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In occasione del convegno Colmare il gap. Strumenti di intervento per il benessere e la salute mentale dei giovani abbiamo parlato con alcuni Youth Worker, che ci hanno raccontato la loro storia.

Don Gabriele è un giovane sacerdote di 32 anni, impegnato nella sua missione come vice-parroco in una Parrocchia della periferia romana.

“Ogni giorno incontro tanti ragazzi e ragazze: in oratorio, nel gruppo scout di cui sono assistente, in Chiesa. Mi sento a tutti gli effetti un educatore informale e come tale ho sempre bisogno di nuovi strumenti. Al primo posto per me c’è sicuramente il desiderio di condividere le esperienze e confrontarmi con persone competenti, per poter avere più forza e incisività nell’affrontare le problematiche giovanili”. Prosegue parlando della sua esperienza: “Ho toccato con mano il disagio che la pandemia ha portato con sé, facendo emergere a volte problemi latenti. Allo stesso tempo c’è nei ragazzi un grande desiderio di vita e di rinascita. Lo stare insieme, avere al fianco adulti con cui entrare in relazioni positive, li ha aiutati e li aiuta a superare gli ostacoli e le barriere (compresi il distanziamento forzato e le mascherine). Il loro potenziale positivo è lì, basta solo dargli sostegno e accompagnamento. Per farlo al meglio e crescere insieme a loro, le occasioni non sono mai abbastanza.”

Silvia ha 24 anni e così tante energie e voglia di fare che è difficile inquadrarla in un’unica definizione.

È al tempo stesso una volontaria, un capo scout, una giovane laureata in Psicologia Clinica e si potrebbe continuare ancora per un po’! Tra i tanti motivi che l’hanno portata a interessarsi al progetto YouProMe sceglie di parlarci della sua esperienza di tirocinio con ragazzi che hanno diversi disagi psichici. “Il progetto nel quale sono impegnata coinvolge ragazzi tra i 14 e i 18 anni in attività informali e socio-riabilitative. Attraverso l’ippo-terapia, ad esempio, gli facciamo vivere un’esperienza nuova: per una volta sono loro in prima persona a prendersi cura e a prestare attenzione a un altro da sé. Nella cura del cavallo, nella relazione di affidamento si impegnano, si divertono, si sentono più leggeri. Qui ho capito quanto sia necessario affiancare la teoria studiata sui libri, con la pratica, il contatto, la relazione. Con il progetto YouProMe - spiega - ho trovato nuove risorse per il mio lavoro: strumenti pensati e sperimentati per ragazzi che in questa fascia di età soffrono di disagio mentale a cui attingere per attività nuove e stimolanti per tutti”.

Francesca, 27 anni, ha in tasca una Laurea in Allevamento animale ed educazione cinofila, conseguita presso l’Università di Pisa

Qui, grazie alla tesi sulla “Pet Theraphy” ha trovato il modo per unire il suo amore per gli animali al desiderio di aiutare le persone più fragili. Ma le sue passioni non finiscono qui. “Fin da ragazza ho sempre giocato a pallavolo - Per questo, quando mi hanno proposto di partecipare come allenatrice al progetto di avvio alla pratica sportiva nella scuola media del mio quartiere ho accettato con entusiasmo". Un’esperienza interrotta a causa delle restrizioni dovute al Covid, ma che ha permesso comunque a Francesca di entrare in relazione con molti ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 14 anni. “Giocare ha aiutato tutti! Sia i ragazzi più competenti, che quelli meno sportivi, almeno in apparenza. Sono bastati pochi incontri per tirare fuori da ciascuno capacità nascoste.” Prosegue “I più esperti hanno dato qualche dritta ai più insicuri, che hanno conquistato così scioltezza e disinvoltura anche fuori dal campo. Lo stare insieme e il gioco hanno fatto il resto, aiutando i più grandi, me compresa, nell’ascolto e nell’aiuto”.

Filippo, 18 anni, e l'incontro con uno Youth Worker

“Quando andavo a scuola - racconta Filippo, 18 anni intervistato nell’ambito del Progetto YouProme - io e il mio amico Daniele avevamo una grandissima difficoltà nello studio. Sia nel comprendere le spiegazioni dei professori, che pure con noi ce la mettevano tutta, sia nel metterci sui libri. Ogni occasione era buona per scappare. Alla fine - prosegue nel suo marcato accento romano - per recuperare ci hanno costretto a un dopo-scuola. Lì c’era un ragazzo poco più grande di noi per aiutarci… Non mi ricordo neanche come si chiamava, ma aveva un modo di parlare che faceva venire voglia di studiare. Più a me che a Daniele, a dir la verità - conclude ridendo - Lui però non si è mai arreso e, alla fine, siamo arrivati entrambi al Diploma”. Photo by Anete Lusina.

