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Gli effetti del Covid sui bambini e ragazzi, tra distanziamento sociale, perdita di routine, ansia e incertezza legata alla malattia, fino alla paura dei genitori e alle difficoltà generate dalla didattica a distanza hanno reso necessario intervenire sulla sfera emotiva e sociale degli studenti, specialmente su quelli delle classi di Terza Media, che hanno iniziato la scuola secondaria poco prima dell'inizio della pandemia.

Il progetto si basa sull'approccio dell'educazione tra pari, una strategia efficace di prevenzione e promozione della salute mentale. Coinvolgendo studenti, insegnanti e psicologi, l'obiettivo è migliorare il benessere psicofisico e relazionale dei bambini, potenziando autostima, fiducia e senso di sicurezza. L'educazione tra pari, che prevede la trasmissione orizzontale di conoscenze all'interno di un gruppo, favorisce poi lo scambio tra compagni di classe, offrendo supporto tra coetanei.

Ogni classe sviluppa un percorso durante 10 incontri di gruppo della durata di 2 ore ciascuno, programmati a distanza di 2 settimane l'uno dall'altro.

L'attenzione è posta sullo sviluppo di competenze emotive e sociali come la conoscenza e la regolazione delle emozioni, la capacità di assumere il punto di vista dell’altro, l’empatia, l’auto-efficacia, la comunicazione assertiva, che sono alla base di rapporti inter-personali funzionali e inclusivi.

L'approccio pratico, con attività come il role-playing, focus-group e l'utilizzo di tecniche di mindfulness, è integrato con la riflessione cognitiva per favorire la coesione di gruppo e il benessere psicosociale.

Grazie al positivo clima relazionale costruito, i ragazzi affrontano tematiche quali l’accettazione corporea, l’orientamento sessuale, la condivisione di alcune esperienze di vita complesse, la difficile comunicazione con il mondo degli adulti e il giudizio percepito, l’autostima e la valorizzazione di sé.

"Ognuno con il proprio passo. Diversi tutti insieme" è il titolo del confronto sulla scuola inclusiva dopo due anni di pandemia, in programma il 10 maggio dalle 15 alle 19, presso la Fondazione Di Liegro. L'evento è dedicato alla memoria di Simonetta Caravita.

Il pomeriggio di "Ognuno con il proprio passo. Diversi tutti insieme" sarà diviso in due parti. Nella prima si svolgerà un confronto su realtà ed esperienze dirette impegnate a Roma per l'inclusione scolastica e giovanile, con Marialetizia Nespica e Marilina Casanova ( Casal Bruciato), Alessandro Romelli (Ostia), Marta Zammuto (Fondazione Don Luigi Di Liegro) e Massimo Vallati (Calcio Sociale Corviale).

La seconda sessione sarà una tavola rotonda su cosa si può fare affinché la scuola sia sempre più inclusiva dopo due anni  che hanno messo a dura prova l'intero sistema. Interverranno Anna Maria Ajello (Ordinario di Psicologia dello Sviluppo e Socializzazione), Danilo Casertano (Associazione Manes), Luigina Di Liegro (Fondazione Don Luigi Di Liegro), Marco Rossi-Doria (Presidente della Fondazione “Con i bambini”), Marilena Novelli (già direttore regionale dell’USR Lazio) e Augusto Venanzetti (Rete Scuolemigranti).

L'evento sarà trasmesso in diretta streaming. Per informazioni.

"Simonetta Caravita - ha ricordato Marco Rossi-Doria, in occasione della sua scomparsa, nel 2021 - è stata per molti decenni il punto di riferimento delle politiche scolastiche inclusive nell’area romana. Per venticinque anni è stata dirigente scolastica nella Scuola Media Statale 'Luigi di Liegro', a Casal Bruciato, e poi del IV Centro Territoriale Permanente di Roma. Quando Jaques Delors avviò l’idea europea di una scuola di seconda occasione per chi aveva abbandonato la scuola, Simonetta è stata all’avanguardia nel lavorare per la scuola di II occasione nelle periferie romane. È in questa veste che in tanti/e, impegnati sullo stesso fronte in ogni parte d’Italia, l’abbiamo conosciuta per la sua dedizione e capacità".

