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L’area di intervento del progetto è stata in prevalenza la zona ASL Roma 2, ma si è rivolta alla cittadinanza di tutto il territorio di Roma Capitale. Il progetto ha permesso un ampio coinvolgimento dell’utenza, dei familiari, della cittadinanza e istituzioni. Le attività implementate rappresentano in gran parte degli esempi di buone pratiche replicabili e esempio di partecipazione civica, empowerment e inclusione sociale di persone isolate o in difficoltà. Le attività sono gratuite per i partecipanti, aperte a tutta la cittadinanza, sostenute da un sistema di monitoraggio e da un uso dei sistemi a tutela della privacy individuale.

Dalle attività progettuali sono emerse sicuramente delle buone prassi nel campo della salute mentale, come l’efficacia restituita alle persone con disagio attraverso la creazione di spazi di socializzazione inclusivi. Infatti, spesso nei servizi di salute mentale le attività laboratoriali sono esclusive per chi ha una diagnosi psichiatrica e le persone rischiano di essere ghettizzate e autoescludersi. Sostenere attività non solo professionalizzanti con maestri d’arte ma anche di socializzazione con volontari e operatori non clinici permette un migliore utilizzo dello strumento es. artistico a favore della riabilitazione e dell’acquisizione di sicurezza da parte della persona. Un’altra buona prassi è favorire l’incontro di familiari di utenti che provengono da diversi contesti: attraverso il confronto e la rete fra persone che affrontano le stesse difficoltà di caregiving è sicuramente un elemento di aiuto per la famiglia intera e la valorizzazione delle risorse.

Roma, novembre 2023 - RomaSette Avvenire torna sulla attività della Fondazione Di Liegro per favorire la socializzazione e contrastare l'isolamento dei pazienti ricoverati nel Servizio di Psichiatria, Diagnosi e Cura (SPDC) dell'Ospedale San Filippo Neri di Roma.

Il pezzo racconta del un progetto pilota, promosso da ASL Roma 1 e finanziato dalla Regione Lazio, gestito dalla Fondazione Don Luigi Di Liegro, che utilizza l'arteterapia per sostenere la salute mentale dei pazienti psichiatrici dell'ospedale San Filippo Neri. Attraverso laboratori di musica, lettura e pittura, il progetto mira a ridurre l'isolamento dei pazienti e limitare l'uso di contenzioni fisiche. Offre un percorso sociale per i pazienti, promuovendo un ambiente non giudicante e aperto all'espressione personale. L'obiettivo è di ridurre la "contenzione meccanica" e migliorare le strategie di intervento in emergenza, soprattutto dopo l'aumento dei disturbi psichiatrici gravi post-pandemia. A questa attività la Fondazione affianca il SOSS, sportello di Orientamento e Supporto Sociale attivo da assi, che diventa un utile strumento per i parenti dei pazienti.

Roma, 9 novembre 2023 - Parlare di bullismo e isolamento sociale con i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado. La Fondazione Don Luigi Di Liegro lancia un ciclo di incontri per favorire la consapevolezza dei più giovani sulle tematiche di inclusione sociale e accettazione delle diversità. Oggi si è tenuto il primo incontro con ospite Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh.

Il programma degli incontri è:

Roma, ottobre 2023 - Favorire la socializzazione e contrastare l'isolamento dei pazienti ricoverati nel Servizio di Psichiatria, Diagnosi e Cura (SPDC) dell'Ospedale San Filippo Neri di Roma, fornendo un supporto anche alle famiglie. È questo l’obiettivo primario del progetto pilota promosso dalla Asl Roma 1 Dipartimento Salute Mentale (DSM) finanziato dalla Regione Lazio, che ha affidato alla Fondazione Don Luigi Di Liegro le attività laboratoriali di riabilitazione presso l’SPDC del San Filippo e l’acquisto dei materiali che favoriscano la permanenza dei pazienti nei reparti SPDC del DSM, sia del San Filippo Neri che del Santo Spirito. L’iniziativa è stata avviata durante il mese di ottobre.

Questa è la storia di Andrea, e di come cambia uno sguardo. Lo chiamavamo “Andrea il brutto”.