Pandemia, giovani e disagio mentale: è in atto una vera e propria crisi della salute mentale, soprattutto fra i giovanissimi, e la pandemia ne è la causa  scatenante. L'allarme arriva dal Congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf).
L'incidenza  di depressione e ansia fra adolescenti è raddoppiata rispetto a prima della pandemia e un'ampia metanalisi appena pubblicata su JAMA Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80.000 giovani, ha dimostrato che oggi un  adolescente su 4, in Italia e nel mondo, ha i sintomi clinici di depressione e uno su 5 segni di un disturbo d'ansia. Questo diffuso disagio mentale rischia di mettere una seria ipoteca sulla salute futura dei ragazzi.

La probabilità di disturbi mentali è particolarmente alta fra i ragazzi più grandi, che più dei bambini, spiegano gli
psichiatri, hanno risentito delle restrizioni. Tutto questo è confermato anche da un secondo studio, su 1.500 bambini e
adolescenti, pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. Una situazione che potrà
purtroppo avere conseguenze negative sul lungo periodo: è stato infatti dimostrato che soffrire di depressione durante
l'infanzia e l'adolescenza si associa da adulti a una salute peggiore, mentale e non solo, e a maggiori difficoltà nelle relazioni. È perciò necessario, nel quadro di pandemia, giovani e disagio mentale, "intercettare il disagio nei ragazzi e intervenire con gli strumenti più adeguati".

"Tutte le ricerche concordano: con la pandemia un'allarmante percentuale di giovanissimi sta manifestando i segni di un disagio mentale - spiega Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf e direttore emerito di neuroscienze e salute mentale all'ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano - I tassi di depressione e ansia che si registrano sono direttamente correlati alle
restrizioni: si impennano cioè quando viene impedita la socialità, quando si deve tornare alla didattica a distanza,
quando non si possono coltivare le relazioni con i coetanei. A pagare il prezzo più alto sono i ragazzi della scuola secondaria superiore, una fase essenziale per le nuove esperienze e per i primi traguardi: non vivere nella normalità 'pietre miliari' come l'esame di maturità o i primi amori per la psiche di un giovanissimo è assimilabile a un lutto e come tale può essere un fattore scatenante di ansia e depressione. Molti possono avere sintomi di disagio mentale che poi si risolvono, ma tanti stanno mostrando di non riuscire a uscirne. Senza contare coloro che erano già fragili prima del Covid, per i quali la pandemia è stata ancora più difficile da affrontare. Tutti devono essere intercettati e aiutati".

E quando il solo percorso psicoterapeutico non basta, anche i farmaci possono essere d'aiuto. "Il dibattito sulla prescrizione degli antidepressivi in infanzia e adolescenza è ancora aperto: alcuni sono approvati per l'impiego in questa fascia, altri vengono comunque utilizzati off label" - affermano Mencacci e Matteo Balestrieri, co presidente Sinpf - Gli antidepressivi possono e devono essere somministrati a un adolescente se è opportuno, ma occorre sempre un attento monitoraggio ed un percorso di cura che tenga conto della situazione emotiva e cognitiva".

Photo by Nandhu Kumar from Pexels

La Fondazione Di Liegro opera dal 2006 nel campo della salute mentale collaborando con istituzioni pubbliche e private nella realizzazione di progetti, attività e ricerche finalizzate alla promozione del benessere psicosociale, la prevenzione del disagio psichico e la diffusione della cultura e della conoscenza della salute mentale. Nel corso del tempo, questo impegno si è focalizzato in particolare sul disagio giovanile, organizzando corsi di formazione tematici, progetti di alfabetizzazione emotiva e percorsi di peer education nelle scuole, attività di ricerca.

La constatazione che la salute mentale nella fascia d’età giovanile, momento cruciale dello sviluppo e per l’insorgere di eventuali difficoltà nello sviluppo, sia infatti un tema di grande rilevanza e su cui è necessario agire in termini di informazione, protezione e prevenzione, è stata ulteriormente convalidata dall’edizione 2018 del World Mental Health Day, dedicata a “giovani e salute mentale in un mondo che cambia.

I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolineano infatti che nel mondo il 10-20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi depressivi e che le patologie neuro-psichiatriche sono la principale causa di disabilità nei giovani di tutte le Regioni OMS. Un adolescente su 6 nella fascia di età 10-19 anni soffre di disturbi mentali. Inoltre, il 50% dei problemi inizia prima dei 14 anni, ma la maggior parte dei casi non viene rilevata e non viene trattata. E ancora: il suicidio è terza causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 19 anni.

Esiste un rischio concreto che i problemi di salute mentale sviluppati durante l’adolescenza possano continuare nell’età adulta o diventare persino cronici (OMS, 2005).

Da queste considerazioni nasce l’impegno della Fondazione nel rivolgere un’attenzione particolare alla fascia d’età giovanile. Le azioni intraprese hanno l’obiettivo di rafforzare, attraverso interventi diretti e indiretti, i fattori protettivi così da prevenire lo sviluppo di problemi di salute mentale.

