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Sono soprattutto uomini (83,6%), residenti al nord e al centro, con un'età media di 35 anni. È la fotografia dell'utente che ha  chiamato il Telefono verde AIDS e IST dell'Istituto superiore di Sanità nel 2021, per un totale di 6.219 telefonate. Le domande rivolte agli esperti riguardano soprattutto dubbi su rapporti eterosessuali con partner occasionali, le modalità di trasmissione dell'HIV e delle IST (Infezioni sessualmente trasmesse) (32,4%), le procedure di testing per queste infezioni (28,0%). Un terzo dei quesiti posti dalle donne riguardano i test (dopo quanto tempo effettuarli, come e dove eseguirli), i quesiti posti dagli uomini sono incentrati, in più di un terzo dei casi, sulle vie di trasmissione dell'HIV. In circa il 10% delle telefonate emerge, ancora oggi, un'evidente disinformazione relativamente alle modalità di rischio dell'HIV.

In una proporzione pari al 36,2% di tutte le telefonate ricevute nel 2021, emerge che gli utenti afferenti al Telefono verde AIDS e IST non hanno mai effettuato un test HIV. 'Questi dati del 2021 sono in linea con quelli che si evincono dalle oltre 820mila chiamate pervenute al Telefono verde AIDS e IST a partire da giugno 1987- fa sapere l'Iss in un comunicato- e suggeriscono che tale Servizio sia ancora oggi necessario per rispondere alle esigenze informative di coloro i quali vi
accedono, in quanto fornisce, in modo personalizzato, risposte supportate da solide basi scientifiche'. Inoltre, la disponibilità di una banca dati di 650 Centri diagnostico-clinici e di 28 check point presenti su tutto il territorio nazionale, permette agli esperti del Telefono verde AIDS e IST di 'fornire alla persona che telefona utili indicazioni in merito a dove effettuare il test HIV e con quali modalità. 

Il Servizio di HIV/AIDS/IST counselling telefonico, anonimo e gratuito attivo dal 1987, si colloca all'interno dell'Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del Dipartimento Malattie Infettive dell'Iss. 'L'esperienza acquisita in tanti anni di attività e le procedure operative messe a punto per fornire risposte scientifiche ai complessi quesiti posti dalle persone-utenti- prosegue il comunicato dell'Iss - hanno fatto sì che di fronte all'emergenza causata da SARS-CoV-2, l'equipe del Telefono verde AIDS e IST accogliesse le esigenze informative degli utenti anche in merito all'emergenza sanitaria da COVID-19, fornendo informazioni sui servizi nazionali e regionali, inviando al Numero di pubblica utilità 1500 del ministero della Salute, ai Numeri verdi attivati nelle Regioni e Province Autonome, ai siti ufficiali degli assessorati alla Salute e di istituzioni (Protezione Civile, Croce Rossa Italiana, ecc.), addetti a fornire indicazioni alla popolazione presente nei differenti territori'.

Inoltre, attraverso il Telefono verde AIDS e IST è stato erogato un 'vero e proprio intervento di prevenzione primaria
nell'indicare sistematicamente agli utenti la necessità di mantenere tutte le misure volte ad evitare il rischio di contagio
da SARS-CoV-2, in particolar modo nelle relazioni sociali e sessuali con partner sconosciuti'. In tale contesto, è stata
svolta, nel periodo marzo - settembre 2021, la survey telefonica riguardante l'accettabilità del vaccino anti SARS-CoV-2 nelle persone utenti afferenti al Telefono verde AIDS e IST, la cui finalità è stata quella di rilevare le caratteristiche
socio-anagrafiche, le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti nei riguardi del vaccino anti SARS-CoV-2 delle
persone-utenti afferenti al TV AIDS e IST. Hanno partecipato all'indagine telefonica 528 utenti, per lo più di sesso maschile,
giovani adulti, professionisti dipendenti, con un elevato livello di istruzione e che nel 44,3% dei casi si era già sottoposto con
soddisfazione alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2.

