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"Ognuno con il proprio passo. Diversi tutti insieme" è il titolo del confronto sulla scuola inclusiva dopo due anni di pandemia, in programma il 10 maggio dalle 15 alle 19, presso la Fondazione Di Liegro. L'evento è dedicato alla memoria di Simonetta Caravita.

Il pomeriggio di "Ognuno con il proprio passo. Diversi tutti insieme" sarà diviso in due parti. Nella prima si svolgerà un confronto su realtà ed esperienze dirette impegnate a Roma per l'inclusione scolastica e giovanile, con Marialetizia Nespica e Marilina Casanova ( Casal Bruciato), Alessandro Romelli (Ostia), Marta Zammuto (Fondazione Don Luigi Di Liegro) e Massimo Vallati (Calcio Sociale Corviale).

La seconda sessione sarà una tavola rotonda su cosa si può fare affinché la scuola sia sempre più inclusiva dopo due anni  che hanno messo a dura prova l'intero sistema. Interverranno Anna Maria Ajello (Ordinario di Psicologia dello Sviluppo e Socializzazione), Danilo Casertano (Associazione Manes), Luigina Di Liegro (Fondazione Don Luigi Di Liegro), Marco Rossi-Doria (Presidente della Fondazione “Con i bambini”), Marilena Novelli (già direttore regionale dell’USR Lazio) e Augusto Venanzetti (Rete Scuolemigranti).

L'evento sarà trasmesso in diretta streaming. Per informazioni.

"Simonetta Caravita - ha ricordato Marco Rossi-Doria, in occasione della sua scomparsa, nel 2021 - è stata per molti decenni il punto di riferimento delle politiche scolastiche inclusive nell’area romana. Per venticinque anni è stata dirigente scolastica nella Scuola Media Statale 'Luigi di Liegro', a Casal Bruciato, e poi del IV Centro Territoriale Permanente di Roma. Quando Jaques Delors avviò l’idea europea di una scuola di seconda occasione per chi aveva abbandonato la scuola, Simonetta è stata all’avanguardia nel lavorare per la scuola di II occasione nelle periferie romane. È in questa veste che in tanti/e, impegnati sullo stesso fronte in ogni parte d’Italia, l’abbiamo conosciuta per la sua dedizione e capacità".

"È stata coordinatrice del Gruppo di lavoro sull’Educazione degli Adulti dell’USR del Lazio. Anche a livello nazionale ha partecipato al laborioso avvio dei CPIA. Impegnata nell’associazione delle scuole autonome, ha creduto nell’autonomia delle scuole a maggior ragione dove dovevano essere più flessibili e innovative per raggiungere tutti/e e ciascuno/a. Nel cuore e nella mente - ha concluso Marco Rossi-Doria - Simonetta Caravita ha avuto per lunghi decenni la lotta alla povertà educativa e ha lavorato per creare e manutenere comunità educanti ben prima che se ne parlasse".

La fatica fisica e mentale di doversi prende cura di un familiare malato può avere conseguenze pesanti sugli adolescenti caregiver, Uno studio europeo condotto su 2.100 giovani caregiver tra i 15 e i 17 anni mostra che il 14% di loro ha pensato all'autolesionismo e più del 10% di fare male ad altri, che nel 45% dei casi era la stessa persona di cui si prendevano cura.

Lo studio, pubblicato su International Journal of Care and Caring, si inserisce nell'ambito del progetto "ME-WE" finanziato
dal programma Horizon 2020 dell'Unione Europea per offrire supporto agli adolescenti che nella loro vita quotidiana devono prendersi cura di qualcuno. I paesi coinvolti nello studio sono Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Svezia, Svizzera e Regno Unito.

Il 69% dei ragazzi intervistati si prendeva cura di un membro della famiglia, nella maggior parte dei casi un genitore. Tra gli italiani, il 59% era coinvolto nella cura dei nonni. Un dato  che, per i ricercatori, suggerisce come "in alcuni paesi i giovani stiano colmando le carenze dei sistemi per l'assistenza agli anziani".

Prendersi cura vuole dire aiutare con le faccende domestiche e burocratiche. Se ci sono disabilità o malattie, l'impegno diventa maggiore e ai giovani può essere chiesto di dedicarsi anche alle cure intime del paziente e, per quanto possibile, anche mediche. Un impegno che i ragazzi devono bilanciare con i loro doveri scolastici e con il resto delle attività e delle
sfide tipiche dell'età adolescenziale. Non sempre, però, ci si riesce.

Le ragazze sembrano essere particolarmente a rischio. Il 36% degli adolescenti caregiver intervistati ha affermato che la propria salute mentale è peggiorata a causa delle responsabilità a cui deve far fronte. Il 17% ha detto che il proprio rendimento scolastico ne ha sofferto e il 15% ha riferito di essere stato vittima di bullismo per il fatto di dover assistere qualcun altro.

Per i ricercatori, i risultati sollevano preoccupazioni urgenti sulla pressione e sull'impatto che l'assistenza a un malato provoca sui giovani, anche se in merito al pensiero di nuocere agli altri evidenziano di non avere rilevato elementi che lasciassero pensare che questi giovani potessero davvero rappresentare una minaccia per gli altri.