Progetti e iniziative della Fondazione Di Liegro per i giovani:

La pandemia ha aumentato le disuguaglianze che rischiano di rendere sempre più fragile la salute mentale già precaria delle fasce sociali più svantaggiate, ma il vaccino contro il Covid iniziano a ridurre ansia e disagio psichico.

"La pandemia ha comportato fin da subito un inasprimento delle disparità già esistenti, con maggiore incidenza ed esiti della malattia nelle fasce più deboli - dichiarano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, copresidenti della Società Italiana di Psichiatria - Le diseguaglianze generate dalle conseguenze del lockdown hanno avuto riflessi anche sulla salute mentale, aumentando il disagio psichico soprattutto tra le fasce più fragili della popolazione, con minor accesso alle cure e ai servizi di cui tuttora si avvertono i contraccolpi".

Tuttavia iniziano a intravedersi nella salute psichica della popolazione generale alcuni cambiamenti successivi alla vaccinazione anti-Covid. "Stiamo sperimentando i primi segnali di una riduzione di un certo grado di ansia e depressione da pandemia - aggiungono di Giannantonio e Zanalda - La popolazione inizia a sentirsi più fiduciosa nei confronti del futuro e sicura di uscire dai catastrofici effetti del Coronavirus, specie ora che è disponibile il vaccino anti-Covid che fa sperare di allontanarci dal rischio di un nuovo 'ottobre rosso', di nuovi isolamenti e chiusure che tantissimo hanno gravato sulla salute mentale di tutta la comunità, specie degli individui più fragili con più disagi psichici in partenza".

I numeri della salute mentale nel mondo sono impressionanti, quasi un miliardo di persone vive con un disturbo mentale nei paesi poveri, oltre il 75% delle persone non riceve alcuna assistenza. Ogni anno oltre un milione di persone muore per abuso di sostanze e in concomitanza con il Covid il dato appare a dir poco inquietante: un giovane di 18-24 anni su 4 (25%) ha dichiarato di aver aumentato l'uso di sostanze per far fronte allo stress covid-correlato. Ogni 40 secondi una persona si toglie la vita e nel 2020 i suicidi sono aumentati, basti pensare che in Giappone da giugno a ottobre 2020 sono cresciuti del 16% rispetto allo stesso periodo del 2019. Circa la metà dei disturbi di salute mentale inizia a 14 anni.

L'accesso ai servizi dedicati alla salute mentale resta pieno di diseguaglianze, con qualcosa come il 85% delle persone con
disturbi mentali nei Paesi a basso e medio reddito impossibilitati a usufruire di una assistenza dedicata. "Ma anche
nei Paesi ricchi le cose non vanno meglio, Italia compresa - sottolineano gli esperti - e la pandemia ha complicato per molti
aspetti questa situazione. Le persone più fragili che avevano già disagio psichico con il Covid hanno avuto maggiori difficoltà di accesso ai servizi sanitari (il 24% in più rispetto alla popolazione generale), una probabilità del 33% superiore di subire interruzioni terapeutiche e prescrittive e maggiori problemi di lavoro con un rischio di perderlo superiore del 12%".
Questi i dati emersi da uno studio pubblicato su The British Journal of Psychiatry, che sottolinea ancora una volta come la
pandemia abbia impattato notevolmente su salute e qualità di vita dei più fragili con disagio psichico, inasprendo le
disuguaglianze.

"La pandemia rischia di fare da apripista a una crisi globale della salute mentale che investirà anche le generazioni future con ricadute a lungo termine - affermano di Giannantonio e Zanalda - Per questo è importante intercettare e cavalcare i
segnali di speranza che arrivano dalla possibilità di uscire dall'incubo Covid attraverso il vaccino. Lo conferma uno studio di
recente pubblicato sulla rivista Plos One e condotto presso il centro di Economia e Ricerca Sociale dell'Università della
California Meridionale che mostra che coloro che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino si dicono più ottimisti nei confronti del futuro, con conseguente diminuzione dell'ansia e della depressione percepita".

Fonte: http://direnl.dire.it/psicologia/anno/2021/ottobre/12/index.php

Photo by Maksim Goncharenok from Pexels.

Nell’ambito delle politiche europee per i giovani, le esperienze di Youth Work hanno assunto negli ultimi anni una dimensione centrale e sempre meglio definita. A fronte delle difficoltà di giungere a definizioni univoche e condivise nei vari paesi europei, differenti per storia, cultura, legislazioni e aspetti organizzativi, si fa strada tuttavia l’idea che tali differenze rappresentino una ricchezza piuttosto che un ostacolo alla conoscenza e all’implementazione. Dal confronto e dallo scambio possono quindi scaturire stimoli per un dibattito sempre più allargato e per la trasmissione di saperi, con l’obiettivo di approfondire le competenze nei vari campi di possibile applicazione dello Youth Work.