"È stata coordinatrice del Gruppo di lavoro sull’Educazione degli Adulti dell’USR del Lazio. Anche a livello nazionale ha partecipato al laborioso avvio dei CPIA. Impegnata nell’associazione delle scuole autonome, ha creduto nell’autonomia delle scuole a maggior ragione dove dovevano essere più flessibili e innovative per raggiungere tutti/e e ciascuno/a. Nel cuore e nella mente - ha concluso Marco Rossi-Doria - Simonetta Caravita ha avuto per lunghi decenni la lotta alla povertà educativa e ha lavorato per creare e manutenere comunità educanti ben prima che se ne parlasse".

Le condizioni di benessere psicologico dei ragazzi di 14-19 anni, nel 2021, sono peggiorate. È quanto emerge dal Rapporto Benessere e salute (BES) 2021, presentato da Istat. Il progetto BES ha portato il Paese a disporre di un sistema di misure del progresso reale, in continua evoluzione, e permette di dare risposte puntuali e di insieme alla domanda, semplice e al tempo stesso difficilissima,:“Come va la vita, in Italia?”. Grazie al rapporto, ha spiegato il presidente di Istat, Gian Carlo Blangiardo, è possibile mettere in luce le aree dove si manifestano diseguaglianze e individuare i gruppi più svantaggiati, indirizzando su solide evidenze la domanda di politiche mirate. 

Molti divari si sono mantenuti, o addirittura allargati: dalla speranza di vita alla nascita alla mortalità evitabile, dalla spesa dei comuni per la cultura all’impatto degli incendi boschivi e dell’abusivismo edilizio, più forte nelle regioni meridionali.
La pandemia si è tradotta per lo più in arretramenti nel benessere della popolazione femminile: ad esempio, nei livelli di benessere psicologico e di occupazione, soprattutto per le madri con figli piccoli.
Ma sono stati anche i bambini, gli adolescenti e i giovanissimi a pagare un altissimo tributo alla pandemia e alle restrizioni imposte dalle misure di contrasto ai contagi. Sono loro a richiedere, oggi e negli anni a venire, la massima attenzione da parte delle politiche.

Negli anni di pandemia sono proprio i giovani tra 14 e 19 anni gli unici ad aver conosciuto un deterioramento significativo della soddisfazione per la vita, con la percentuale di molto soddisfatti che è passata dal 56,9% del 2019 al 52,3% del 2021.
Se gli adolescenti insoddisfatti e con un basso punteggio di salute mentale nel 2019 erano il 3,2% del totale, nel 2021 tale percentuale è raddoppiata (6,2%). Si tratta di circa 220 mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni che si dichiarano insoddisfatti della propria vita e si trovano, allo stesso tempo, in una condizione di scarso benessere psicologico.
D’altra parte, gli stessi fenomeni di bullismo, violenza e vandalismo a opera di giovanissimi, che negli ultimi mesi hanno occupato le cronache, sono manifestazioni estreme di una sofferenza e di una irrequietezza diffuse e forse non transitorie.

In questo stesso gruppo di età, la sedentarietà è passata dal 18,6 al 20,9%, stante l’impossibilità per molti di svolgere in modo continuativo l’attività sportiva. E, tra i ragazzi di 14-17 anni, sono state osservate quote elevate di consumatori di alcol a rischio di danneggiare il proprio benessere psicologico (23,6%).

Tra i giovani, per i quali le relazioni tra pari sono della massima importanza per uno sviluppo armonico, è diminuita in modo tangibile anche la soddisfazione per le relazioni con gli amici. La quota dei ragazzi di 14-19 anni molto soddisfatti ha perso, in due anni, 6,5 punti. Tra il 2019 e il 2021, la percentuale di giovani di 14-24 anni che dichiarano di incontrarsi con gli amici almeno una volta a settimana è crollata dall'89,8% al 73,8%. In questa fascia di età è anche calata la percentuale di chi si dichiara molto soddisfatto delle proprie relazioni familiari (-4 punti).