Photo by Judita Tamošiūnaitė from Pexels.

Il 21 aprile, la Fondazione Di Liegro ospita la presentazione del libro “Un viaggio ancora possibile. Il Polo Museale dei Trasporti", realizzato dal Comitato in Difesa del Polo Museale.

Un libro scritto dalle 24 associazioni, tra cui la Fondazione Di Liegro, che in questi anni hanno costruito, con le loro attività, il nuovo volto del Museo e che dalla sua immotivata chiusura si sono costituite in un Comitato costringendo, senza mollare mai, gestori e istituzioni a un confronto continuo per restituire al quadrante Ostiense e all’intera Città questa “piazza che non c’è”.

Un libro del passato per il futuro. Non sarà dunque una semplice presentazione editoriale perché “Un viaggio ancora possibile" è un’azione permanente e con le figure istituzionali, le associazioni coinvolte e la cittadinanza presente cercherà risposte e visioni condivise.

Il Comitato in Difesa del Polo Museale nasce nel 2020 nell’emergenza di salvare dalla chiusura e dal degrado il Polo Museale ATAC di Roma – Porta San Paolo, di via Bartolomeo Bossi.

È stato presentato il 1° aprile il Rapporto sulla povertà 2021 della collana «Un punto di vista» della Caritas di Roma. Giunto alla quinta edizione, il volume – 154 pagine ricche di infografiche e tabelle – documenta le numerose iniziative promosse dalle parrocchie di Roma negli ultimi due anni della pandemia.

Nel Rapporto, che ha per tema “False ripartenze?”, è presente anche una sezione dedicata allo scenario economico-sociale della Capitale e un’analisi sull’efficacia delle misure messe in atto nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che riguardano l’esclusione sociale.

La fotografia della città che il Rapporto sulla povertà 2021 offre, è quella di una città in bilico tra la tentazione di ripiegarsi sulle profonde ferite inferte dalla pandemia e la volontà di cogliere le notevoli opportunità offerte dal PNRR, dal prossimo Giubileo del 2025 e dalla possibile assegnazione a Roma Capitale dell’Expo 2030. Opportunità inedite per trasformare Roma e renderla una metropoli meno disuguale e dove sia più facile e soprattutto più umano, poter vivere con dignità.

La straordinaria prova di solidarietà a cui abbiamo assistito proprio nel periodo più aspro della pandemia permette di coltivare la speranza, e con essa la fiducia, di potercela fare. La speranza è un sentimento che va oltre l’emotività e che si radica su percezioni positive, senso di fiducia, attenzione e il riconoscimento di un sistema su cui relazionarsi.

Non è però qualcosa di misurabile, anche se i più recenti indicatori di benessere sociale tentano di percepire anche gli stati d’animo dei cittadini. Abbiamo però tanti modi per conoscere se una città vive nella speranza. Possiamo vederlo dal coinvolgimento e dalla partecipazione dei cittadini al bene comune, dalla solidarietà verso gli altri, dall’atteggiamento nei riguardi delle Istituzioni e, soprattutto, dalla vita delle famiglie, delle persone.

In un anno, il 2021 che doveva essere quello della rinascita, con la pandemia non ancora debellata e con la sua recentissima quarta ondata, dalla quale sembra si stia finalmente uscendo, nonostante alcuni segnali incoraggianti di una vigorosa ripresa economica, il rischio è che nei vissuti dei romani a prevalere sia la sfiducia. Non c’è da sorprendersi di questo, perché due anni così difficili e dolorosi, come il 2020 – 2021, logorano chiunque e pesano ancora di più soprattutto  su coloro che già in precedenza erano costrette a vivere in condizioni di precarietà se non proprio di marginalità.

La paura, con l’avvento dei vaccini, ha lasciato in molti il passo allo smarrimento, al permanere di un senso di insicurezza rispetto al futuro e alla possibilità di recuperare certi standard di vivibilità sociale ed economica. Quella che invece tende ad  aumentare è la solitudine di troppe persone e non solo per ragioni di carattere economico.

Al di là dei numeri – che pure pesano - non si riesce a tracciare ancora un bilancio di cos’è stato il Covid-19 nelle vite di ognuno e di come il suo impatto abbia trasformato la città in cui viviamo. C’è qualcosa di più profondo che è cambiato nell’arco degli ultimi due anni, nel vissuto, nelle relazioni tra e con le persone, su cui sarà importante fare luce.

Troppo forte ancora il coinvolgimento emotivo, parziali i dati statistici, precarie le situazioni di famiglie e imprese in bilico tra la speranza e la rassegnazione, vasta la platea di coloro che vivono “congelati” nelle numerose misure di sostegno introdotte dal Governo e dalle istituzioni comunali e regionali e grazie a molteplici iniziative solidaristiche realizzate grazie al variegato mondo del volontariato e dell’associazionismo religioso e laico.