Ce n’erano cinque di Andrea, tra gli adolescenti del complesso di palazzi appena costruiti, in cui le nostre famiglie erano andate a vivere, convergendo da tanti quartieri della Capitale. C’era Andrea il moro, Andrea il biondo, Andrea il roscio (così chiamiamo chi ha i capelli rossi noi romani), Andrea il bello. E poi, appunto, Andrea il brutto. I soprannomi erano stati affibbiati dal più grande tra i ragazzi che si ritrovavano a fare gruppo in piazza, un bravo ragazzo, in fondo, ma con una esuberanza da bullo. Anche se il bullismo, per quanto molti di noi lo avessero già vissuto, era un termine e una consapevolezza lontana dall’essere compresa e rifiutata, in quei primi anni ’80.

Lo chiamavamo dunque Andrea il brutto. Per comodità, diciamo così. In modo da distinguere gli Andrea, quando si parlava o si formavano le squadre per giocare a pallone in mezzo alla strada. Ma se non sapevamo ancora cos’era il bullismo, era chiara la connotazione dispregiativa in quell’etichetta “Andrea il brutto”.
D’altronde, era “un tipo strano”: aveva dei tic, a volte sembrava parlare da solo, altre volte tendeva agli scatti d’ira quando riteneva di aver subito un fallo di gioco, e per qualcuno di noi il gusto era proprio quello di provocarlo e vederne la reazione. “Strana” era anche la sua famiglia, dal nostro punto di vista di adolescenti viziati dalle attenzioni dei nostri genitori e dal benessere che ci avevano regalato. Però sapevamo vedere la dignità della mamma e del papà di Andrea e sentivamo un po’ della fatica di due genitori con handicap che si spostavano coi mezzi pubblici per andare a lavorare e fare la spesa (noi che venivamo da famiglie che possedevano due automobili). Tra i miei ricordi dell’adolescenza c’è indelebile la loro zoppia, il passo claudicante, quando tornano a casa, trascinandosi lentamente per la piazza su cui si affacciavano i nostri appartamenti, come un teatro di asfalto e cemento.
Ed è stato per farsi accettare da tutti noi adolescenti della piazza che, alla fine della terza media, Andrea ha organizzato una sfida a calcio: noi contro i suoi compagni di classe. Solo che quelli venivano dalla sponda opposta della strada consolare intorno a cui stava venendo su il nostro quartiere. Loro venivano dalla parte di edilizia popolare, messa in piedi molti anni prima in prossimità del fiume, “deportati” in mezzo al niente, come è capitato a tanti in Italia. Così, in questo contesto pasoliniano, in cui Pasolini aveva davvero vissuto per un po’ di tempo, fu giocata la partita che non avrebbe dovuto mai farsi, una partita che è finita subito dopo l’inizio e che ha segnato la relazione di Andrea con il nostro gruppo.
Avevamo di fronte ragazzi che la terza media l’avevano ripetuta una o due volte, con l’evidente voglia di stabilire chi comandasse tra gli adolescenti del quartiere. Ma a deciderlo non sarebbe stato chi segnava più gol. Credo sia durata più la rissa della partita, visto che alla seconda azione stesi con un pugno un tipo, detto “il Tappo”. Per sfortuna del “Tappo”, indossavo i guanti da portiere, i cui disegni e cuciture si stamparono con precisione sul suo zigomo. Non ricordo molto di quello che è successo dopo, a parte la consapevolezza di avere sopra di me il Tappo, che nel frattempo mi aveva steso in terra, e una ventina di ragazzi che si picchiavano un po’ a caso.
Quello che invece ricordo sono le ronde di ragazzi in motorino che, nei giorni seguenti, si affacciavano in piazza tenendo ben in vista le catene. Le guidava il Tappo, evidentemente in cerca di vendetta, e che, dopo un paio di mesi in cui nessuno di noi si fece vedere in strada, si annoiò e sparì. E noi tornammo alla vita di comitiva, fatta delle prime sigarette, della musica di Vasco Rossi e di pallone sempre tra i piedi.