In merito all'area della consulenza in materia legale, l'Istituto superiore di sanità fa sapere che due giorni alla settimana, il lunedì e il giovedì dalle 14.00 alle 18.00, un esperto legale è a disposizione delle persone-utenti, che accedono al Telefono verde AIDS e IST, per quanto riguarda aspetti relativi a discriminazione o problematiche in ambito lavorativo e assistenziale. 'La progressiva cronicizzazione dell'infezione da HIV, conseguenza di importanti conquiste della medicina- spiega l'Istituto- ha determinato negli ultimi venti anni un significativo prolungamento della sopravvivenza media delle persone con HIV, rendendo la vita di chi convive con questa infezione assai più comune che in passato'.

Va tuttavia sottolineato un dato che emerge dall'osservazione della realtà odierna: 'Gli indubbi progressi compiuti in questi
ultimi venti anni dalla medicina- prosegue l'Iss- non hanno proceduto di pari passo con un'evoluzione della percezione
sociale della malattia e con il lungamente auspicato superamento dello stigma ad essa correlato'. Dunque la situazione attuale restituisce l'immagine di una popolazione di persone HIV+ 'sempre più numerosa e affannata nel fronteggiare la realtà di una vita familiare, affettiva e professionale in cui il peso del pregiudizio e della paura irrazionale nei confronti della
malattia spesso non sono solo immutati rispetto a venti anni fa, ma in taluni casi addirittura aggravati dalle conseguenze di
interventi informativi e preventivi discontinui e talvolta poco incisivi, nonché dalla contrazione del livello dei servizi
socio-assistenziali e del tenore della vita in generale'.

L'attuale epidemia da SARS Cov-2, aggiunge l'Iss, ha reso questa realtà 'più difficile e disagevole per le persone con l'infezione da HIV, oggi cronicizzata, le quali hanno assistito ad un sensibile peggioramento del livello dell'assistenza sanitaria specie nei periodi di maggiore diffusione del Covid-19, allorché i reparti di malattie infettive sono stati letteralmente travolti dall'emergenza, con la conseguenza di divenire, in alcuni casi, del tutto inaccessibili a chi non fosse colpito dalla nuova infezione'.

Al fine di implementare le attività di comunicazione e informazione istituzionale sulle patologie infettive, dal 2013, il Telefono
verde AIDS e IST è integrato dal sito web interattivo 'Uniti contro l'AIDS' che, oltre a 'fornire contenuti aggiornati relativamente alle modalità di prevenzione, diagnosi e terapia dell'HIV/AIDS e delle IST- spiega l'Iss- svolge un continuo ruolo di divulgazione delle innovazioni scientifiche e degli eventi che promuovono la prevenzione delle IST, consentendo, anche grazie ai canali social collegati (Twitter, YouTube) una proficua attività di diffusione della cultura dei test, di lotta allo stigma e della consapevolezza dei propri comportamenti'.

Inoltre, grazie alle potenzialità del Telefono verde AIDS e IST e del sito 'Uniti contro l'AIDS' è stato possibile effettuare
specifiche indagini sulla consapevolezza e sui comportamenti legati alla prevenzione delle malattie infettive. 'Nel corso
degli ultimi anni sono stati condotti studi comportamentali nell'ambito di specifici sottogruppi di persone quali i giovani,
i clienti di sex workers, le donne e, più recentemente, la survey sull'accettabilità del vaccino anti SARS-CoV-2, svolta
nell'ambito del Telefono Verde AIDS e IST, è stata implementata anche attraverso il sito 'Uniti contro l'AIDS' ed è tutt'ora
attiva'.

È inoltre in fase di svolgimento, sul sito 'Uniti contro l'AIDS', una survey mirata a valutare, nelle persone con infezione da HIV, l'impatto delle nuove modalità terapeutiche disponibili sulla qualità di vita individuale, sulle opportunità di realizzazione a livello lavorativo e sulle relazioni e lo stigma sociale. All'indagine è possibile partecipare rispondendo alle domande del questionario anonimo pubblicato sul sito Uniti contro l'AIDS.

Don Luigi Di Liegro.

Photo by Klaus Nielsen from Pexels.