Povertà della salute
Durante il 2020 il 9,6% della popolazione ha dichiarato di avere rinunciato a una o più prestazioni sanitarie pur avendone bisogno e la metà dichiara di averlo fatto per una causa connessa al Covid-19. Anche per la salute mentale la pandemia ha senz’altro giocato un ruolo determinante se si pensa che secondo il Rapporto BES nel 2020 si registra un indice di salute mentale pari a 68,8. In particolare, rispetto all’anno precedente, si evidenzia il peggioramento della condizione delle persone over 75 e delle persone di 55-64 anni che vivono da sole. Emerge il tema della profonda solitudine delle persone anziane. Rilevante anche il peggioramento della salute mentale delle donne tra 20-24 anni. Infine si stima in aumento del 30% i pazienti con patologie psichiatriche.

Da un ulteriore sondaggio, realizzato dall’Area sanitaria della Caritas diocesana nel giugno 2021 in 87 centri di ascolto parrocchiali aderenti alla “Rete diocesana delle parrocchie per la salute”, emerge che, durante il primo anno di pandemia, il 18% delle parrocchie ha predisposto un apposito servizio sanitario.

Tra queste, il 47% aveva attivi interventi di “consulenza psicologica”, il 36% di “dispensazione e raccolta farmaci”, il 34 % di “ambulatorio, visite mediche, visite specialistiche”, il 18% “collaborazioni con associazioni del territorio per visite mediche”. Tra le richieste ricevute, anche da quelle che non hanno attivi servizi sanitari, spicca il “sostegno per acquisto di farmaci” (81%), “sostegno al pagamento di ticket sanitario” (47%), “accompagno a visite mediche” (44%), “sostegno per il reperimento di mascherine” (28%), “visite mediche specialistiche” (22%), “cure odontoiatriche” (9%). Nell’85% delle risposte le richieste di aiuto sono arrivate indifferentemente sia da persone italiane che straniere, mentre nel 13% dei casi le richieste hanno riguardato “soprattutto persone italiane”.

Gli operatori parrocchiali hanno inoltre evidenziato che nel 71% dei casi a motivare il ricorso alla parrocchia sia stata la “mancanza di risorse economiche”; nel 48% perché la parrocchia è “luogo che ispira fiducia e in cui è possibile entrare in relazione”; nel 28% perché trovano “operatori qualificati per orientarli” verso il Servizio sanitario; nel 20% perché “non hanno altri riferimenti per avere informazioni”.

Scarica il Rapporto sulla povertà 2021

"Intercettare i segnali di disagio e intervenire in modo tempestivo ed efficace sono competenze essenziali per chi lavora insieme ai giovani". Lo ha dichiarato oggi Rodolfo Lena, Presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale del Lazio, intervenendo al convegno 'Colmare il gap. Strumenti di intervento per la salute mentale dei giovani', promosso dalla Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro, dalla ASL Roma 1 per presentare i risultati del Progetto Europeo YouProMe.

"Questo progetto - ha sottolineato Lena - è nato con l'obiettivo di offrire agli Youth Worker (figure che operano a vario titolo a stretto contatto coi giovani) modelli e strumenti per intervenire a favore del benessere e della salute mentale dei ragazzi. Lo Youth Worker è una figura riconosciuta dalle politiche europee e una risorsa preziosa anche nel nostro Paese: un numero elevato di persone che svolgono un ruolo strategico come allenatori sportivi, animatori di gruppi giovanili, maestri d'arte. Spesso si tratta anche di volontari, i quali mettono a disposizione le loro competenze che in questo momento storico sono diventate ancora più importanti, viste le drammatiche conseguenze psicologiche del Covid sui più giovani".

"L'adolescenza rappresenta una fase ad alto rischio perché in questo periodo si costruisce l'identità. La pandemia ha avuto, e sta tuttora avendo tra gli adolescenti, una forte spinta all'isolamento, ancor più su coloro che avevano già manifestato un disagio mentale. Rispetto al periodo pre-pandemico, i casi di depressione e ansia tra gli adolescenti sono più che raddoppiati. Sono raddoppiati anche gli accessi al Pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri del 30%, con punte del 70% nei disturbi del comportamento alimentare, secondo i dati della Asl Roma 1. Sono necessari interventi immediati e a diversi livelli, in sinergia tra istituzioni educative, scolastiche e socio sanitarie. Il Lazio - ha concluso il Presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale -  sta attuando un'opera di sostegno e incremento dei Servizi territoriali di neuro psichiatria infantile e più in generale di tutti i Servizi di tutela della salute mentale e riabilitazione dell'età evolutiva, gli unici in grado di avere l'approccio multidisciplinare necessario".

Strumenti di intervento per il benessere e la salute mentale dei giovani.

Allenatori sportivi, animatori di gruppi giovanili, maestri d’arte…in una parola Youth Worker!

La necessità di investire sulla formazione e sul riconoscimento delle competenze di questa moltitudine di persone è alla base del Progetto europeo Erasmus+ “Youth Workers Promoting Mental Health (YouProMe)” i cui risultati sono stati presentati questa mattina a Roma. All'incontro, promosso dalla Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro onlus e dalla ASL RM1 capofila del progetto sono intervenuti tra gli altri:  Fabrizio Starace – Coordinatore del Tavolo Tecnico Salute Mentale del Ministero della Salute, Rodolfo Lena – Presidente VII Commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare Regione Lazio, Barbara Funari – Assessore alla Politiche Sociali e alla Salute Comune di Roma, Alessandra Aluigi – Assessore Politiche Sociali Municipio Roma. La giornata e’ stata anche occasione per riflettere insieme ai partner europeo di Inghilterra, Grecia e Romania sulle nuove sfide legate alla salute mentale dei giovani, che mai come in questo momento di pandemia la nostra società si trova ad affrontare.