Non è difficile intuire le ragioni di questa disaffezione: nel 2021, il protrarsi delle difficoltà per genitori e figli nel condividere gli spazi domestici anche per lavorare e seguire le lezioni, le ridotte possibilità di frequentare i compagni di studi dovute all’alternanza della didattica in presenza e a distanza per buona parte dell’anno scolastico o accademico, le limitazioni nella possibilità di praticare attività sportive e ricreative hanno contribuito a una sorta di desertificazione degli affetti, che ha eroso le basi della soddisfazione dei giovani.

L’attività di volontariato, che era rimasta stabile nel primo anno di pandemia: nel 2021 registra una contrazione di quasi 5 punti tra i giovani di 14-19 anni. Tra il 2019 e il 2021, anche la partecipazione sociale diminuisce molto, di circa 11 punti, nella fascia 14-24 anni.

Il nostro Paese, alla vigilia della pandemia, non aveva ancora recuperato le profonde perdite in termini di tasso di occupazione giovanile legate alla recessione economica e aveva accresciuto la distanza dalla media europea. Nel 2019 in Italia il tasso di occupazione dei giovani di 25-34 anni continuava infatti a rimanere il più basso di tutti i paesi europei, con una distanza particolarmente ampia per le ragazze. Con l’arrivo della pandemia, la situazione dei giovani sul mercato del lavoro si è ulteriormente deteriorata, soprattutto per le donne, il cui tasso di occupazione ha subito le perdite maggiori.

L’Italia ha un triste primato in Europa per la numerosità dei giovani tra 15 e 29 anni che non sono più inseriti in un percorso scolastico o formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa, noti come NEET (Not in Employment, Education or Training).

Un altro fattore di criticità è rappresentato dall’elevato numero di abbandoni precoci: la quota dei giovani 18-24enni che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica, anche detti Early Leavers from Education and Training (ELET) nel 2021 è pari in Italia al 12,7%, valore più elevato di quello fissato come limite massimo in sede europea (10%), già raggiunto in media dall’UE.

Ai giovani più istruiti e qualificati, l’Italia non offre ancora opportunità adeguate. E così, nonostante le limitazioni alla mobilità imposte durante il primo anno di pandemia, e l’incertezza che ha caratterizzato il 2020, le emigrazioni all’estero dei giovani laureati italiani si sono intensificate rispetto al 2019.

Fondazione Di Liegro: S.O.S. Giovani. Vecchie, nuove e nuovissime dipendenze

Photo by Flávio Santos from Pexels.com

Adolescenti e Covid. Negli Stati Uniti, nei primi sei mesi del 2021, a causa della pandemia e del lockdown gli ospedali psichiatrici segnalano un aumento del 45% del numero di casi di autolesionismo e tentativi di suicidio fino ai 17 anni rispetto allo stesso periodo del 2020. In Italia il Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi (Cnop), lo scorso ottobre in un report, con le risposte di 5.621 specialisti, rileva che i pazienti con meno di 18 anni in terapia sono aumentati del 31%. È la sintesi di un focus dell'Istituto superiore Freud di Milano che ha lo scopo di affrontare i problemi degli studenti in maniera adeguata.

"I segnali sono forti: ansia, depressione, autolesionismo. Dopo questi due anni di pandemia, bisogna intercettare il
disagio generale - ha spiegato il direttore Daniele Nappo - Con il post Covid, gli adolescenti stanno combattendo un periodo e una condizione molto complessa della loro vita, con contraccolpi ricadenti per la loro salute mentale; purtroppo del sostegno psicologico, della prevenzione e dell'ascolto si parlava poco prima e se ne parla poco anche oggi. I segnali del peggioramento diffuso sono chiari e condivisi ma l'allarme sembra essere inascoltato".