Scarica il Report europeo sulle competenze degli Youth workers e sui bisogni dei giovani

Nel Progetto Youth Worker Promoting Mental Health (YouProMe), in particolare, l’obiettivo è mettere a fuoco le potenzialità dello Youth Work nell’ambito della salute mentale dei giovani. Il disagio giovanile è un tema dalle molte sfaccettature: dai vari problemi legati a situazioni contestuali, socio-economiche, culturali, a quelli che originano più specificamente dall’esordio di una patologia psichiatrica. Spesso questi problemi convergono nel singolo individuo e il loro sommarsi costituisce una sfida per le agenzie che la società delega ad occuparsene: la scuola e i servizi socio-sanitari. Il disagio mentale ha nell’età giovanile il suo terreno di esordio e di sviluppo. Interventi tardivi o parziali in questo campo rischiano, come è noto, di produrre conseguenze negative per il resto della vita. D’altra parte, le istituzioni educative e quelle socio-sanitarie mostrano i propri limiti di fronte a questo mandato, in quanto il loro campo d’azione resta spesso confinato all’interno dei perimetri spaziali e relazionali delle loro strutture istituzionali, rimanendo lontane dai luoghi naturali di vita dei giovani, dove i problemi si manifestano e producono i loro effetti; ma anche dove le risorse, le opportunità, i punti di forza possano essere colti, riconosciuti e sostenuti, e dove le competenze emotive e sociali possano consolidarsi e costituire un argine al rischio di isolamento e drop-out.

Si tratta di un campo, perciò, in cui il ruolo dello youth worker può essere cruciale, in collaborazione con le altre agenzie come la scuola e i servizi di salute mentale.

Il progetto YOUPROME unisce dunque l’interesse per lo Youth Work e per il campo della salute mentale con l’obiettivo primario di approfondire le competenze e le modalità di intervento di tale figura così da identificarne sempre meglio la specifica identità e la necessaria “borsa degli attrezzi”. Come primo output di progetto è stato pubblicato un research report che rappresenta il primo di una serie di strumenti/attrezzi che il progetto mette a disposizione degli Youth Workers che intendono sostenere i giovani che vivono l’esperienza del disagio.

Destinatari: volontari, familiari di persone con disagio mentale, operatori del settore sanitario e degli sportelli di ascolto, studenti universitari.

Il corso di formazione, organizzato dalla Fondazione Di Liegro, "Volontari e famiglie in rete per la salute mentale" è giunto alla 15a edizione. Quest'anno vogliamo indurre una riflessione sul tema della Comunità e di come la diffusione del Covid-19 abbia messo in evidenza svariati problemi psico-socio-economici che necessitano di risposte urgenti.

“Una vita sociale sana si trova soltanto quando nella comunità intera vivono le virtù di ognuno.”
Rudolf Steiner

Le carenze del sistema sanitario, il peso delle diseguaglianze economiche e sociali, l’inquinamento, la riduzione progressiva della biodiversità e la recrudescenza dei disagi psicologici che ha investito tutte le età. Il volontariato può contribuire a sanare le criticità emerse grazie alla rilevanza che ad esso viene riconosciuta nei sistemi di welfare.

Una risorsa privata che si è affiancata ai tradizionali strumenti del welfare pubblico partecipando all’erogazione di servizi sociali ed educativi e alla programmazione e progettazione delle politiche sociali e sanitarie a diversi livelli.

Il volontariato giovanile presenta, in  particolare, aspetti d’interesse per le scienze sociali: è una forma di cittadinanza attiva, contribuisce al benessere sociale, favorisce la maturazione dei giovani, l’acquisizione di competenze e la spendibilità nel mercato del lavoro.

>>> ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE "VOLONTARI E FAMIGLIE IN RETE"

Gli iscritti saranno in seguito contattati dalla nostra segreteria per confermare la partecipazione e saldare la quota di partecipazione.
Il corso di formazione si svolgerà in presenza, presso la sede della Fondazione Di Liegro, sita in via Ostiense 106 (Roma) e on line su Zoom.
Il contributo è di 40 euro, 25 per gli studenti, sotto forma di donazione alla Fondazione Di Liegro, detraibile dalla dichiarazione dei redditi.

UN NUOVO MODELLO DI COMUNITÀ DOPO LA PANDEMIA
Il volontariato è chiamato a rispondere alle criticità emergenti


9 ottobre 2021

Agenzie educative del terzo millennio, scuola e famiglia tra crisi e opportunità
Tiziana Sallusti, Dirigente scolastico Liceo Mamiani di Roma
Annalisa Giannotti, Pedagogista Clinico

23 ottobre
Dalla polis alla comunità virtuale: la centralità delle relazioni umane
Josè Mannu, Psichiatra

6 novembre 2021
Storia e prospettive dei servizi di salute mentale
Giuseppe Nicolò, Psichiatra Direttore Dipartimento Salute Mentale ASL Roma 5

20 novembre 2021
Dal vecchio al nuovo mondo, il cambio di paradigma in psichiatria
Jose Mannu, Psichiatra