Chi soffre di forme di disagio mentale durante l’infanzia e l’adolescenza rischia di associare in età adulta non solo una salute peggiore mentale, ma anche maggiori difficoltà nelle relazioni e nella vita in generale.” dichiara Luigina Di Liegro, Segretario generale della Fondazione Di Liegro “Per questo saper intercettare i segnali di disagiointervenire in modo tempestivo, efficace e inclusivo sono competenze essenziali per chi lavora insieme ai giovani. Grazie a questo progetto” prosegue “abbiamo avuto la possibilità di condividere e esportare le nostre buone pratiche per la salute mentale; mettere a punto e a disposizione degli Youth worker interventi condivisi, per garantire una crescita piena e armoniosa di tutti i cittadini di domani.”

Lo Youth Worker è un profilo espressamente riconosciuto nell’ambito delle politiche europee per la gioventù e una risorsa preziosa anche nel nostro Paese. Una galassia variegata che coinvolge a vario titolo un numero elevato di persone che, operando lungo il bordo in contesti informali, svolgono un ruolo strategico per il benessere e la salute dei ragazzi: dal settore dello sport, a quello delle attività culturali e artistiche, ricreative, dalle attività di socializzazione e ricreative a all’assistenza sociale e protezione civile. Organizzazioni di volontariato, associazioni, imprese e cooperative sociali, onlus che, senza conteggiare chi mette a disposizione volontariamente le proprie competenze, hanno complessivamente 861.919 dipendenti (dati Istat 2019).  

PROGETTO

Avviato già prima della pandemia dalla Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro e la ASL Roma 1 con partner di Gran Bretagna, Romania e Grecia, il progetto “YouproMe” ha l’obiettivo di offrire agli Youth Worker modelli condivisi e strumenti operativi utili per poter intervenire in modo efficace per il benessere e la salute mentale dei giovani. 

Materiali e documenti, gratuiti e scaricabili dal sito www.youpromeproject.eu , a cui attingere per ampliare le proprie competenze, orientarsi sul tema e trovare suggerimenti pratici per attività e interventi sul campo.

Un progetto strategico viste le drammatiche conseguenze psicologichedel Covid sui più giovani, che non hanno avuto la possibilità di vivere serenamente i momenti fondamentali della loro crescita. Dati che richiedono interventi immediati e a diversi livelli, in sinergia tra istituzioni educative e socio-sanitarie.

Rispetto al periodo pre-pandemico i casi di depressioneansia tra gli adolescenti sono più che raddoppiati (Dati pubblicati da Jama Pediatrics).

Uno studio dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze segnala che i pazienti con disturbi alimentari sono aumentati di 4 volte rispetto agli anni precedenti (dati giugno 2021).

Le ultime osservazioni condotte dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma parlano di un aumento del 30% di tentativi di suicidio e autolesionismo tra i più giovani.

I dati del Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 1 infine ci confermano che la pandemia ha determinato un aumento medio dell’incidenza dei disturbi psichici in adolescenza del 30%, con punte del 70% nei disturbi del comportamento alimentare. La gran parte di questi sono disturbi della regolazione emotivo-affettiva, prevalentemente autolesionismo e tentativi di suicidio, poli-abuso di sostanze con conseguenti episodi psicotici, comportamenti alimentari instabili, violenza agita e on line; meno frequenti, ma non per questo meno preoccupanti, i disturbi definiti “internalizzanti”: isolamento, inversione ritmo sonno-veglia, hikikomori, ecc..

LE STORIE

Quando andavo a scuola” racconta Filippo, 18 anni intervistato nell’ambito del Progetto “io e il mio amico Daniele avevamo una grandissima difficoltà nello studio. Sia nel comprendere le spiegazioni dei professori, che pure con noi ce la mettevano tutta, sia nel metterci sui libri. Ogni occasione era buona per scappare. Alla fine” prosegue nel suo marcato accento romano “per recuperare ci hanno costretto a un dopo scuola. Lì c’era un ragazzo poco più grande di noi per aiutarci… non mi ricordo neanche come si chiamava, ma aveva un modo di parlare che faceva venire voglia di studiare. Più a me che a Daniele a dir la verità” conclude ridendo “Lui però non si è mai arreso e, alla fine, siamo arrivati entrambi al Diploma.” Francesca, 27 anni, ha in tasca una Laurea in Allevamento animale ed educazione cinofila, conseguita presso l’Università di Pisa, dove grazie alla tesi sulla “Pet Theraphy” ha rovato il modo per unire il suo amore per gli animali al desiderio di aiutare le persone più fragili. Ma le sue passioni non finiscono qui. “Fin da ragazza ho sempre giocato a pallavolo.” racconta “Per questo, quando mi hanno proposto di partecipare come allenatrice al progetto di avvio alla pratica sportiva nella scuola media del mio quartiere ho accettato con entusiasmo.” Un’esperienza interrotta a causa delle restrizioni dovute al Covid, ma che ha permesso comunque a Francesca di entrare in relazione con molti ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 14 anni. “Giocare ha aiutato tutti! Sia i ragazzi più competenti, che quelli meno sportivi, almeno in apparenza. Sono bastati pochi incontri per tirare fuori da ciascuno capacità nascoste.” Prosegue “I più esperti hanno dato qualche dritta ai più insicuri, che hanno conquistato così scioltezza e disinvoltura anche fuori dal campo. Lo stare insieme e il gioco hanno fatto il resto, aiutando i più grandi, me compresa, nell’ascolto e nell’aiuto”.

