo a pezzi per riattualizzarlo. Il monumento è il grado zero del valore d’uso, non serve alla vita, ha affermato Di Vittorio sulla scorta di Nietzsche. Solo smontando e rimontando il passato può nascere qualcosa di nuovo.
Ma cosa fonda il legame sociale nel corso della Storia? Secondo una certa cultura, l’uomo agisce razionalmente perseguendo il proprio utile, e la coesione sociale nascerebbe dal gioco regolato degli interessi individuali.
E se invece fosse un “trauma”, personale o collettivo, a rendere possibile un legame fra gli uomini? Pensiamo a Edipo che, nel cercare di rispondere alla domanda “da dove vengo? chi sono?”, scopre l’orrore della propria storia. La democrazia ateniese rifletteva su se stessa attraverso le tragedie, ed è forse è sempre intorno a un trauma che una comunità si raccoglie.
Sul tema della “follia” c’è stata, da un lato una caduta di interesse sociale che ha riportato ai margini i malati mentali, mentre dall’altro, nel delirio capitalista in cui siamo presi – secondo Pierangelo Di Vittorio –, la follia è “messa al lavoro”: lo scatenamento pulsionale (droghe, eccessi di ogni genere, violenza) diventa la leva per incrementare la produzione, per produrre ricchezza.
C’è bisogno che la follia torni a risuonare nella società. La società deve riconoscere, non solo che la follia le appartiene, ma anche che svolge un “servizio pubblico”: ritrovando le tracce del legame sociale lacerato e perduto, può offrire la possibilità di un vivere comune più ricco e fecondo.
Come dimostra l’esperienza di Basaglia, tuttavia, per creare un legame sociale bisogna prima riconoscere l’“altro” come un avversario legittimo. Dinanzi agli internati di Gorizia, che contestavano il riformismo della comunità terapeutica, il gesto umanitario di Basaglia ha dovuto farsi politico, prima accogliendo la loro contestazione, poi diventando un loro alleato nella lotta per il superamento del manicomio.
È da questo esempio che si può ricominciare.
La biografia “Franco Basaglia”, di Mario Colucci e Pierangelo Di Vittorio
Il Covid non ci ha fermati e proprio dal tema “Ripartire dalla crisi” ha preso il via, il 3 ottobre, la XIV edizione del Corso di formazione "Volontari e famiglie in rete" della Fondazione Di Liegro. Andremo avanti fino al 5 dicembre: per noi la formazione e l’approfondimento sul tema del volontariato sono un appuntamento irrinunciabile.
Il virus ha cambiato in profondità il nostro modo di riunirci: vietato l'affiancamento. Un ristretto gruppo di partecipanti al corso, opportunamente distanziati, si incontra nella nostra sede. Gli altri sono collegati on line. La tecnologia crea una presenza virtuale che non fa rimpiangere troppo quella reale e offre nuove opportunità: quest'anno partecipano al corso persone che vivono in diverse parti d'Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, di età ed esperienze diverse.
Nei loro racconti è emerso quanto forte sia stato l’impatto del lockdown sul mondo del volontariato. Esperienze consolidate nel sostegno della parte più fragile della popolazione sono state poste davanti a una sfida. Sbarrate le porte dei reparti ospedalieri dove si aiutano i pazienti pediatrici, quelli oncologici e gli anziani soli. Fermi i laboratori dove persone con disturbi psichici trovano spazio per entrare in relazione con gli altri ed esprimere se stessi. Gli adolescenti down, in particolare, hanno sofferto molto, così come le famiglie.
Il volontariato ha reagito all’isolamento spostandosi sulla rete digitale, scoprendo che molte persone, specie giovani, nella comunicazione virtuale si aprono maggiormente, ma anche che sono ancora tanti quelli che non hanno accesso al web.
Esiste una frattura tra chi ha a disposizione gli strumenti informatici e chi no, ma il 95% della popolazione possiede uno smartphone e lì c’è spazio anche per il volontariato.
Ne è convinto il sociologo Andrea Volterrani, il primo relatore del nostro corso di formazione Volontari e famiglie in rete per la salute mentale. La prossimità fisica è in molti casi insostituibile, ma costruire le relazioni di reciprocità e fiducia, che sono la base di una comunità, è possibile anche nella rete. Chi si avvicina al volontariato deve sapere che ci vuole tempo e che non si può essere soli. Il volontariato individuale non esiste. È il gruppo, il collettivo, a essere vincente, anche in rete.
Tutti siamo in una comunità, quando costruiamo relazioni in uno stesso spazio e per un determinato periodo di tempo. Proprio dal concetto di comunità bisognerebbe partire anche quando si parla di volontariato e delle conseguenze della pandemia.
È questo il tema del primo appuntamento del corso di formazione “Volontari e famiglie in rete per la salute mentale”, dal titolo “Volontariato e comunità, ripartire dalla crisi”, in programma sabato 3 ottobre 2020, alle ore 10.30, con Andrea Volterrani, sociologo, ricercatore e docente all’Università di Roma Tor Vergata.
ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE PER VOLONTARI IN RETE PER LA SALUTE MENTALE
Il professor Volterrani, che si occupa di ricerca, formazione e consulenze sulle politiche sociali, terzo settore, comunicazione sociale, valutazione del valore sociale aggiunto e di impatto del terzo settore, nuove forme della mutualità e della sussidiarietà e comunità resilienti, è autore di numerose pubblicazioni, tra cui (con Paola Tola e Andrea Bilotti) Il gusto del volontariato. Per Volterrani, il volontariato deve essere piacere e non dovere o sofferenza, piuttosto un’opera distintiva e non la gratificazione dell’aver dato aiuto.
Per questo, è necessario un cambio di mentalità, cercando di far crescere il capitale sociale all’interno di una comunità, emanciparla e, solo in un secondo momento, cercare il sostegno economico ai progetti. Un rovesciamento della prassi comune, insomma, in cui si dovrebbe prima emancipare la comunità e poi costruire i servizi, fornendole gli strumenti necessari.
Nel corso dell’incontro “Volontariato e comunità, ripartire dalla crisi”, Andrea Volterrani affronterà anche il tema dell’utilizzo dei media digitali per aumentare l'inclusione nelle comunità. Non possiamo ignorare gli strumenti tecnologici, ma possiamo usarli all’opposto dell’abituale individualizzazione, per fare inclusione sociale e immaginare spazi alternativi per comunità digitali intelligenti e consapevoli.
ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE PER VOLONTARI IN RETE PER LA SALUTE MENTALE
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Le cronache di queste settimane ci dicono come il legame tra pandemia e salute mentale sia sempre più stretto. Da una parte l’emergenza COVID-19 ha costretto le strutture sanitarie a mettere in secondo piano, ad esempio, la cura di certe malattie croniche o i servizi per la salute mentale. Dall’altra ha aumentato l’isolamento delle persone con problemi mentali e delle loro famiglie.
Il caso di Caronia, con la fuga di Viviana Parisi, la sua morte e quella del piccolo Gioele, testimonia infatti come il lockdown abbia fatto da innesco per la malattia e come la mancata accettazione e presa in carico della stessa siano sfociati in tragedia.
Assistere notte e giorno un malato terminale in solitudine, proteggere un malato mentale senza un supporto adeguato, affrontare le imprevedibili conseguenze economiche della crisi sanitaria, rendersi utili per alleviare l’isolamento altrui, di un familiare, di un vicino anziano, del prossimo: sono queste alcune delle testimonianze che abbiamo raccolto in questi mesi di attività.
Dal legame tra pandemia e salute mentale nasce la XIV edizione del corso di formazione “Volontari in rete per la salute mentale”, organizzato dalla Fondazione Di Liegro, che quest’anno ha come tema “Dall’isolamento alla resilienza. Il ruolo del volontariato”.
DALL’ISOLAMENTO ALLA RESILIENZA. IL RUOLO DEL VOLONTARIATO: PROGRAMMA
Le lezioni del corso “Dall’isolamento alla resilienza. Il ruolo del volontariato” si terranno il sabato, dalle 10.30 alle 12.30, presso la sede della Fondazione Di Liegro, in via Ostiense 106, a Roma (fermata Metro B Garbatella).
PRIMO INCONTRO – 3 OTTOBRE 2020
VOLONTARIATO E COMUNITÀ: RIPARTIRE DALLA CRISI
Luigina Di Liegro, Segretario Generale Fondazione Di Liegro
Andrea Volterrani, Sociologo, ricercatore e docente all’Università di Roma Tor Vergata
SECONDO INCONTRO – 17 OTTOBRE 2020
TU COME STAI? DISTANZIAMENTO, ISOLAMENTO E SOLITUDINE
Massimiliano Aragona, psichiatra e filosofo
TERZO INCONTRO – 24 OTTOBRE 2020
LE RELAZIONI SOCIALI, UN NUOVO PARADIGMA
Pierangelo Di Vittorio, filosofo e scrittore
QUARTO INCONTRO – 7 NOVEMBRE 2020
LA RESILIENZA COME STRUMENTO DI SALUTE MENTALE
José Mannu, Psichiatra
QUINTO INCONTRO – 21 NOVEMBRE 2020
STRESS E TRAUMA, RINASCERE DAL DISAGIO
Silvia Pepe, Psicologa e psicoterapeuta presso Istituto di Psicoterapia Relazionale
SESTO INCONTRO – 28 NOVEMBRE 2020
DIPENDENZE E STILI DI VITA DURANTE LA PANDEMIA
Giuseppe Ducci, Direttore DSM ASL Roma1
Alessandro Vento, Psichiatra, CSM ASL Roma2
SETTIMO INCONTRO – 5 DICEMBE 2020
IL RUOLO DEL VOLONTARIO. RIFLESSIONI, METODOLOGIE, ESPERIENZE
Michele Di Nunzio, Psichiatra UOC SPDC San Filippo NerI
La quota di partecipazione al corso è di 35 €, per gli studenti universitari 25 €.
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