Ad Andrea andò peggio. Si ritrovò emarginato da noi, che pensavamo di essere finiti in una trappola per rifarsi di come lo trattavamo, ma anche dai suoi compagni di scuola, che non avevano potuto riscattare l’affronto subito dal “Tappo”. Fu talmente emarginato da noi, che non gli parlavamo, anzi non lo salutavamo proprio, e lo escludemmo dall’unica attività che ci aveva uniti: dare quattro calci a un pallone.
Per gli anni seguenti, mentre la vita aveva sciolto la nostra comitiva e io ero uno dei pochi rimasti a vivere nel quartiere, al massimo l’ho degnato di un “ciao”. Ma più spesso, quando lo vedevo da lontano, cambiavo strada. Facevo finta di niente, ma lui lo sapeva: era “un tipo strano”, mica stupido, come ebbe modo di dirmi, una ventina di anni fa. E poi era abituato ad essere ignorato e respinto sin da piccolo. Probabilmente da prima che per noi della piazza diventasse “Andrea il brutto”.
Ecco, io ho visto il disagio psichico di Andrea. L’ho visto in alcune sue manifestazioni e forse ne sono stato anche una piccola parte, contribuendo alla sua emarginazione, facendogli pagare il suo non essere omologabile, trattandolo con la ferocia e l’insensibilità di cui si è capaci in adolescenza.
Ma quando, lavorando per la Fondazione Di Liegro, ho visto le foto scattate da Andrea, di cui ricordavo il cognome (anche se non lo avevo quasi mai chiamato per nome e cognome), ho rivisto il passato, l’adolescenza e la vita, ma con una prospettiva diversa e nuova. Gli scatti realizzati da Andrea nel corso dei laboratori di fotografia della Fondazione guardano la città in modo geometrico, disegnano interazioni tra mezzi di locomozione e contesto urbano, in cui le persone sono sfumate, rappresentano una parte del paesaggio quasi trascurabile, fino a sparire.
Che l’autore di quelle foto fosse davvero l’Andrea che conoscevo, e non un omonimo, l’ho capito nel corso di un incontro della Fondazione su Zoom, durante il lockdown. Ho riconosciuto la voce e il viso di Andrea. Nelle espressioni, nello sguardo e nella voglia – quasi ossessiva – di relazione con gli altri, ho rivisto l’Andrea adolescente e riconosciuto i segni del disagio. Quel disagio mentale che, prima di arrivare in Fondazione, ignoravo e non ero capace di vedere nelle persone.
Alla Festa d’estate che la Fondazione Di Liegro organizza ogni anno in giugno, facendo incontrare utenti, volontari e familiari, e in cui si rivivono le esperienze dei laboratori di arte-terapia e socializzazione realizzati durante l’anno, ho incontrato Andrea. Lui non mi ha riconosciuto subito, perché non ero evidentemente collocabile in un contesto diverso dalle vie del quartiere. E io, stavolta, non ho cambiato strada. Gli sono andato incontro: “Ahò, che non mi riconosci?”.
Abbiamo parlato finché la festa non si è conclusa, passando in rassegna qualche decina d’anni di vicende nostre, delle famiglie e delle conoscenze comuni. Andrea vive ancora lì, coi suoi genitori, nell’appartamento che si affaccia ancora sulla piazza. Una piazza che non è più un teatro o un campo da calcio, ma solo un parcheggio sempre pieno di auto.

Un volontario

Photo by Batın Özen from Pexels: https://www.pexels.com/photo/kids-playing-soccer-in-the-street-7610880/

Informazioni, servizi, risposte alle domande più frequenti sul disagio psichico: nasce Salutementale.net. Il portale, realizzato dalla ASL Roma 2 in collaborazione con Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro Onlus e Fondation d'Harcourt e curato dal Centro Studi e Documentazione (CSD) “Luigi Attenasio – Vieri Marzi”, viene gestito dal Dipartimento di Salute Mentale (DSM) in collaborazione con la cooperativa sociale integrata Il Grande Carro. L’attività del portale si inserisce in una visione della salute mentale che mette al centro la persona, con la sua soggettività, la sua storia unica e i suoi diritti di cittadinanza, nell’ottica di una sempre più avanzata integrazione sociosanitaria.