Nel recente rapporto Caritas 2021 emerge la nuova povertà nella città di Roma. Nel 48,7% dei casi le nuove persone (7.476) che si sono rivolte ai centri parrocchiali sono italiane, seguite da filippini (16,3%), peruviani (4,9%), romeni (4,7%) e altre 97  nazionalità. Nel 64,4% dei casi, il rappresentante della famiglia che ha varcato per la prima volta la soglia del centro di ascolto è una donna. Il 54% dei nuovi iscritti sono al di sotto dei 45 anni. Cifre drammatiche ed eloquenti.

Chiunque sarà il nuovo sindaco di Roma dovrà immediatamente affrontare, tra le prime emergenze, quella della nuova povertà. Papa Francesco ricorda che «nessuno si salva da solo»: espressione perfetta come laicissimo monito per la ripartenza della città, per lasciarci alle spalle il disastro in cui ci dibattiamo.

Martedì 12 ottobre la Fondazione Di Liegro ha organizzato una messa celebrata dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente della Diocesi di Roma, per ricordare a 24 anni dalla sua scomparsa monsignor Luigi Di Liegro, don Gigi per tutti, che fondò la Caritas Diocesana di Roma nel 1979.

Ha detto monsignor Palmieri: «Don Luigi Di Liegro aveva una visione profondamente biblica della città: luogo dove gli uomini vivono insieme, corpo collettivo a cui tutti siamo chiamati a partecipare. Un corpo vivo che chiede di essere onorato
da ognuno dei suoi membri».

Richiamo anche laicissimo. Roma può e deve ripartire ma non può e non deve lasciare indietro nessuno.

Dal Corriere della Sera del 18 ottobre 2021

Destinatari: volontari, familiari di persone con disagio mentale, operatori del settore sanitario e degli sportelli di ascolto, studenti universitari.

Il corso di formazione, organizzato dalla Fondazione Di Liegro, "Volontari e famiglie in rete per la salute mentale" è giunto alla 15a edizione. Quest'anno vogliamo indurre una riflessione sul tema della Comunità e di come la diffusione del Covid-19 abbia messo in evidenza svariati problemi psico-socio-economici che necessitano di risposte urgenti.

“Una vita sociale sana si trova soltanto quando nella comunità intera vivono le virtù di ognuno.”
Rudolf Steiner

Le carenze del sistema sanitario, il peso delle diseguaglianze economiche e sociali, l’inquinamento, la riduzione progressiva della biodiversità e la recrudescenza dei disagi psicologici che ha investito tutte le età. Il volontariato può contribuire a sanare le criticità emerse grazie alla rilevanza che ad esso viene riconosciuta nei sistemi di welfare.

Una risorsa privata che si è affiancata ai tradizionali strumenti del welfare pubblico partecipando all’erogazione di servizi sociali ed educativi e alla programmazione e progettazione delle politiche sociali e sanitarie a diversi livelli.

Il volontariato giovanile presenta, in  particolare, aspetti d’interesse per le scienze sociali: è una forma di cittadinanza attiva, contribuisce al benessere sociale, favorisce la maturazione dei giovani, l’acquisizione di competenze e la spendibilità nel mercato del lavoro.

>>> ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE "VOLONTARI E FAMIGLIE IN RETE"

Gli iscritti saranno in seguito contattati dalla nostra segreteria per confermare la partecipazione e saldare la quota di partecipazione.
Il corso di formazione si svolgerà in presenza, presso la sede della Fondazione Di Liegro, sita in via Ostiense 106 (Roma) e on line su Zoom.
Il contributo è di 40 euro, 25 per gli studenti, sotto forma di donazione alla Fondazione Di Liegro, detraibile dalla dichiarazione dei redditi.

UN NUOVO MODELLO DI COMUNITÀ DOPO LA PANDEMIA
Il volontariato è chiamato a rispondere alle criticità emergenti


9 ottobre 2021

Agenzie educative del terzo millennio, scuola e famiglia tra crisi e opportunità
Tiziana Sallusti, Dirigente scolastico Liceo Mamiani di Roma
Annalisa Giannotti, Pedagogista Clinico

23 ottobre
Dalla polis alla comunità virtuale: la centralità delle relazioni umane
Josè Mannu, Psichiatra

6 novembre 2021
Storia e prospettive dei servizi di salute mentale
Giuseppe Nicolò, Psichiatra Direttore Dipartimento Salute Mentale ASL Roma 5