La pandemia ha prodotto un decadimento generale della salute mentale di ragazzi e ragazze, con conseguenze per tutti gli adolescenti fra i 12 e 18 anni - si sottolinea nell'analisi - Chi non aveva preoccupazioni ha dovuto affrontare fasi di
smarrimento e disagio dovute alle limitazioni della socialità; per chi era già in una condizione critica sono diminuite le
possibilità di chiedere un sostegno, e per il sistema sociosanitario è accresciuto il rischio di non farcela a intercettare e in parte anche a gestire le richieste di aiuto.

In tutta Italia gli ospedali sono stati obbligati ad aumentare i posti letto nei reparti di neuropsichiatria infantile per ricevere un numero di persone che mai si era visto negli ultimi anni.

Fondazione Di Liegro: Giovani e Youth Work

Photo by Gauthier Pierre from Pexel

I conflitti armati portano non solo il rischio di mortalità, ma hanno gravi conseguenze sulla salute mentale dei minori. Queste ultime possono riguardare non solo bambini e adolescenti direttamente coinvolti nella tragedia della guerra, in Ucraina come in altre parti del pianeta, ma anche per quelli italiani e di tutto il mondo, già provati duramente dagli effetti della pandemia.

La Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia), con una nota, esprime profonda preoccupazione per gli effetti della guerra in Ucraina sulla salute fisica, mentale e sociale dei soggetti più fragili come sono i bambini e gli adolescenti, ancora di più se affetti da qualunque tipo di disabilità. "Essi sono fortemente vulnerabili  allo stress e con minori capacità di adattamento ai traumi, con conseguenze devastanti sul loro sviluppo e quindi sul loro futuro che è il futuro del mondo", spiega Elisa Fazzi, presidente della Sinpia e direttore della U.O. Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia.

"È con infinito sconforto, incredulità e dolore - prosegue - che siamo testimoni, dopo due anni di pandemia, che ha duramente provato tutta la comunità mondiale ed in modo specifico la salute mentale dei minori, del palesarsi dei venti di guerra nel continente europeo con uno scenario che non ci saremmo mai aspettati di rivedere dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non pensavamo che ciò sarebbe mai accaduto di nuovo in Europa".

La guerra, chiarisce la nota della Società scientifica, arriva in un momento già critico per il benessere dei soggetti più fragili. Secondo i dati di un ampio studio internazionale sull'impatto della pandemia sulla salute mentale dei minore (bambini e adolescenti) recentemente presentato al Congresso Sinpia, il benessere psichico dei minori è diminuito di più del 10% a livello globale, con il raddoppio dei bambini con bisogno di supporto specialistico, e con un aumento di rabbia, noia, difficoltà di concentrazione, senso di solitudine e di impotenza, stress, disturbi del sonno.

A questo scenario ora si aggiungono le conseguenze della guerra scoppiata in Europa. La letteratura medica riporta
numerosi studi sulle conseguenze dei conflitti armati sugli individui in età evolutiva, come ad esempio un più elevato
rischio di nascita prematura ed un incremento di mortalità infantile oltre all'aumento del numero di bambini orfani.

"Durante l'infanzia e l'adolescenza viene segnalata una più alta incidenza di disturbi d'ansia e dell'umore, con evoluzione, nel 30-40% dei casi, in un disturbo post-traumatico da stress - spiega Alessandro Zuddas, vicepresidente Sinpia e direttore della UO dell'Infanzia e dell'adolescenza dell'Ospedale A Cao, Università di Cagliari - Tale condizione psicopatologica determina un'importante compromissione della salute psichica anche in età adulta".

Recenti ricerche evidenziano inoltre come le conseguenze psichiche della guerra perdurino nelle generazioni successive, determinando ripercussioni negative transgenerazionali sulla salute mentale. Questo vale per i bambini dei Paesi dove la guerra è in atto, ma vale in qualche misura anche per i bambini che la guerra la vedono alla televisione o attraverso i racconti degli adulti.