Salutementale.net è stato presentato oggi presso la Fondazione Di Liegro, alla presenza di Antonio Gaudioso, Capo della segreteria tecnica del Ministro della Salute Roberto Speranza, Alessio D’Amato, Assessore alla Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio, Giuseppe Gambale Direttore sanitario Asl Roma 2, Luigina Di Liegro, Segretario generale Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro, Massimo Cozza, direttore del Dipartimento Salute Mentale Asl Roma 2. Il portale è il risultato del lavoro di una redazione “integrata” composta da: 10 unità tra operatori/utenti dei Centri di salute mentale, operatori/tutor e volontari.

Il portale si propone come uno spazio che offre supporto e suggerimenti a tutti coloro che hanno bisogno di informazioni sul delicato tema della salute mentale. Se il primo beneficiario è costituito dalle persone che si trovano a vivere il disagio psichico e dalle loro famiglie, Salutementale.net rappresentare un punto di riferimento nazionale anche per operatori del settore, caregivers, esperti delle istituzioni e della politica, ricercatori, giornalisti e più in generale per i cittadini. All’interno delle diverse sezioni sono presenti notizie, ricerche, normative e sentenze nazionali e internazionali, documenti istituzionali e scientifici, eventi, novità editoriali e pubblicazioni; inoltre è editabile la mappa aggiornata di tutti i DSM presenti sul territorio nazionale, con riferimenti di posta elettronica e web.

Un’altra importante risorsa è rappresentata dalle risposte alle domande più comuni (FAQ) sulla salute mentale, nate da un confronto con le associazioni dei familiari, e realizzate attraverso un lavoro di sistematizzazione delle richieste giunte allo Sportello di ascolto, informazione e orientamento (SOSS) della Fondazione Di Liegro.

Salutementale.net intende valorizzare contenuti teorici ed esperienze che vanno nella direzione dell’innovazione organizzativa e gestionale, filtrando le informazioni basate su evidenze scientifiche e contrastando così il sempre più insidioso fenomeno delle fake news. Il portale è alimentato anche grazie alle segnalazioni di operatori del DSM, di enti pubblici, società scientifiche, associazioni di volontariato, attori della cooperazione sociale, famiglie e utenti, mettendo al centro dell’attenzione le persone con disagio mentale, le famiglie e il contesto di vita e comunitario con cui interagiscono.

La pandemia da Covid-19 ha rafforzato la necessità di tutelare al meglio le problematiche legate alla salute mentale. Per questo sono stati finanziati in legge di bilancio 38 milioni di euro destinati a rendere più efficienti i servizi psicologici in particolare per bambini, adolescenti e fasce più deboli. Inoltre, abbiamo vincolato 60 milioni a progetti regionali di qualificazione dei percorsi di cura. La Salute mentale è una delle nostre priorità e dobbiamo proseguire su questa strada tutti insieme” ha commentato il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

Il portale si propone come uno spazio che offre supporto e suggerimenti a tutti coloro che hanno bisogno di informazioni sul delicato tema della salute mentale. Dedicato alle persone che si trovano a vivere il disagio psichico e alle loro famiglie, ma sarà un punto di riferimento nazionale anche per operatori del settore, caregivers, ricercatori e più in generale per i cittadini” ha commentato l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

La realizzazione del portale della salute mentale” ha affermato Giuseppe Gambale, Direttore Sanitario ASL Roma 2, la più grande d’Italia con un bacino di utenza di circa 1milione e 300mila abitanti “rappresenta un contributo di informazione che rientra nell’ambito degli obiettivi di prevenzione che mettiamo a disposizione di tutti”. “
Si tratta di un servizio
” ha dichiarato Massimo Cozza, Direttore del DSM ASL Roma 2 “rivolto in primo luogo agli oltre 3milioni di cittadini con disturbi psichici e alle loro famiglie, orientato a fornire una conoscenza corretta sulla salute mentale, cercando di abbattere i muri del pregiudizio”.