Don Gabriele è un giovane sacerdote di 32 anni, impegnato nella sua missione come viceparroco in una Parrocchia della periferia romana. “Ogni giorno incontro tanti ragazzi e ragazze: in oratorio, nel gruppo scout di cui sono assistente, in Chiesa. Mi sento a tutti gli effetti un educatore informale e come tale ho sempre bisogno di nuovi strumenti.  Al primo posto per me c’è sicuramente il desiderio di condividere le esperienze e confrontarmi con persone competenti, per poter avere più forza e incisività nell’affrontare le problematiche giovanili”. Prosegue parlando della sua esperienza “Ho toccato con mano il disagio che la pandemia ha portato con sé, facendo emergere a volte problemi latenti. Allo stesso tempo c’è nei ragazzi un grande desiderio di vita e di rinascita. Lo stare insieme, avere al fianco adulti con cui entrare in relazioni positive, li ha aiutati e li aiuta a superare gli ostacoli e le barriere (compresi il distanziamento forzato e le mascherine). Il loro potenziale positivo è lì, basta solo dargli sostegno e accompagnamentoPer farlo al meglio e crescere insieme a loro, le occasioni non sono mai abbastanza.”  

Silvia ha 24 anni e così tante energie e voglia di fare che è difficile inquadrarla in un’unica definizione. È al tempo stesso una volontaria, un capo scout, una giovane laureata in Psicologia Clinica e si potrebbe continuare ancora per un po’! Tra i tanti motivi che l’hanno portata a interessarsi al progetto “Youprome” sceglie di parlarci della sua esperienza di tirocinio con ragazzi che hanno diversi disagi psichici. “Il progetto nel quale sono impegnata coinvolge ragazzi tra i 14 e i 18 anni in attività informali e socio-riabilitativeAttraverso l’ippoterapia, ad esempio, gli facciamo vivere un’esperienza nuova: per una volta sono loro in prima persona a prendersi cura e a prestare attenzione a un altro da sé. Nella cura del cavallo, nella relazione di affidamento si impegnano, si divertono, si sentono più leggeri.” Qui ho capito quanto sia necessario affiancare la teoria studiata sui libri, con la pratica, il contatto, la relazione.Con il progetto Youprome” spiega “Ho trovato nuove risorse per il mio lavoro: strumenti pensati e sperimentati per ragazzi che in questa fascia di età soffrono di disagio mentale a cui attingere per attività nuove e stimolanti per tutti.”

Registrazione dell'evento
In occasione del convegno Colmare il gap. Strumenti di intervento per il benessere e la salute mentale dei giovani abbiamo parlato con alcuni Youth Worker, che ci hanno raccontato la loro storia.

Don Gabriele è un giovane sacerdote di 32 anni, impegnato nella sua missione come vice-parroco in una Parrocchia della periferia romana.

“Ogni giorno incontro tanti ragazzi e ragazze: in oratorio, nel gruppo scout di cui sono assistente, in Chiesa. Mi sento a tutti gli effetti un educatore informale e come tale ho sempre bisogno di nuovi strumenti. Al primo posto per me c’è sicuramente il desiderio di condividere le esperienze e confrontarmi con persone competenti, per poter avere più forza e incisività nell’affrontare le problematiche giovanili”. Prosegue parlando della sua esperienza: “Ho toccato con mano il disagio che la pandemia ha portato con sé, facendo emergere a volte problemi latenti. Allo stesso tempo c’è nei ragazzi un grande desiderio di vita e di rinascita. Lo stare insieme, avere al fianco adulti con cui entrare in relazioni positive, li ha aiutati e li aiuta a superare gli ostacoli e le barriere (compresi il distanziamento forzato e le mascherine). Il loro potenziale positivo è lì, basta solo dargli sostegno e accompagnamento. Per farlo al meglio e crescere insieme a loro, le occasioni non sono mai abbastanza.”

Silvia ha 24 anni e così tante energie e voglia di fare che è difficile inquadrarla in un’unica definizione.