4 dicembre 2021
Volontariato oggi, con lo sguardo al futuro
Valerio Pieri, Docente Dipartimento Economia Aziendale Università Roma TRE

11 dicembre 2021
Salute mentale e territorio, una nuova idea di comunità
Gemma Brandi, Psichiatra, Direttore SOC Salute in carcere, AUSL Toscana Centro

15 gennaio 2022
Dipendenze, la comunità educante come risposta alla complessità
Alessandro Vento, Psichiatra, Responsabile “Osservatorio sulle dipendenze”, ASL Roma2

>>> ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE

“Ci si trova di fronte a persone che sono passate
dal calvario del manicomio al calvario di chi si perde nella città.
E ciò riporta ad affrontare i problemi sociali connessi
a ogni forma di emarginazione e che sono al di là della psichiatria”.

Don Luigi Di Liegro

L’intervento di Anna Maria Palmieri alla 2a Conferenza nazionale per la salute mentale: “Per una salute mentale di comunità”

L’allerta sul sostegno psicologico delle persone più vulnerabili è alta. Negli ultimi giorni, dai principali Reparti di Neuropsichiatria Italiani vengono lanciati allarmi sull’incremento del disagio psichico nei giovanissimi; l’ Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità e il Ministero dell’istruzione ha dato il via ad una ricerca di durata triennale sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti ai tempi del Covid-19; le Nazioni unite hanno lanciato un monito, con la presentazione del rapporto con le linee guida sulla salute mentale e il covid-19, esortando gli Stati membri perché diano impulso alle azioni globali per la Salute Mentale. Questi sono solo alcuni dei segnali che dimostrano come la pandemia, nostro malgrado, abbia fatto puntare un faro sulla salute mentale della popolazione come mai successo prima d’ora.

Accanto a chi oggi, a causa dei molteplici effetti diretti e indiretti della pandemia, vive per la prima volta difficoltà psicologiche, ci sono anche le persone e le famiglie per cui le nuove difficoltà psico-socio-economiche sono andate a sommarsi a quelle iniziate ben prima del marzo 2020. Per tante persone la malattia psichiatrica può essere infatti paragonata ad una realtà di povertà: sul piano personale a causa della perdita delle proprie autonomie, delle relazioni sociali e dell’isolamento conseguente allo stigma che colpisce il malato e la sua famiglia; sul piano sociale ed economico, per la difficoltà di veder riconosciuti i propri diritti umani e di cittadinanza, il diritto al lavoro, ad un abitare autonomo, ad un progetto di vita in cui sentirsi protagonisti della propria storia.

Chi si occupa di salute mentale sa quindi che la crisi è arrivata ben prima in un settore della sanità che più di altri fa i conti da anni con tagli di risorse che incidono su modalità e tempi di accesso ai servizi, sul numero di strutture territoriali, sulla gestione dell’emergenza psichiatrica, sui fondi da dedicare alle attività di riabilitazione psicosociale.

La Conferenza Nazionale per la salute mentale rappresenta per tutti gli attori coinvolti nel discorso sulla salute mentale, un momento di scambio, di bilancio, di riflessione, di proposta. E in quest’ultimo anno e mezzo più che mai, ci siamo interrogati, con un atteggiamento che in questa sede intende essere soprattutto costruttivo e generativo, se l’attore principale dei percorsi di cura dei cittadini, il nostro Sistema Sanitario Nazionale, abbia sufficienti forze e risorse per accogliere e curare l’ondata crescente di disagio psichico iniziata durante la pandemia e che con ragionevole certezza continuerà ad aumentare nei mesi seguenti.
Ma la vera domanda da porsi è: l’ente pubblico DEVE farcela da solo?

La pandemia Covid-19 ha evidenziato in modo drammatico che quando vengono meno le risorse, gli investimenti, un progetto di tutela della salute lungimirante e di prossimità, diffuso in modo capillare nei territori, la cura della salute diventa difficile, se non impossibile. Per la salute mentale questo è ancor più vero.

Ci chiediamo allora, cosa possono fare gli enti del privato sociale, le associazioni di volontariato, la associazione di utenti e familiari per farsi sostenitori e garanti di un modello di psichiatria territoriale e di comunità?

Crediamo che gli enti del terzo settore possano svolgere un ruolo decisivo nell’affrontare i problemi là dove si generano, nei territori, unendo al contributo dell’ente pubblico le altre forze della società civile, gli attori dell’assistenza informale, in una dinamica di valore complementare e che miri all’integrazione di più livelli di intervento. Questo è il modello che la Fondazione Di Liegro propone per promuovere dei sistemi di cura integrati e coerenti nella comunità e sul territorio

La Fondazione Don Luigi Di Liegro da oltre vent’anni opera nel campo della salute mentale collaborando con istituzioni pubbliche e private nella realizzazione di progetti, attività e ricerche finalizzate alla promozione del benessere psicosociale, la prevenzione del disagio psichico e la diffusione della cultura e della conoscenza della salute mentale.