Oggi presentiamo un progetto che costituisce il prototipo per eccellenza di una moderna idea di integrazione sociosanitaria, a partire dalle persone e dai loro bisogni. Il portale web è costruito con un approccio umanizzante che lo rende una bussola in grado di guidare tutti i cittadini, alla larga da ogni grigiore burocratico. La Fondazione mette così a sistema e a disposizione di tutti il suo patrimonio di conoscenze, competenze ed esperienze, volgendo lo sguardo verso tutte le persone che operano e sono coinvolte nel mondo della salute mentale”, ha commentato Luigina Di Liegro, segretario generale della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro Onlus.

Nasce a Roma “CoèSa”, Comunità è Salute - OdV, l’associazione di volontari, psicologi ed educatori che consentirà ai più giovani di lavorare sul territorio a sostegno di chi soffre di problemi di salute mentale. 

Coèsa opererà in via Ostiense, negli spazi della Fondazione Di Liegro che, con la nuova associazione di volontari, punta ad ampliare la rete sul territorio, trasmettendo anche ai più giovani la cultura della solidarietà, della partecipazione civica, mantenendo vivi la memoria e il pensiero di don Luigi. La Fondazione, dedicata al fondatore della Caritas Roma, è da sempre impegnata a supporto delle famiglie e delle persone costrette ad affrontare i problemi del disagio psichico. 

L’attività di Coèsa si svolgerà attraverso sportelli di ascolto, laboratori artistici e di socializzazione dove i ragazzi potranno sostenere i loro coetanei, occasioni di incontro sul territorio per creare sistemi integrati di servizi nella comunità contrastando le condizioni di fragilità e di svantaggio. Obiettivo dell’Organizzazione di volontariato sarà dunque la costruzione e la promozione di una comunità solidale, attiva e coesa. 

"L’Associazione CoèSa nasce dall’esigenza di porre la massima attenzione verso il disagio giovanile, vera emergenza nell’era post-Covid, e di promuovere un presidio sul territorio da parte dei più giovani per i coetanei in difficoltà. Uno studio del Garante dell’Infanzia evidenzia infatti come siano sempre più diffusi casi di giovani che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria, autolesionismo, alterazioni del ritmo sonno-veglia, e non da ultimo, di ritiro sociale” spiega la presidente dell’Associazione CoèSa, Marta Zammuto. “Siamo consapevoli del rischio che i problemi della salute mentale di bambini e ragazzi possano diventare cronici e diffondersi su larga scala” conclude Zammuto. 

ADOLESCENZA E PREVENZIONE

Il bonus psicologo diventa realtà e potrà presto essere richiesto. Ne avrà diritto, per terapie piscologiche, chi ha un Isee fino a 50mila euro, per un contributo fino a 600 euro l'anno. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha infatti firmato il decreto di attuazione del cosiddetto Bonus Psicologo, previsto dalla Legge 15/2022 e finanziato dal Parlamento con 10 milioni di euro per l'anno 2022.

Cos'è il Bonus Psicologo
Prevede appunto un contributo economico per le persone in condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, a causa dell'emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica. Il beneficio è fruibile per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia presso gli psicologi iscritti all'albo che abbiano aderito all'iniziativa tra cui il cittadino potrà
scegliere.
"Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale - ha affermato il ministro Speranza - sarà possibile, per chi ha un ISEE fino a 50mila euro, richiedere un contributo da utilizzare presso psicologi iscritti all'albo. È un primo passo. La salute mentale è uno dei grandi temi di questo tempo".

Chi ha diritto al Bonus Psicologo
Il contributo è riconosciuto, una sola volta, a chi ha un reddito ISEE non superiore a 50.000 euro, secondo precise modalità: con ISEE inferiore a 15.000 il beneficio è fino a 50 euro per ogni seduta, per un importo massimo di 600 euro per ogni beneficiario; con ISEE compreso tra 15.000 e 30.000 euro il beneficio è fino a 50 euro per ogni seduta, per un importo massimo di 400 euro per ogni beneficiario e con ISEE superiore a 30.000 e non superiore a 50.000 euro il beneficio è fino a 50 euro per ogni seduta, per un importo massimo di 200 euro per ogni beneficiario.