È al tempo stesso una volontaria, un capo scout, una giovane laureata in Psicologia Clinica e si potrebbe continuare ancora per un po’! Tra i tanti motivi che l’hanno portata a interessarsi al progetto YouProMe sceglie di parlarci della sua esperienza di tirocinio con ragazzi che hanno diversi disagi psichici. “Il progetto nel quale sono impegnata coinvolge ragazzi tra i 14 e i 18 anni in attività informali e socio-riabilitative. Attraverso l’ippo-terapia, ad esempio, gli facciamo vivere un’esperienza nuova: per una volta sono loro in prima persona a prendersi cura e a prestare attenzione a un altro da sé. Nella cura del cavallo, nella relazione di affidamento si impegnano, si divertono, si sentono più leggeri. Qui ho capito quanto sia necessario affiancare la teoria studiata sui libri, con la pratica, il contatto, la relazione. Con il progetto YouProMe - spiega - ho trovato nuove risorse per il mio lavoro: strumenti pensati e sperimentati per ragazzi che in questa fascia di età soffrono di disagio mentale a cui attingere per attività nuove e stimolanti per tutti”.

Francesca, 27 anni, ha in tasca una Laurea in Allevamento animale ed educazione cinofila, conseguita presso l’Università di Pisa

Qui, grazie alla tesi sulla “Pet Theraphy” ha trovato il modo per unire il suo amore per gli animali al desiderio di aiutare le persone più fragili. Ma le sue passioni non finiscono qui. “Fin da ragazza ho sempre giocato a pallavolo - Per questo, quando mi hanno proposto di partecipare come allenatrice al progetto di avvio alla pratica sportiva nella scuola media del mio quartiere ho accettato con entusiasmo". Un’esperienza interrotta a causa delle restrizioni dovute al Covid, ma che ha permesso comunque a Francesca di entrare in relazione con molti ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 14 anni. “Giocare ha aiutato tutti! Sia i ragazzi più competenti, che quelli meno sportivi, almeno in apparenza. Sono bastati pochi incontri per tirare fuori da ciascuno capacità nascoste.” Prosegue “I più esperti hanno dato qualche dritta ai più insicuri, che hanno conquistato così scioltezza e disinvoltura anche fuori dal campo. Lo stare insieme e il gioco hanno fatto il resto, aiutando i più grandi, me compresa, nell’ascolto e nell’aiuto”.

Filippo, 18 anni, e l'incontro con uno Youth Worker

“Quando andavo a scuola - racconta Filippo, 18 anni intervistato nell’ambito del Progetto YouProme - io e il mio amico Daniele avevamo una grandissima difficoltà nello studio. Sia nel comprendere le spiegazioni dei professori, che pure con noi ce la mettevano tutta, sia nel metterci sui libri. Ogni occasione era buona per scappare. Alla fine - prosegue nel suo marcato accento romano - per recuperare ci hanno costretto a un dopo-scuola. Lì c’era un ragazzo poco più grande di noi per aiutarci… Non mi ricordo neanche come si chiamava, ma aveva un modo di parlare che faceva venire voglia di studiare. Più a me che a Daniele, a dir la verità - conclude ridendo - Lui però non si è mai arreso e, alla fine, siamo arrivati entrambi al Diploma”. Photo by Anete Lusina.

Il progetto europeo "YouProMe -Youth Workers Promoting Mental Health" ha delineato il Portfolio YouProMe, un insieme di competenze dello Youth Worker nell'ambito d'intervento con i giovani che vivono problemi di salute mentale.
Un documento che nasce dalla necessità di integrare le abilità e pratiche generali dello Youth Work con un insieme di conoscenze specifiche riguardanti l’area del disagio mentale in età giovanile.

Il Portfolio YouProMe definisce conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori utili nel lavoro in questo specifico ambito di intervento e nella connessione con il mondo giovanile.

Lo strumento è organizzato come un modello progressivo di funzioni e competenze che fanno progredire l’attenzione e il focus di intervento dello youth worker dal mondo personale del giovane che vive l’esperienza del disagio psichico verso il mondo di relazioni sociali entro cui è inserito. Movimento che comporta un’integrazione dell’intervento dello youth worker con le diverse risorse e i numerosi attori del contesto territoriale, necessariamente “aperto”, in cui si trova ad operare.

LEGGI IL DOCUMENTO

La Fondazione Di Liegro guida il progetto europeo Youth Worker Promoting Mental Health (YouProMe)

Il convegno "Colmare il gap. Strumenti di intervento per il benessere e la salute mentale dei giovani" è in programma venerdì 18 febbraio 2022, dalle 9 alle 13, presso la Conference Hall - IndustrIe fluvIalI, in via del Porto fluviale 35, Roma

>>> Compila il form per partecipare al convegno: https://bit.ly/Colmare-il-gap

PROGRAMMA

Ore 9.00 APERTURA LAVORI
Luigina Di Liegro - Segretario Generale Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro

SALUTI E INTERVENTI DELLE AUTORITÀ
Lucia Abbinante - Direttrice Generale Agenzia Nazionale per i Giovani
Fabrizio Starace - Coordinatore del Tavolo Tecnico Salute Mentale del Ministero della Salute
Rodolfo Lena - Presidente VII Commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare Regione Lazio
Barbara Funari - Assessore alla Politiche Sociali e alla Salute Comune di Roma
Alessandra Aluigi - Assessore Politiche Sociali Municipio Roma VIII