Per la Sinpia, così come a livello europeo per la European society for child and adolescent psychiatry (Escap) di cui fanno
parte molti specialisti anche ucraini e russi, il primo obiettivo deve essere quello di tutelare al massimo la salute psicofisica
di ogni bambino e adolescente e quindi di ogni essere umano, per consentire ai bambini e ai ragazzi italiani, europei e di tutto il mondo, di crescere al sicuro dalle minacce e dalle conseguenze dei conflitti armati.

"In questo tempo di grande incertezza - sottolinea Antonella Costantino, past president della Sinpia e direttore dell'U.O. di
Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Uonpia) della Fondazione Irccs Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - è indispensabile fare tutto il possibile per proteggere i nostri ragazzi, chiedendo a gran voce di cessare la guerra, ogni guerra. Sfortunatamente, questa guerra aggiungerà molti altri al numero di bambini che subiranno lesioni  potenzialmente letali o causa di disabilità future, così come traumi che comprometteranno la loro salute mentale".

Un pensiero anticipatorio, esorta infine la nota di Sinpia, va rivolto anche a quanto sta già accadendo in tutti i Paesi europei, compreso il nostro, con l'arrivo di bambini profughi e/o orfani provenienti dalle zone coinvolte nel conflitto. Bambini traumatizzati ai quali è stato negato il futuro e che rischiano di essere ulteriormente traumatizzati da sistemi di accoglienza
inadatti. Bambini che incontreranno altri bambini, i nostri figli, che pure si interrogheranno sul perché di questa tragedia
e su come saremo capaci di dare risposte. A tutti dovremo pensare e a tutti dovremo insegnare come vivere in pace.

Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

In occasione del convegno Colmare il gap. Strumenti di intervento per il benessere e la salute mentale dei giovani abbiamo parlato con alcuni Youth Worker, che ci hanno raccontato la loro storia.

Don Gabriele è un giovane sacerdote di 32 anni, impegnato nella sua missione come vice-parroco in una Parrocchia della periferia romana.

“Ogni giorno incontro tanti ragazzi e ragazze: in oratorio, nel gruppo scout di cui sono assistente, in Chiesa. Mi sento a tutti gli effetti un educatore informale e come tale ho sempre bisogno di nuovi strumenti. Al primo posto per me c’è sicuramente il desiderio di condividere le esperienze e confrontarmi con persone competenti, per poter avere più forza e incisività nell’affrontare le problematiche giovanili”. Prosegue parlando della sua esperienza: “Ho toccato con mano il disagio che la pandemia ha portato con sé, facendo emergere a volte problemi latenti. Allo stesso tempo c’è nei ragazzi un grande desiderio di vita e di rinascita. Lo stare insieme, avere al fianco adulti con cui entrare in relazioni positive, li ha aiutati e li aiuta a superare gli ostacoli e le barriere (compresi il distanziamento forzato e le mascherine). Il loro potenziale positivo è lì, basta solo dargli sostegno e accompagnamento. Per farlo al meglio e crescere insieme a loro, le occasioni non sono mai abbastanza.”

Silvia ha 24 anni e così tante energie e voglia di fare che è difficile inquadrarla in un’unica definizione.

È al tempo stesso una volontaria, un capo scout, una giovane laureata in Psicologia Clinica e si potrebbe continuare ancora per un po’! Tra i tanti motivi che l’hanno portata a interessarsi al progetto YouProMe sceglie di parlarci della sua esperienza di tirocinio con ragazzi che hanno diversi disagi psichici. “Il progetto nel quale sono impegnata coinvolge ragazzi tra i 14 e i 18 anni in attività informali e socio-riabilitative. Attraverso l’ippo-terapia, ad esempio, gli facciamo vivere un’esperienza nuova: per una volta sono loro in prima persona a prendersi cura e a prestare attenzione a un altro da sé. Nella cura del cavallo, nella relazione di affidamento si impegnano, si divertono, si sentono più leggeri. Qui ho capito quanto sia necessario affiancare la teoria studiata sui libri, con la pratica, il contatto, la relazione. Con il progetto YouProMe - spiega - ho trovato nuove risorse per il mio lavoro: strumenti pensati e sperimentati per ragazzi che in questa fascia di età soffrono di disagio mentale a cui attingere per attività nuove e stimolanti per tutti”.