20 novembre 2021
Dal vecchio al nuovo mondo, il cambio di paradigma in psichiatria
Jose Mannu, Psichiatra

4 dicembre 2021
Volontariato oggi, con lo sguardo al futuro
Valerio Pieri, Docente Dipartimento Economia Aziendale Università Roma TRE

11 dicembre 2021
Salute mentale e territorio, una nuova idea di comunità
Gemma Brandi, Psichiatra, Direttore SOC Salute in carcere, AUSL Toscana Centro

15 gennaio 2022
Dipendenze, la comunità educante come risposta alla complessità
Alessandro Vento, Psichiatra, Responsabile “Osservatorio sulle dipendenze”, ASL Roma2

>>> ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE

"Da marzo a dicembre del 2020, i ragazzi in carico alla giustizia minorile per violenza contro i familiari sono aumentati del 41%. L'età media di chi ha commesso questo tipo di reati, e quindi è stato messo in comunità, è inferiore a 15 anni. Si tratta quindi di ragazzini che faticano a riconoscere il disvalore delle azioni che hanno compiuto all'interno del contesto familiare che il più delle volte è conflittuale, spesso fortemente ambivalente".

A tracciare l'identikit dei minori che usano violenza contro i propri familiari è Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano, intervenuta all'incontro digitale 'La salute mentale degli adolescenti: intercettare, prevenire e prendersi cura nell'emergenza Covid-19', promosso lo scorso 11 giugno dalla Fondazione Francesca Rava, con il patrocinio di Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani) e Federfarma.

"Ci troviamo dunque di fronte a un nuovo fenomeno - constata Gatto all'Agenzia Dire - che merita di essere approfondito perché gli agiti violenti sono una conseguenza di tutto il sistema adulto, inteso come sistema famiglia e in generale come sistema sociale. Mentre un tempo l'aggregazione aveva anche una connotazione territoriale, ad esempio i ragazzi si riunivano per quartieri e in questo modo le istituzioni avevano la possibilità di controllare i fenomeni - ricorda l'esperta di Giustizia minorile - oggi la comunicazione digitale e social consente ai ragazzi di  aggregarsi per delinquere anche senza essersi mai visti e senza appartenere allo stesso territorio. In assenza di un pensiero diverso, l'unico motivo di aggregazione è l'agire insieme con violenza. Il mondo delle istituzioni e la società devono organizzarsi e imparare a muoversi con la stessa velocità dei ragazzi per arginare e prevenire il fenomeno, perché - avverte Gatto - ci troviamo di fronte all'esplosione di un fenomeno che, al di là della situazione contingente, trova le sue radici nella mancanza di un piano educativo e sanitario per la salute mentale rivolta a individuare precocemente i segnali di disturbo psichico e comportamentale dei ragazzi".

Gatto è chiara: "Bisogna muoversi tempestivamente per individuare i segnali anticipatori di questo disagio minorile. Tutta la comunità, comprese le farmacie che sono un importante presidio della rete territoriale, non deve avere paura di vedere e deve sapere cosa fare dopo aver visto. Per questo occorre fare formazione e ricerca, per comprendere il fenomeno anche nelle sue manifestazioni sotto traccia".

La violenza che coinvolge i minori ha molte facce, come ricorda Lisa Di Berardino, vice questore della Polizia postale e
delle comunicazioni di Milano, che elenca alcuni dati relativi ai reati commessi nel mondo virtuale. "A livello statistico, dal
2019 al 2020, c'è stato un aumento del 77% dei casi trattati di vittimizzazione di minori, quindi pedopornografia, cyberbullismo, sexting, adescamento. Questo - chiarisce il vicequestore - significa che siamo passati da 2.379 a 4.200 casi. Così come si è registrato un importante aumento, pari al 132% dei casi trattati, di materiale fotografico e video pedopornografico prodotto e messo in rete dai minori stessi. Un trend confermato anche nei primi 4 mesi del 2021, con un aumento del 96% delle denunce".