PRIMA SESSIONE
SALUTE MENTALE DEI GIOVANI: RISPONDERE ALL’EMERGENZA
Chair: Giuseppe Ducci - Dipartimento Salute Mentale ASL Roma1

Ripensare i servizi per l’adolescenza
Gianluigi Di Cesare - UOC Prevenzione e Interventi Precoci Salute Mentale, ASL Roma1

Youth Work: profili, ambiti e strategie di connessione
Stefania Leone -  Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione, Università di Salerno

Il progetto “YouProMe”: obiettivi strategici e risultati
Anna Maria Palmieri - Fondazione Don Luigi Di Liegro onlus

Ore 11.00 COFFEE BREAK
A cura della Cooperativa Sociale Integrata IL GRANDE CARRO

SECONDA SESSIONE
IL RUOLO DELLO YOUTH WORK: ESPERIENZE E PRATICHE IN EUROPA
Chair: Antonio Maone - Dipartimento Salute Mentale ASL Roma1

L’importanza degli youth workers nella promozione del benessere dei giovani - Eric Kota (IASIS NGO)

Un approccio collaborativo per sostenere la salute mentale dei giovani - Stacey Robinson (Merseyside Expanding Horizons)

Nuovi profili professionali per sostenere i bambini e i giovani con problemi di salute mentale - Maria Toia (Centro per la Promozione dell’Apprendimento Permanente - Centrul Pentru Promovarea Invatarii Permanente

Youth Work: scelte e prospettive future - Manuela Prina (European Training Foundation)

Ore 13.00 CHIUSURA DEI LAVORI

ISCRIZIONE E PARTECIPAZIONE
La partecipazione al Convegno è gratuita.
Registrazione online al link: https://bit.ly/Colmare-il-gap
È prevista la traduzione simultanea degli interventi.
Verrà rilasciato l’attestato di partecipazione.
Informazioni: Tel. 3403950678 – 3388016218

Per garantire la sicurezza dei partecipanti e il rispetto della normativa Covid è necessario iscriversi, essere in possesso del GREEN PASS RINFORZATO e indossare la mascherina FFP2.

La Fondazione Di Liegro guida il progetto europeo Youth Worker Promoting Mental Health (YouProMe)

Sono soprattutto uomini (83,6%), residenti al nord e al centro, con un'età media di 35 anni. È la fotografia dell'utente che ha  chiamato il Telefono verde AIDS e IST dell'Istituto superiore di Sanità nel 2021, per un totale di 6.219 telefonate. Le domande rivolte agli esperti riguardano soprattutto dubbi su rapporti eterosessuali con partner occasionali, le modalità di trasmissione dell'HIV e delle IST (Infezioni sessualmente trasmesse) (32,4%), le procedure di testing per queste infezioni (28,0%). Un terzo dei quesiti posti dalle donne riguardano i test (dopo quanto tempo effettuarli, come e dove eseguirli), i quesiti posti dagli uomini sono incentrati, in più di un terzo dei casi, sulle vie di trasmissione dell'HIV. In circa il 10% delle telefonate emerge, ancora oggi, un'evidente disinformazione relativamente alle modalità di rischio dell'HIV.

In una proporzione pari al 36,2% di tutte le telefonate ricevute nel 2021, emerge che gli utenti afferenti al Telefono verde AIDS e IST non hanno mai effettuato un test HIV. 'Questi dati del 2021 sono in linea con quelli che si evincono dalle oltre 820mila chiamate pervenute al Telefono verde AIDS e IST a partire da giugno 1987- fa sapere l'Iss in un comunicato- e suggeriscono che tale Servizio sia ancora oggi necessario per rispondere alle esigenze informative di coloro i quali vi
accedono, in quanto fornisce, in modo personalizzato, risposte supportate da solide basi scientifiche'. Inoltre, la disponibilità di una banca dati di 650 Centri diagnostico-clinici e di 28 check point presenti su tutto il territorio nazionale, permette agli esperti del Telefono verde AIDS e IST di 'fornire alla persona che telefona utili indicazioni in merito a dove effettuare il test HIV e con quali modalità. 

Il Servizio di HIV/AIDS/IST counselling telefonico, anonimo e gratuito attivo dal 1987, si colloca all'interno dell'Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del Dipartimento Malattie Infettive dell'Iss. 'L'esperienza acquisita in tanti anni di attività e le procedure operative messe a punto per fornire risposte scientifiche ai complessi quesiti posti dalle persone-utenti- prosegue il comunicato dell'Iss - hanno fatto sì che di fronte all'emergenza causata da SARS-CoV-2, l'equipe del Telefono verde AIDS e IST accogliesse le esigenze informative degli utenti anche in merito all'emergenza sanitaria da COVID-19, fornendo informazioni sui servizi nazionali e regionali, inviando al Numero di pubblica utilità 1500 del ministero della Salute, ai Numeri verdi attivati nelle Regioni e Province Autonome, ai siti ufficiali degli assessorati alla Salute e di istituzioni (Protezione Civile, Croce Rossa Italiana, ecc.), addetti a fornire indicazioni alla popolazione presente nei differenti territori'.