Il programma di intervento della Fondazione “Volontari e Famiglie in Rete per la Salute Mentale” si articola in più attività. Tra le principali: corsi di formazione sulla salute mentale rivolti ai familiari e ai volontari da coinvolgere nelle attività a sostegno degli utenti dentro e fuori i servizi dei Dipartimenti di Salute Mentale; gruppi di sostegno ai familiari; Servizi di informazione e orientamento per i cittadini; i progetti di prevenzione e promozione del benessere psicosociale nelle scuole; attività di ricerca.

Le testimonianze degli utenti, dei familiari, dei cittadini volontari, degli operatori che la Fondazione ha raccolto nel corso dei suoi anni di attività sono molteplici. Non ultime quelle della ricerca «Reti di cura e disagio psichico» realizzata negli anni scorsi, che ha raccolto e confrontato il sapere esperienziale di utenti, familiari e mondo associativo con quello professionale di operatori e responsabili dei presidi territoriali e dei Dipartimenti di Salute Mentale dell’intera città di Roma, per un totale di oltre mille persone intervistate.

Dalle evidenze emerse dal nostro lavoro operativo e dal lavoro di ricerca, emergono gli spunti di riflessione che la Fondazione presenta al tavolo “Il ruolo delle associazioni di utenti, familiari e del volontariato nei servizi di salute mentale” della 2a Conferenza nazionale per la salute mentale: “Per una salute mentale di comunità”.

IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ ORIZZONTALE NON VA INTESO COME DELEGA MA COME CIRCOLARITÀ VIRTUOSA in cui ogni soggetto contribuisce portando la propria esperienza e competenza. Il mondo del volontariato e del privato sociale non possono e non vogliono sostituirsi all’ente pubblico. Tra di loro deve instaurarsi una effettiva collaborazione che porta alla realizzazione di un bene comune. È dove il servizio pubblico funziona bene che il volontariato riesce ad essere una risorsa di inestimabile valore.
REALIZZARE PROGETTI CHE PERSEGUANO UNA EFFETTIVA INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA PER SOSTENERE CON MAGGIORE EFFICACIA I PERCORSI DI RECOVERY. Il ruolo del privato sociale è fondamentale nello svolgere una funzione di cerniera tra servizio pubblico e territorio, per offrire maggiori opportunità di risposta ai bisogni di lavoro, casa e vita sociale. Questi sono i bisogni che i servizi territoriali faticano maggiormente a garantire.
ATTENZIONE PRIVILEGIATA ALLA FASCIA DI ETÀ GIOVANILE: PREVENZIONE, INTERVENTO PRECOCE E SERVIZI DEDICATI ALL’INFANZIA, ALL’ADOLESCENZA e AI GIOVANI ADULTI. Collaborare con le agenzie educative e di socializzazione per promuovere attività di alfabetizzazione emotiva e prosociale in un’ottica di prevenzione e di educazione al benessere psicologico. Utilizzando la metodologia della peer education e rendendo i ragazzi protagonisti della attività fatte con, da e per loro. Formazione di figure non sanitarie, come gli operatori giovanili, che vivono i giovani nei luoghi di aggregazione naturale e possano svolgere un ruolo di facilitatori e di raccordo con i servizi per i ragazzi più vulnerabili.
FORMARE E RAFFORZARE LE PRIME LINEE DELL’INTERVENTO: MEDICI DI FAMIGLIA, PERSONALE SCOLASTICO, CONSULTORI FAMILIARI ATTORI PURTROPPO ANCORA MARGINALI NELLA SALUTE MENTALE. Presidi che sono di più facile accesso per le persone e possono e dovrebbero svolgere un ruolo di antenne sul territorio. Da qui anche l’importanza di un coinvolgimento strutturato dell’associazionismo anche nelle case della salute, come strumento per intercettare il disagio e collegare i cittadini con i servizi di cure primarie e specialistici.
ACCOMPAGNARE LE FAMIGLIE E GLI UTENTI NELLA CONOSCENZA E GESTIONE DELLA MALATTIA. Coinvolgere familiari e utenti in attività formative in grado di fornire conoscenze e strumenti operativi. Considerare gli utenti e le famiglie come portatori di risorse oltre che di bisogni e valorizzarne il sapere esperienziale. Agevolare le misure che permettono l’effettiva realizzazione del “dopo di noi”.
COINVOLGERE LA CITTADINANZA. INFORMARE, FORMARE E SENSIBILIZZARE LA COMUNITÀ. Riprendendo il titolo di questa seconda conferenza: Per una salute mentale di Comunità: per Comunità si intende un “Insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali […], da interessi”. È solo coinvolgendo tutti i cittadini, tutti gli appartenenti alla comunità locale, nel discorso sulla salute mentale, che quest’ultima può diventare un interesse della comunità e la comunità un luogo di effettiva integrazione e strumento per la lotta allo stigma e alla discriminazione delle persone con disagio psichico.