Un altro elemento rilevante è l'abbassamento dell'età dei minori coinvolti: "Nel 2020-2021 abbiamo registrato casi già
nella fascia di età 0-9 anni, una fascia totalmente assente dalle nostre rilevazioni nel 2019". Anche in questo caso, ricorda Di
Berardino, è il mondo degli adulti a dover fornire ai ragazzi gli strumenti, pratici ma anche etici e morali, per affrontare la
vita sia reale che virtuale, "per distinguere il bene dal male, per saper riconoscere quando si è sbagliato. Genitori e agenzie
educative devono vigilare e al contempo mettersi al passo, in termini di digitalizzazione, dei giovani che- conclude il vice questore con un pensiero positivo- hanno le capacità per capire, sanno cosa serve. Noi dobbiamo tendere loro la mano e non mollare mai".

Photo by RODNAE Productions from Pexels

Questa mattina abbiamo ricevuto la visita di Benoni Ambarus, vicario del Santo Padre per la Diocesi di Roma, delegato alla Carità, alla Pastorale dei migranti (in particolare Rom e Sinti) e incaricato dell’Ufficio missionario diocesano.

Nel suo saluto, il Vescovo Benoni Ambarus ha ringraziato la Fondazione Di Liegro "per quello che fate quotidianamente. Le costruzioni trovano la loro forza e stabilità nelle fondamenta che sono nascoste. Per questo vi dico di continuare con questo atteggiamento di consapevolezza dei vostri obiettivi sapendo che il vostro è un lavoro essenziale e purtroppo poco riconosciuto nella sua importanza".

"Sul disagio mentale - ha aggiunto Don Ben, come ama farsi chiamare, rivolgendosi allo staff della Fondazione e a i suoi volontari - siete nell’emergenza più attuale, dove purtroppo si moltiplicano i servizi che chiudono e che lasciano sole le persone nell’affrontare il loro disagio.

Come ha spiegato il segretario generale Luigina Di Liegro, "Il ruolo della Fondazione in tema di Salute Mentale è soprattutto quello di essere di sostegno alle persone e agire in termini di prevenzione, per fare in modo che chi vive una condizione di fragilità abbia per quanto possibile un sostegno di prossimità e non unicamente servizi di emergenza".

"Il disagio mentale è una delle fragilità tra le più nascoste della nostra società su cui la Fondazione poteva dare il suo contributo - ha evidenziato il presidente Sandro Barlone - Un disagio che intercetta molte altre fragilità, una su tutte quella vissuta dalle famiglie che hanno bisogno di far emergere il proprio vissuto e condividerlo".

"Per noi importante poter fare comunità per poter agire insieme non su interventi singoli ma contribuire a un progetto complessivo - ha affermato uno dei volontari, Giorgio - Sul disagio mentale siamo consapevoli che intervenire in modo preventivo possa essere di grande importanza per migliorare la vita delle persone. Per questo siamo impegnati e motivati nel dare il nostro contributo alle molte attività che la Fondazione porta avanti, dai laboratori di arte-terapia e socializzazione alla formazione dei famigliari e dei volontari.

L’incontro ha dato l’occasione per ricordare Don Luigi Di Liegro, presentare attività e impegno della Fondazione, e illustrare anche strumenti e risorse a disposizione della comunità, come l’archivio Don Luigi.

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) e l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) hanno firmato un protocollo d'intesa per potenziare la tutela della salute di minori, donne e famiglie con background migratorio.

L'accordo tra Unicef e INMP punta a:

I bambini e adolescenti rifugiati e migranti e le loro famiglie corrono spesso maggiori rischi per la salute e devono affrontare una serie di ostacoli per accedere a un’assistenza sanitaria di qualità. Molti vivono anche gravi difficoltà emotive dovute al trauma del viaggio e, molte volte, ad abusi e sfruttamento, compresa la violenza sessuale e di genere. La pandemia globale da COVID-19 ha inoltre aggravato ulteriormente queste sfide.

È necessario "far sì che il loro diritto alla salute sia garantito - ha affermato Anna Riatti, coordinatrice UNICEF - anche dando loro accesso a informazioni e servizi di qualità per affrontare il loro percorso nel modo più sicuro possibile. La questione diventa ancora più rilevante se si considerano gli effetti che la pandemia ha sulla salute mentale e sul rischio di violenza di genere”.