Francesca, 27 anni, ha in tasca una Laurea in Allevamento animale ed educazione cinofila, conseguita presso l’Università di Pisa

Qui, grazie alla tesi sulla “Pet Theraphy” ha trovato il modo per unire il suo amore per gli animali al desiderio di aiutare le persone più fragili. Ma le sue passioni non finiscono qui. “Fin da ragazza ho sempre giocato a pallavolo - Per questo, quando mi hanno proposto di partecipare come allenatrice al progetto di avvio alla pratica sportiva nella scuola media del mio quartiere ho accettato con entusiasmo". Un’esperienza interrotta a causa delle restrizioni dovute al Covid, ma che ha permesso comunque a Francesca di entrare in relazione con molti ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 14 anni. “Giocare ha aiutato tutti! Sia i ragazzi più competenti, che quelli meno sportivi, almeno in apparenza. Sono bastati pochi incontri per tirare fuori da ciascuno capacità nascoste.” Prosegue “I più esperti hanno dato qualche dritta ai più insicuri, che hanno conquistato così scioltezza e disinvoltura anche fuori dal campo. Lo stare insieme e il gioco hanno fatto il resto, aiutando i più grandi, me compresa, nell’ascolto e nell’aiuto”.

Filippo, 18 anni, e l'incontro con uno Youth Worker

“Quando andavo a scuola - racconta Filippo, 18 anni intervistato nell’ambito del Progetto YouProme - io e il mio amico Daniele avevamo una grandissima difficoltà nello studio. Sia nel comprendere le spiegazioni dei professori, che pure con noi ce la mettevano tutta, sia nel metterci sui libri. Ogni occasione era buona per scappare. Alla fine - prosegue nel suo marcato accento romano - per recuperare ci hanno costretto a un dopo-scuola. Lì c’era un ragazzo poco più grande di noi per aiutarci… Non mi ricordo neanche come si chiamava, ma aveva un modo di parlare che faceva venire voglia di studiare. Più a me che a Daniele, a dir la verità - conclude ridendo - Lui però non si è mai arreso e, alla fine, siamo arrivati entrambi al Diploma”. Photo by Anete Lusina.

Il progetto europeo "YouProMe -Youth Workers Promoting Mental Health" ha delineato il Portfolio YouProMe, un insieme di competenze dello Youth Worker nell'ambito d'intervento con i giovani che vivono problemi di salute mentale.
Un documento che nasce dalla necessità di integrare le abilità e pratiche generali dello Youth Work con un insieme di conoscenze specifiche riguardanti l’area del disagio mentale in età giovanile.

Il Portfolio YouProMe definisce conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori utili nel lavoro in questo specifico ambito di intervento e nella connessione con il mondo giovanile.

Lo strumento è organizzato come un modello progressivo di funzioni e competenze che fanno progredire l’attenzione e il focus di intervento dello youth worker dal mondo personale del giovane che vive l’esperienza del disagio psichico verso il mondo di relazioni sociali entro cui è inserito. Movimento che comporta un’integrazione dell’intervento dello youth worker con le diverse risorse e i numerosi attori del contesto territoriale, necessariamente “aperto”, in cui si trova ad operare.

LEGGI IL DOCUMENTO

La Fondazione Di Liegro guida il progetto europeo Youth Worker Promoting Mental Health (YouProMe)

Il convegno "Colmare il gap. Strumenti di intervento per il benessere e la salute mentale dei giovani" è in programma venerdì 18 febbraio 2022, dalle 9 alle 13, presso la Conference Hall - IndustrIe fluvIalI, in via del Porto fluviale 35, Roma

>>> Compila il form per partecipare al convegno: https://bit.ly/Colmare-il-gap

PROGRAMMA

Ore 9.00 APERTURA LAVORI
Luigina Di Liegro - Segretario Generale Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro

SALUTI E INTERVENTI DELLE AUTORITÀ
Lucia Abbinante - Direttrice Generale Agenzia Nazionale per i Giovani
Fabrizio Starace - Coordinatore del Tavolo Tecnico Salute Mentale del Ministero della Salute
Rodolfo Lena - Presidente VII Commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare Regione Lazio
Barbara Funari - Assessore alla Politiche Sociali e alla Salute Comune di Roma
Alessandra Aluigi - Assessore Politiche Sociali Municipio Roma VIII

PRIMA SESSIONE
SALUTE MENTALE DEI GIOVANI: RISPONDERE ALL’EMERGENZA
Chair: Giuseppe Ducci - Dipartimento Salute Mentale ASL Roma1

Ripensare i servizi per l’adolescenza
Gianluigi Di Cesare - UOC Prevenzione e Interventi Precoci Salute Mentale, ASL Roma1

Youth Work: profili, ambiti e strategie di connessione
Stefania Leone -  Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione, Università di Salerno

Il progetto “YouProMe”: obiettivi strategici e risultati
Anna Maria Palmieri - Fondazione Don Luigi Di Liegro onlus

Ore 11.00 COFFEE BREAK
A cura della Cooperativa Sociale Integrata IL GRANDE CARRO

SECONDA SESSIONE
IL RUOLO DELLO YOUTH WORK: ESPERIENZE E PRATICHE IN EUROPA
Chair: Antonio Maone - Dipartimento Salute Mentale ASL Roma1

L’importanza degli youth workers nella promozione del benessere dei giovani - Eric Kota (IASIS NGO)

Un approccio collaborativo per sostenere la salute mentale dei giovani - Stacey Robinson (Merseyside Expanding Horizons)

Nuovi profili professionali per sostenere i bambini e i giovani con problemi di salute mentale - Maria Toia (Centro per la Promozione dell’Apprendimento Permanente - Centrul Pentru Promovarea Invatarii Permanente

Youth Work: scelte e prospettive future - Manuela Prina (European Training Foundation)

Ore 13.00 CHIUSURA DEI LAVORI

ISCRIZIONE E PARTECIPAZIONE
La partecipazione al Convegno è gratuita.
Registrazione online al link: https://bit.ly/Colmare-il-gap
È prevista la traduzione simultanea degli interventi.
Verrà rilasciato l’attestato di partecipazione.
Informazioni: Tel. 3403950678 – 3388016218

Per garantire la sicurezza dei partecipanti e il rispetto della normativa Covid è necessario iscriversi, essere in possesso del GREEN PASS RINFORZATO e indossare la mascherina FFP2.

La Fondazione Di Liegro guida il progetto europeo Youth Worker Promoting Mental Health (YouProMe)

Pandemia, giovani e disagio mentale: è in atto una vera e propria crisi della salute mentale, soprattutto fra i giovanissimi, e la pandemia ne è la causa  scatenante. L'allarme arriva dal Congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf).
L'incidenza  di depressione e ansia fra adolescenti è raddoppiata rispetto a prima della pandemia e un'ampia metanalisi appena pubblicata su JAMA Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80.000 giovani, ha dimostrato che oggi un  adolescente su 4, in Italia e nel mondo, ha i sintomi clinici di depressione e uno su 5 segni di un disturbo d'ansia. Questo diffuso disagio mentale rischia di mettere una seria ipoteca sulla salute futura dei ragazzi.

La probabilità di disturbi mentali è particolarmente alta fra i ragazzi più grandi, che più dei bambini, spiegano gli
psichiatri, hanno risentito delle restrizioni. Tutto questo è confermato anche da un secondo studio, su 1.500 bambini e
adolescenti, pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. Una situazione che potrà
purtroppo avere conseguenze negative sul lungo periodo: è stato infatti dimostrato che soffrire di depressione durante
l'infanzia e l'adolescenza si associa da adulti a una salute peggiore, mentale e non solo, e a maggiori difficoltà nelle relazioni. È perciò necessario, nel quadro di pandemia, giovani e disagio mentale, "intercettare il disagio nei ragazzi e intervenire con gli strumenti più adeguati".