Sono 17 milioni, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), gli italiani con disturbi mentali.
Di questi, solo il 25% accede ai servizi pubblici di salute mentale. Sempre secondo l'Oms, l'Italia dispone di 5,98 psichiatri e 3,8 psicologi ogni 100 mila abitanti, a fronte di 830 mila utenti con difficoltà di tipo psichiatrico. Questo si traduce in un deficit di personale, nell'ambito del sistema della salute mentale, che varia dal 25% al 75%.
Una condizione di criticità che è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia, se si pensa che la metà della popolazione denuncia uno stress crescente e il 16,5 per cento manifesta sintomi di depressione (dai Fondazione Italia in salute).

Prendendo spunto da questi e altri dati, e sulla scia della mozione presentata dalla maggioranza e approvata dalla Camera dei deputati, anche un gruppo di deputati della minoranza ha presentato una mozione che impegna il governo su un corposo elenco (27 punti) di attività tutte volte a un profondo miglioramento del sistema dei servizi pubblici di salute mentale.

Tra i primi punti della mozione, spiccano la definizione urgente di un Piano nazionale per la tutela della salute mentale
e la promozione del benessere psicologico; l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, con l'inserimento nella griglia strumenti per valutare anche i percorsi di salute mentale sul territorio, e non solo in ospedale, e garantendo una reale differenziazione nella prestazione delle cure e dei modelli di intervento. Sono previste, ancora, iniziative per aumentare la quota di spesa per i dipartimenti di salute mentale, ferma da oltre 20 anni al 3,5 per cento del Fondo sanitario regionale, cioè a poco più 4 miliardi di euro, e azioni volte a rilanciare i servizi di tutela della salute mentale e del benessere psicologico, favorendo una rete territoriale per integrare le offerte pubbliche e le proposte del cosiddetto privato e privato
sociale.

I deputati firmatari della mozione sottolineano poi la necessità di individuare standard uniformi qualitativi, tecnologici e organizzativi della rete dei centri di salute mentale e potenziare la dotazione di personale specialistico nell'ambito della salute mentale. Non mancano l'attenzione al potenziamento e all'efficientamento delle reti territoriali, in chiave di integrazione sia tra pubblico, privato e privato-convenzionato che con la rete dei servizi socio-sanitari, e alla promozione della casa come primo luogo di cura. Uno spazio specifico viene dedicato all'età evolutiva con la richiesta di prevedere la figura dello psicologo all'interno dei reparti di pediatria e neonatologia degli ospedali del Servizio sanitario nazionale; di riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici e psicoterapeutici alle fasce più vulnerabili della popolazione; di introdurre la figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado e, infine, di garantire l'incremento del numero di posti letto nei servizi pubblici per la salute mentale e nei reparti di neuropsichiatria infantile. L'obiettivo degli impegni chiesti al governo dai deputati è, in conclusione, riconoscere a tutti i cittadini il diritto alla salute psicologica.

Photo by SHVETS production from Pexels

"Da marzo a dicembre del 2020, i ragazzi in carico alla giustizia minorile per violenza contro i familiari sono aumentati del 41%. L'età media di chi ha commesso questo tipo di reati, e quindi è stato messo in comunità, è inferiore a 15 anni. Si tratta quindi di ragazzini che faticano a riconoscere il disvalore delle azioni che hanno compiuto all'interno del contesto familiare che il più delle volte è conflittuale, spesso fortemente ambivalente".

A tracciare l'identikit dei minori che usano violenza contro i propri familiari è Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano, intervenuta all'incontro digitale 'La salute mentale degli adolescenti: intercettare, prevenire e prendersi cura nell'emergenza Covid-19', promosso lo scorso 11 giugno dalla Fondazione Francesca Rava, con il patrocinio di Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani) e Federfarma.

"Ci troviamo dunque di fronte a un nuovo fenomeno - constata Gatto all'Agenzia Dire - che merita di essere approfondito perché gli agiti violenti sono una conseguenza di tutto il sistema adulto, inteso come sistema famiglia e in generale come sistema sociale. Mentre un tempo l'aggregazione aveva anche una connotazione territoriale, ad esempio i ragazzi si riunivano per quartieri e in questo modo le istituzioni avevano la possibilità di controllare i fenomeni - ricorda l'esperta di Giustizia minorile - oggi la comunicazione digitale e social consente ai ragazzi di  aggregarsi per delinquere anche senza essersi mai visti e senza appartenere allo stesso territorio. In assenza di un pensiero diverso, l'unico motivo di aggregazione è l'agire insieme con violenza. Il mondo delle istituzioni e la società devono organizzarsi e imparare a muoversi con la stessa velocità dei ragazzi per arginare e prevenire il fenomeno, perché - avverte Gatto - ci troviamo di fronte all'esplosione di un fenomeno che, al di là della situazione contingente, trova le sue radici nella mancanza di un piano educativo e sanitario per la salute mentale rivolta a individuare precocemente i segnali di disturbo psichico e comportamentale dei ragazzi".