L'intesa ha quindi come obiettivo "un equo accesso alla salute da parte di persone altamente a rischio di esclusione sociale, con possibili gravi conseguenze sulla loro salute ma anche con una ricaduta negativa sull’intera società - come ha spiegato la direttore generale INMP, Concetta Mirisola - Quando si tratta di giovani, in particolare, le conseguenze si perpetuano nel tempo, con costi incalcolabili di tipo economico ma anche, e soprattutto, di tipo sociale, e questo non è accettabile”.

Fondazione Di Liegro: sosteniamo e diamo dignità a persone esposte alla solitudine e all’abbandono.

Photo by Ahmed akacha from Pexels

"Ogni anno sono circa 650.000 i ricorsi al pronto soccorso per motivi psichiatrici. È evidente che sarebbe impossibile  immaginare un numero equivalente di persone da sottoporre a stretta vigilanza per eventuali comportamenti violenti, ma di certo c'è da interrogarsi sulle connessioni che possono esistere tra questo primo presidio di intervento sanitario e i percorsi attivati successivamente". Come riporta l'Agenzia Dire, a sostenerlo è Fabrizio Starace, presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica (Siep), intervenuto nei giorni scorsi ai microfoni di Radio24 per riflettere sulla condizione della salute mentale in Italia. Una riflessione che prende spunto dal triplice omicidio avvenuto ad Ardea, domenica scorsa, in cui due bambini e un anziano sono rimasti vittime dei colpi di pistola esplosi da un 34enne con problemi psichici.

"Le disuguaglianze territoriali nel nostro Paese sono marcatissime e addirittura intollerabili - ha aggiunto Starace - specie quando si considera che l'assistenza psichiatrica non è come un intervento chirurgico del quale una persona può fruire spostandosi da una regione all'altra e andando in un centro di eccellenza. È un'assistenza che si fonda nella comunità di riferimento, volta al reinserimento, alla reinclusione".

Il problema è "una malintesa percezione della psichiatria che - ha spiegato ancora il presidente Siep - continua a essere considerata in termini prestazionali, ossia di visita ambulatoriale, elicitazione di sintomi ed eventuale somministrazione di uno psicofarmaco. Ma questa non è la salute mentale di comunità prevista dalla norma, unico strumento utile per accompagnare e sostenere le persone in difficoltà ma anche per prevenire condizioni estreme ed esacerbazioni comportamentali". Basti pensare che "anche dopo un trattamento sanitario obbligatorio (TSO) non c'è continuità della cura - ha aggiunto Starace-  solo il 30% delle persone a cui viene fatto un TSO viene visto nei 14 giorni successivi alla dimissione di un ricovero. Probabilmente per problemi di dotazione e organizzazione nei vari territori".

Una fotografia in bianco e nero quella della salute mentale italiana quella scattata da Starace. Ma che potrebbe colorarsi con l'aiuto del Recovery fund. "Se facessimo un salto in avanti di 6-7 anni e ci trovassimo già nelle condizioni previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, con case di comunità e centri dove gruppi di medici di medicina generale si alternano a gruppi di medici della continuità assistenziale, avendo la possibilità di intercettare loro stessi le condizioni di disagio e di dare continuità al trattamento - ha affermato - allora evidentemente i fatti di Ardea avrebbero assunto altre caratteristiche".

Quali strumenti è necessario mettere in campo? "Quelli previsti dalla norma, prima ancora che nel Pnrr - ha aggiunto  Starace - quelli che prevedono Centri di Salute Mentale diffusi su tutto il territorio, aperti h24 in modo da poter intercettare queste forme di disagio in qualsiasi momento, con equipe multidisciplinari proiettate verso la comunità, verso l'aiuto alle famiglie. C'è un'azione di sistema da mettere in campo: bisogna essere presenti, proattivi, uscire da ambulatori e ospedali, andare a casa delle famiglie, incontrare la sofferenza e le difficoltà, evitando così che si manifestino forme estreme".