"Tutte le ricerche concordano: con la pandemia un'allarmante percentuale di giovanissimi sta manifestando i segni di un disagio mentale - spiega Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf e direttore emerito di neuroscienze e salute mentale all'ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano - I tassi di depressione e ansia che si registrano sono direttamente correlati alle
restrizioni: si impennano cioè quando viene impedita la socialità, quando si deve tornare alla didattica a distanza,
quando non si possono coltivare le relazioni con i coetanei. A pagare il prezzo più alto sono i ragazzi della scuola secondaria superiore, una fase essenziale per le nuove esperienze e per i primi traguardi: non vivere nella normalità 'pietre miliari' come l'esame di maturità o i primi amori per la psiche di un giovanissimo è assimilabile a un lutto e come tale può essere un fattore scatenante di ansia e depressione. Molti possono avere sintomi di disagio mentale che poi si risolvono, ma tanti stanno mostrando di non riuscire a uscirne. Senza contare coloro che erano già fragili prima del Covid, per i quali la pandemia è stata ancora più difficile da affrontare. Tutti devono essere intercettati e aiutati".

E quando il solo percorso psicoterapeutico non basta, anche i farmaci possono essere d'aiuto. "Il dibattito sulla prescrizione degli antidepressivi in infanzia e adolescenza è ancora aperto: alcuni sono approvati per l'impiego in questa fascia, altri vengono comunque utilizzati off label" - affermano Mencacci e Matteo Balestrieri, co presidente Sinpf - Gli antidepressivi possono e devono essere somministrati a un adolescente se è opportuno, ma occorre sempre un attento monitoraggio ed un percorso di cura che tenga conto della situazione emotiva e cognitiva".

Photo by Nandhu Kumar from Pexels

Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza: la povertà economica e educativa si combina oggi con la povertà prodotta dalla crisi sanitaria. La pandemia da Covid-19, e il conseguente adattamento dello stile di vita di ragazze e ragazzi alle misure di contenimento, sta influenzando le loro scelte di vita e rischia di accentuare le disuguaglianze sociali pre-esistenti.

Se ne parlerà martedì 14 dicembre, nell'Aula Magna dell'Università Roma Tre - Dipartimento Scienze della Formazione, nel corso del convegno dal titolo DIRITTI DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA - VISIONI SUL FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI. L'evento è promosso dal progetto #liberailFuturo, a cui partecipa anche la Fondazione Di Liegro

La sospensione delle lezioni scolastiche e la chiusura di tutte le attività ludiche, educative, di inclusione e supporto, ha colpito più duramente le ragazze e i ragazzi, soprattutto coloro che vivono in condizioni di povertà o marginalità sociale, nonché i ragazzi più vulnerabili (quali ad esempio i minori con disabilità e i minori stranieri non accompagnati), per i quali l'accesso a tali attività rappresenta talvolta l'unica possibilità di empowerment.

Durante il Convegno verranno presentati i risultati qualitativi dal monitoraggio di progetto effettuato dalla professoressa Sandra Chistolini del Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università Roma Tre. I dati saranno confrontati con quelli quantitativi della ricerca realizzata da Demopolis per conto dell'Impresa Sociale Con i Bambini.

Il Convegno sarà quindi l'occasione per definire le nuove proposte operative per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal progetto #liberailFuturo e che potranno essere utili al potenziamento della Comunità Educante.

Dopo il convegno, previsto in mattinata, nel pomeriggio sono in programma quattro workshop, con l'obiettivo di aprire un dibattito sul futuro dei giovani e indicare le linee guida future del progetto:

Come partecipare al convegno?
Scrivere una e-mail a liberailfuturoroma@gmail.com indicando se si vuole partecipare solo al convegno, solo ad uno dei workshop pomeridiani o sia al convegno che a uno dei workshop pomeridiani.

Ascolto, orientamento e informazione per i
Problemi di
Salute Mentale
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