Come ottenere il Bonus psicologo
Le domande di accesso e il periodo di tempo nel quale presentare la domanda, in modalità telematica accedendo alla
piattaforma INPS o tramite contact center INPS, scatteranno alla pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale.
L'assegnazione del beneficio economico andrà prioritariamente alle persone con ISEE più basso e avverrà in base all'ordine  di arrivo delle domande.
A conclusione del periodo di presentazione delle domande, INPS redigerà le graduatorie, individuerà i beneficiari e comunicherà loro l'accoglimento della richiesta ed il codice univoco che, ai fini della prenotazione della sessione di psicoterapia, verrà contestualmente assegnato a ciascuno. Il contributo dovrà essere utilizzato entro 180 giorni dalla data di accoglimento della domanda.
Sarà il beneficiario a comunicare il proprio codice univoco al professionista che, erogata la prestazione, emetterà la relativa fattura caricandola sul sito dell'INPS che provvederà direttamente alla remunerazione delle prestazioni effettivamente erogate dai professionisti.

Il 27 maggio si è tenuto a Varsavia il convegno "Come garantire e promuovere la salute mentale durante la guerra: valutare e rispondere all'impatto del trauma attraverso lo sviluppo del bambino e dell'adolescenza", organizzato da Telefono Azzurro e Fondazione Child, in collaborazione con World Psychiatric Association per discutere della guerra in Ucraina e dei bambini e adolescenti vittime di questa crisi.

A seguito dell'incontro è stata redatta la 'Dichiarazione di Varsavia', un appello all'azione globale, nonché un impegno a sviluppare un piano d'azione congiunto per affrontare in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo con la guerra, i bisogni di salute mentale dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie.

"I disturbi della salute mentale sono tra le patologie più comuni che colpiscono i giovani - sottolinea il documento - Circa la metà della popolazione mondiale soffrirà di un disturbo mentale a un certo punto della sua vita, con il 75% di questi disturbi che iniziano prima della fine dell'adolescenza e il 50% prima della fine dell'infanzia. La situazione è peggiorata nell'era Covid: almeno il 20% dei giovani ha disturbi dell'umore o d'ansia, per non parlare di altre condizioni. Le visite al pronto soccorso per problemi di salute mentale sono aumentate del 25% o ancora più in alcune comunità, con un drammatico incremento dei tentativi di suicidio e delle overdose.

Otto i punti inseriti nella dichiarazione su salute mentale, guerra e altre crisi:

  1. Impegnarsi pubblicamente per una call-to-action unificata con una campagna di sensibilizzazione globale in risposta alla crisi globale della salute mentale dei bambini e degli adolescenti;
  2. Convocare un vertice globale, coinvolgendo capi di Stato, leader di organismi internazionali, leader aziendali, leader religiosi, scienziati, medici, Ong, centri accademici e altre parti interessate, per sviluppare un piano d'azione internazionale e dettagliato per rispondere alla crescente crisi della salute mentale dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie;
  3. Sviluppare un piano progressivo per la formazione e l'ampia diffusione dei servizi di prevenzione sulla base di dati, valutazioni, pronto intervento e assistenza attualmente disponibili. Questo include uno screening su larga scala dei disturbi mentali a livello di collettività;
  4. Avviare programmi di ricerca innovativi e di alta qualità per sviluppare rapidamente nuovi interventi individuali e di gruppo sulla base di dati, che siano attenti alle culture e accessibili in più lingue. Per rendere l'assistenza alla salute mentale più ampiamente raggiungibile, questi servizi innovativi devono ottimizzare l'utilizzo delle forniture a distanza e on-line, tramite tablet, smartphone e web:
  5. In collaborazione con le aziende tecnologiche e gli innovatori clinici, è necessario avviare tempestivamente lo sviluppo e l'implementazione di nuovi strumenti e tecniche che consentano un'espansione rapida e a distanza dei servizi di salute mentale per bambini e adolescenti. È giunto il momento di utilizzare il metaverso, nonché l'apprendimento automatico e
    l'intelligenza artificiale e altre tecnologie per aumentare l'accesso agli interventi basati sull'evidenza di dati;
  6. Espandere rapidamente i programmi di formazione professionale di alta qualità nel campo della salute mentale per far fronte alla drammatica carenza di professionisti della salute mentale, tra cui psichiatri e psicologi per bambini e adolescenti, assistenti sociali, infermieri, ecc;
  7. Espandere rapidamente un programma di formazione su larga scala per i medici di famiglia e altri professionisti del settore medico per riconoscere gli indicatori di abuso e sfruttamento, e sviluppare sistemi migliori per rispondere alle esigenze dei bambini non accompagnati in tempi di crisi;
  8. Che i governi e le istituzioni private aumentino le risorse a disposizione di psichiatri, psicologi e altri professionisti della salute mentale per espandere i servizi di diagnosi, trattamento e riabilitazione per i bambini in crisi. Ciò dovrebbe includere programmi di tutoraggio, reclutamento precoce e incentivi per intraprendere carriere professionali nei servizi di salute mentale per bambini e adolescenti.