Gatto è chiara: "Bisogna muoversi tempestivamente per individuare i segnali anticipatori di questo disagio minorile. Tutta la comunità, comprese le farmacie che sono un importante presidio della rete territoriale, non deve avere paura di vedere e deve sapere cosa fare dopo aver visto. Per questo occorre fare formazione e ricerca, per comprendere il fenomeno anche nelle sue manifestazioni sotto traccia".

La violenza che coinvolge i minori ha molte facce, come ricorda Lisa Di Berardino, vice questore della Polizia postale e
delle comunicazioni di Milano, che elenca alcuni dati relativi ai reati commessi nel mondo virtuale. "A livello statistico, dal
2019 al 2020, c'è stato un aumento del 77% dei casi trattati di vittimizzazione di minori, quindi pedopornografia, cyberbullismo, sexting, adescamento. Questo - chiarisce il vicequestore - significa che siamo passati da 2.379 a 4.200 casi. Così come si è registrato un importante aumento, pari al 132% dei casi trattati, di materiale fotografico e video pedopornografico prodotto e messo in rete dai minori stessi. Un trend confermato anche nei primi 4 mesi del 2021, con un aumento del 96% delle denunce".

Un altro elemento rilevante è l'abbassamento dell'età dei minori coinvolti: "Nel 2020-2021 abbiamo registrato casi già
nella fascia di età 0-9 anni, una fascia totalmente assente dalle nostre rilevazioni nel 2019". Anche in questo caso, ricorda Di
Berardino, è il mondo degli adulti a dover fornire ai ragazzi gli strumenti, pratici ma anche etici e morali, per affrontare la
vita sia reale che virtuale, "per distinguere il bene dal male, per saper riconoscere quando si è sbagliato. Genitori e agenzie
educative devono vigilare e al contempo mettersi al passo, in termini di digitalizzazione, dei giovani che- conclude il vice questore con un pensiero positivo- hanno le capacità per capire, sanno cosa serve. Noi dobbiamo tendere loro la mano e non mollare mai".

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L’associazione COMIP “CHILDREN OF MENTALLY ILL PARENTS – Associazione di Promozione Sociale”, la prima in Italia creata da e per i figli di genitori che soffrono di un disturbo psichico, e la Fondazione Di Liegro, in qualità di partner italiani del progetto europeo “Share4Carers”, organizzano il Webinar "Children of parents with mental health problems: recommendations from European young carers and good practices for prevention and support" “Figli di genitori con problemi di salute mentale: raccomandazioni dai giovani caregiver europei e buone pratiche per la prevenzione e il supporto” che si terrà su piattaforma Zoom (https://us02web.zoom.us/j/84511243676) il 30 giugno 2021 dalle 15.00 alle 16.20.

Il seminario online vuole essere una preziosa occasione di scambio e riflessione sulle problematiche, ma anche le potenzialità, di tantissimi bambini, adolescenti, giovani adulti e per le loro famiglie, che a causa anche del tabù su questo argomento sono a forte rischio di esclusione sociale e sofferenza,in assenza di una adeguata prevenzione e di una rete di supporto.

Il progetto Share4Carers nasce con l’intento di condividere buone pratiche rivolte ai figli di genitori con disagio psichico allo scopo di ridurre i fattori di rischio e di promuovere quei fattori protettivi che sono alla base della resilienza e di uno sviluppo armonioso.

Chiamando a raccolta esperti dal mondo accademico e clinico e dell’associazionismo di Belgio, Grecia, Italia e Turchia, ma anche da altri paesi europei, il progetto ha lo scopo di fornire a professionisti, insegnanti, istituzioni e società civile gli strumenti necessari a promuovere la psico-educazione e far crescere la consapevolezza sull’impatto sociale dell’essere giovani caregiverdi genitori che vivono l’esperienza del disagio psichico.

L’obiettivo sul lungo periodo del progetto è la costruzione di raccomandazioni che contribuiscano a promuovere la lotta allo stigma sulla salute mentale, la resilienza, l’inclusione sociale e uno sviluppo positivo nei figli di genitori con un disturbo mentale unitamente ad un sostegno alle loro famiglie per promuovere un cambiamento concreto nelle policy a livello nazionale e dell’UE.

Il webinar, in lingua inglese, avrà la durata di circa un’ora e venti minuti e si articolerà in due sezioni: la prima durante la quale verranno presentati i risultati di un’indagine che ha coinvolto i giovani caregiver di 5 paesi europei; la seconda in cui verranno presentate buone pratiche e interventi da Francia, Italia, Gran Bretagna ed altre realtà all’avanguardia in questo settore. Protagonisti anche figli, esperti per esperienza ed attivisti.

Ascolto, orientamento e informazione per i
Problemi di
Salute Mentale
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