Inoltre, attraverso il Telefono verde AIDS e IST è stato erogato un 'vero e proprio intervento di prevenzione primaria
nell'indicare sistematicamente agli utenti la necessità di mantenere tutte le misure volte ad evitare il rischio di contagio
da SARS-CoV-2, in particolar modo nelle relazioni sociali e sessuali con partner sconosciuti'. In tale contesto, è stata
svolta, nel periodo marzo - settembre 2021, la survey telefonica riguardante l'accettabilità del vaccino anti SARS-CoV-2 nelle persone utenti afferenti al Telefono verde AIDS e IST, la cui finalità è stata quella di rilevare le caratteristiche
socio-anagrafiche, le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti nei riguardi del vaccino anti SARS-CoV-2 delle
persone-utenti afferenti al TV AIDS e IST. Hanno partecipato all'indagine telefonica 528 utenti, per lo più di sesso maschile,
giovani adulti, professionisti dipendenti, con un elevato livello di istruzione e che nel 44,3% dei casi si era già sottoposto con
soddisfazione alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2.

In merito all'area della consulenza in materia legale, l'Istituto superiore di sanità fa sapere che due giorni alla settimana, il lunedì e il giovedì dalle 14.00 alle 18.00, un esperto legale è a disposizione delle persone-utenti, che accedono al Telefono verde AIDS e IST, per quanto riguarda aspetti relativi a discriminazione o problematiche in ambito lavorativo e assistenziale. 'La progressiva cronicizzazione dell'infezione da HIV, conseguenza di importanti conquiste della medicina- spiega l'Istituto- ha determinato negli ultimi venti anni un significativo prolungamento della sopravvivenza media delle persone con HIV, rendendo la vita di chi convive con questa infezione assai più comune che in passato'.

Va tuttavia sottolineato un dato che emerge dall'osservazione della realtà odierna: 'Gli indubbi progressi compiuti in questi
ultimi venti anni dalla medicina- prosegue l'Iss- non hanno proceduto di pari passo con un'evoluzione della percezione
sociale della malattia e con il lungamente auspicato superamento dello stigma ad essa correlato'. Dunque la situazione attuale restituisce l'immagine di una popolazione di persone HIV+ 'sempre più numerosa e affannata nel fronteggiare la realtà di una vita familiare, affettiva e professionale in cui il peso del pregiudizio e della paura irrazionale nei confronti della
malattia spesso non sono solo immutati rispetto a venti anni fa, ma in taluni casi addirittura aggravati dalle conseguenze di
interventi informativi e preventivi discontinui e talvolta poco incisivi, nonché dalla contrazione del livello dei servizi
socio-assistenziali e del tenore della vita in generale'.

L'attuale epidemia da SARS Cov-2, aggiunge l'Iss, ha reso questa realtà 'più difficile e disagevole per le persone con l'infezione da HIV, oggi cronicizzata, le quali hanno assistito ad un sensibile peggioramento del livello dell'assistenza sanitaria specie nei periodi di maggiore diffusione del Covid-19, allorché i reparti di malattie infettive sono stati letteralmente travolti dall'emergenza, con la conseguenza di divenire, in alcuni casi, del tutto inaccessibili a chi non fosse colpito dalla nuova infezione'.

Al fine di implementare le attività di comunicazione e informazione istituzionale sulle patologie infettive, dal 2013, il Telefono
verde AIDS e IST è integrato dal sito web interattivo 'Uniti contro l'AIDS' che, oltre a 'fornire contenuti aggiornati relativamente alle modalità di prevenzione, diagnosi e terapia dell'HIV/AIDS e delle IST- spiega l'Iss- svolge un continuo ruolo di divulgazione delle innovazioni scientifiche e degli eventi che promuovono la prevenzione delle IST, consentendo, anche grazie ai canali social collegati (Twitter, YouTube) una proficua attività di diffusione della cultura dei test, di lotta allo stigma e della consapevolezza dei propri comportamenti'.

Inoltre, grazie alle potenzialità del Telefono verde AIDS e IST e del sito 'Uniti contro l'AIDS' è stato possibile effettuare
specifiche indagini sulla consapevolezza e sui comportamenti legati alla prevenzione delle malattie infettive. 'Nel corso
degli ultimi anni sono stati condotti studi comportamentali nell'ambito di specifici sottogruppi di persone quali i giovani,
i clienti di sex workers, le donne e, più recentemente, la survey sull'accettabilità del vaccino anti SARS-CoV-2, svolta
nell'ambito del Telefono Verde AIDS e IST, è stata implementata anche attraverso il sito 'Uniti contro l'AIDS' ed è tutt'ora
attiva'.

È inoltre in fase di svolgimento, sul sito 'Uniti contro l'AIDS', una survey mirata a valutare, nelle persone con infezione da HIV, l'impatto delle nuove modalità terapeutiche disponibili sulla qualità di vita individuale, sulle opportunità di realizzazione a livello lavorativo e sulle relazioni e lo stigma sociale. All'indagine è possibile partecipare rispondendo alle domande del questionario anonimo pubblicato sul sito Uniti contro l'AIDS.

Don Luigi Di Liegro.

Photo by Klaus Nielsen from Pexels.

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