Nella salute mentale "non abbiamo bisogno di tecnologie sofisticate ma abbiamo bisogno di tecnologia umana, di persone competenti e motivate che svolgano questo lavoro. Dal disturbo mentale ci si riprende - conclude il presidente Siep - a patto che si intervenga precocemente e in maniera appropriata, secondo i percorsi di cura definiti dal Ministero e con continuità nel tempo".

La notizia sul sito dell'Agenzia Dire

Photo by Raphael Brasileiro from Pexels

IncluPsy è un progetto finanziato con il supporto della Commissione europea che ha l’obiettivo di promuovere l'inclusione sociale delle persone che convivono con disturbi mentali. Sono 6 i partner (provenienti da cinque diversi Paesi europei) chiamati a confrontarsi e a scambiare le proprie esperienze al fine di rafforzare le proprie capacità e definire buone pratiche sul tema.

Con Inclupsy si vuole inoltre accrescere la consapevolezza e il coinvolgimento sul tema di un numero più ampio di attori sul tema dell’inclusione sociale. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, infatti, un europeo su quattro è affetto da patologie mentali.

Il rapporto “Health at a Glance: Europe”, realizzato da Commissione europea e Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, evidenzia come il disagio psichico sia uno dei temi più urgenti da affrontare e avverte delle conseguenze economiche e sociali del problema.

Le persone con disturbi mentali gravi e persistenti soffrono generalmente di un grande senso di isolamento, della perdita della capacità di intraprendere iniziative e di vivere in alloggi indipendenti, mantenere un lavoro e compiere le normali azioni del quotidiano.

Questi effetti, combinati con la stigmatizzazione e, in certi casi, prolungati e ripetuti ricoveri in psichiatria, diventano essi stessi un fattore di disinserimento sociale, portando le persone a perdere la casa, a vagare in strada ed essere esclusi.

Alla luce dei collegamenti (come causa o conseguenza) tra disturbi mentali ed esclusione sociale, non sorprende che l'inclusione sia una delle priorità europee. Ma quali pratiche vengono implementate dall'Europa per promuovere l'inclusione sociale delle persone che convivono con disturbi mentali? È questa domanda il filo conduttore del progetto IncluPsy.

Vai al sito di IncluPsy.

Una tre giorni di webinar sul tema “Giovani e salute mentale: un bene in Comune”. È l'evento formativo organizzato dalla Fondazione Di Liegro, insieme ad Anci Lazio e Osservatorio per le Dipendenze e disturbi psichici sotto soglia, e con il contributo del Consiglio Regionale del Lazio, per contribuire a formare amministratori, dirigenti e funzionari degli Enti Locali su temi come, il ritiro sociale, le dipendenze da sostanze, l’uso e l’abuso delle nuove tecnologie. L'obiettivo è quello di incidere sulle politiche e sull’organizzazione di attività di prevenzione e promozione del benessere psicosociale dei cittadini più giovani e delle loro famiglie.

Il webinar “Giovani e salute mentale: un bene in Comune” intende infatti sottolineare l’importanza del benessere psicologico dei cittadini, in particolare quello dei giovani, soprattutto in questo momento legato alle difficoltà date dalla pandemia. L'emergenza Covid-19 ha colpito non solo la salute fisica ma anche quella mentale, scavando nelle fragilità e nelle difficoltà e rendendo ancora più difficili tante realtà che, troppo spesso, passano sotto traccia”. Per questo si rende necessario pensare a politiche capaci di unire il contributo degli attori istituzionali, dei servizi sociali e delle agenzie educative, a quello dei servizi specifici di salute mentale in una dinamica di valore complementare, come ha sottolineato presentando l'evento Lina Novelli, delegata al Welfare e alle Politiche Sociali di Anci Lazio.

La Fondazione Di Liegro lavora dal 2006 con istituzioni pubbliche e private alla promozione del benessere psicosociale, la prevenzione del disagio psichico e la diffusione della cultura e della conoscenza della salute mentale. Nel corso del tempo,   ha spiegato il segretario generale, Luigina Di Liegro, questo impegno si è focalizzato in particolare sul disagio giovanile.