"Noi, un gruppo di professionisti, funzionari governativi e cittadini preoccupati, ci siamo riuniti a Varsavia per riconoscere e affrontare una crisi di profonda ampia in termini di dolore e sofferenza. La crisi più recente è la violenza su larga scala in Ucraina, che ha generato una vera e propria nuova crisi umanitaria in termini di rifugiati - si legge nella premessa del document o- Questo segue la devastazione associata alla pandemia Covid, e al tempo stesso le migrazioni di massa dovute alla povertà e alla violenza in Africa, Asia, Medio Oriente e nelle Americhe. Con decine di milioni di persone in pericolo, si tratta di una crisi globale che non stenta a terminare".

I bambini, "la categoria più vulnerabile della nostra comunità mondiale - continua il documento - stanno soffrendo il peso maggiore di queste crisi internazionali, con un impatto devastante sulla loro salute mentale. È stato detto che 'i bambini sono un terzo della popolazione mondiale e tutto il nostro futuro'. Il futuro del mondo è in pericolo. Anche se non saremo in grado di porre fine a tutte le violenze, alla povertà, alle pandemie e allo sfruttamento, possiamo cambiare il futuro con piani e politiche di ampio respiro, seguiti da azioni per prenderci cura dei nostri bambini nel momento del bisogno".

Photo by Lissaa Spiridonova.

Il 90,8% degli italiani, anche chi non pratica esercizio fisico, ritiene lo sport fondamentale per la salute fisica e mentale e 8 su 10 sono convinti che sia uno strumento di prevenzione efficace contro le malattie. Quasi il 79% vorrebbe fare più attività fisica di quella che riesce a praticare in realtà e molti dichiarano di fare più esercizio fisico rispetto al passato.

Emerge da una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, presentata in occasione dell'evento "Salute e movimento: dalla prevenzione ai rimedi per i piccoli disturbi" con la partecipazione di Michelangelo Giampietro, Specialista in Medicina dello Sport e in Scienze dell'Alimentazione.

Negli ultimi 10 anni è aumentata costantemente la quota di coloro che praticano attività sportiva: dal 59,3% del 2012, al
64,2% del 2017 fino al 69,2% del 2022. Se il lockdown è stato un momento di svolta che, da un lato, ha accresciuto questa consapevolezza, dall'altro ha rappresentato uno stop forzato che vede oggi il 42% degli sportivi occasionali faticare a riprendere i ritmi pre-pandemia. Complici anche i ritmi lavorativi, che secondo 6 italiani su 10 impediscono di muoversi di più di quanto si riesca, nonostante vi sia l'intenzione.

Nel rapporto tra sport e salute fisica e mentale si deve dunque migliorare. Resta infatti alta la quota di coloro che non fanno pratica, maggiore per le donne rispetto agli uomini (38,2% contro 23,5%) e per le persone di mezza età (40,7% tra i 45 e i 54 anni, 37,5% per gli over 55) e gli over 65 (54,8%).

I principali inibitori sono scarsa pazienza/costanza, pigrizia e mancanza di tempo libero.

Photo by Tembela Bohle.

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