Nel corso del tempo, questo impegno si è focalizzato in particolare sul disagio giovanile. L’esperienza quotidiana ci dice che le dipendenze da sostanze e quelle comportamentali patologiche nei giovani rappresentano un’emergenza sociale.Proprio insieme alll’Associazione Osservatorio per le Dipendenze e disturbi psichici sotto soglia, presieduta dallo psichiatra e psicoterapeuta, Alessandro Vento, la Fondazione collabora a un progetto che, attraverso la scansione sistematica del web da parte di un software, identifica la presenza di Nuove Sostanze Psicoattive messe in vendita su internet.

GIOVANI E SALUTE MENTALE: UN BENE IN COMUNE - IL PROGRAMMA

Martedì 13 aprile 2021 ore 15:00- 16:30
“La promozione della salute mentale in adolescenza. R-esistere alla pandemia”
Alessandro Vento, Psichiatra, Responsabile dell’ Osservatorio Dipendenze e Disturbi Psichici Sottosoglia.

Martedì 20 aprile 2021 ore 15:00 – 16:30
“Ritiro sociale e abbandono scolastico in adolescenza”
Ignazio Ardizzone, Neuropsichiatra infantile, Responsabile Ambulatorio psichiatrico di Neuropsichiatria infantile Policlinico “Umberto I” di Roma.

Martedì 27 aprile 2021 ore 15:00 – 16:30
“La dipendenza tra vecchie e nuove sostanze”
Alessandro Vento, Psichiatra, Responsabile dell’ Osservatorio Dipendenze e Disturbi Psichici Sottosoglia.

Secondo il Rapporto sul benessere equo e sostenibile 2020 dell’Istat, peggiora il benessere mentale tra gli anziani e tra i residenti in Lombardia, Piemonte e Campania. Il BES fornisce annualmente un’analisi dei progressi e delle criticità delle dimensioni del benessere in Italia. Nell’anno della pandemia, l’analisi dell’indice di salute mentale assume un rilievo particolare.

L’Istituto di statistica segnala come la variazione generale per il totale della popolazione rispetto al 2019 non sia significativa, forse perché nelle prime fasi dell’epidemia la valutazione delle proprie condizioni di salute è stata influenzata dalla relativizzazione del proprio stato psico-fisico in confronto a quello di altre persone in situazioni peggiori e dal ruolo importante svolto dal contesto familiare che ha permesso di mantenere un clima di serenità nella maggior parte delle famiglie.

Emergono però tendenze differenti in sottogruppi di popolazione. Peggiora la situazione delle persone di 75 anni e più sia tra gli uomini, sia tra le donne; tra gli uomini di questa età cala di 1 punto, (che diventano -2 punti per i residenti nel Nord), tra le donne il calo si osserva anche tra quelle di 65-74 anni (-1,7).

Le condizioni di maggiore isolamento vissuto durante il 2020 hanno condizionato soprattutto la salute mentale delle persone sole nella fascia di età 55-64, anche qui soprattutto al Nord. Anche tra le giovani donne di 20-24 anni, tuttavia, il punteggio cala di oltre 2 punti rispetto all’anno precedente.

Peggiora l’indice di salute mentale in Lombardia, Piemonte e Campania che presentano i valori più bassi insieme al Molise. I differenziali di genere si ampliano, con condizioni più sfavorevoli per le donne (66 contro 71,1). Le condizioni di benessere mentale si deteriorano al crescere dell’età, con una differenza di circa 10 punti tra il punteggio dei più giovani e dei più anziani.

Si ferma l’evoluzione positiva della speranza di vita. Il capitolo salute rileva in particolare che l’evoluzione positiva della speranza di vita alla nascita tra il 2010 e il 2019, pur con evidenti disuguaglianze geografiche e di genere, è stata duramente frenata dal Covid-19 che ha annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio.

L’Indice di salute mentale è una misura di disagio psicologico (psychological distress) ottenuta dalla sintesi dei punteggi totalizzati da ciascun intervistato con età superiore ai 14 anni ai quesiti riferiti alle quattro dimensioni principali della salute mentale (ansia, depressione, perdita di controllo comportamentale o emozionale e benessere psicologico). L’indice varia tra 0 e 100, con migliori condizioni di benessere psicologico al crescere del valore dell’indice.

Photo by Matthias Zomer from Pexels

Ascolto, orientamento e informazione per i
Problemi di
Salute Mentale
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