Povertà educativa e impegno del Terzo settore: Unire le forze, formare e informare, riflettere sul significato di eguaglianza ed equità. Ma soprattutto tenere in considerazione i bisogni dei giovani e renderli protagonisti. Sono questi i temi dell’intervento di Anna Maria Palmieri, psicologa-psicoterapeuta della Fondazione Di Liegro al workshop “La Comunità Educante ai tempi del coronavirus. Analisi, riflessioni, idee e proposte per la creazione di una Comunità Educante Smart”, organizzato dal progetto “Libera il futuro”.
Per combattere la povertà educativa, il Terzo Settore può contribuire nell’aiutare la scuola, unendo le forze. Questo non significa delegare ruoli e funzioni, ma valorizzare i punti di forza di ognuno e capire il contributo che ogni ente può dare per un percorso, un progetto comune come “Libera il futuro”.
Un altro aspetto fondamentale è quello di affiancare alla formazione anche attività di informazione, che è un tratto distintivo della Fondazione Di Liegro. Le diverse agenzie educative devono impegnarsi su entrambi i fronti, come agenzie di formazione e informazione, che favoriscono sia modalità di apprendimento formali che non formali. Può accadere all’interno dei centri di aggregazione giovanile o nei corsi di formazione, dove è possibile sperimentare percorsi diversi rispetto alle istituzioni o affiancarle per creare dei movimenti generativi.
Allo stesso tempo, è importante distinguere fra “uguaglianza” ed “equità”. L’uguaglianza prevede che tutti siano trattati allo stesso modo, che tutti abbiano le stesse cose: nel caso della Didattica a distanza significa fornire una buona connessione e un computer valido a tutti. Equità significa invece dare le stesse opportunità. Se andiamo all’etimologia della parola “crisi” (dal greco “krino”: separare, discernere, giudicare), vediamo che la crisi causata dal Coronavirus ci offre l’opportunità di valutare e fare nuove scelte, insomma di cogliere un’opportunità. Per questo, bisogna tenere presenti i bisogni dei giovani. Equità, quindi, vuol dire anche considerare che le traiettorie evolutive degli adolescenti non sono tutte uguali, quindi fare attenzione a che con la Didattica a distanza, davanti a un monitor, non si perdano. Bisogna far sì che ogni ragazzo possa trovare il proprio canale educativo per esprimersi.
Basti pensare alla tecnologia. Accanto ai nativi digitali troviamo gli immigrati digitali, quelli nati prima del ’95. Durante l’emergenza COVID-19 questa disparità di conoscenze informatiche è emersa chiaramente e, in molti casi, sono stati gli studenti a insegnare ai propri docenti come utilizzare le piattaforme. Si è trattato di un momento importante dal punto di vista educativo, perché permette ai ragazzi di veder riconosciuta una propria competenza in percorsi di formazione reciproca e di essere presi sul serio. La nostra esperienza con la Fondazione Di Liegro, con i progetti di alfabetizzazione emotiva e peer education, ci dice che uno dei bisogni principali dei ragazzi è proprio questo: essere presi sul serio.
L’esperienza ci dice infatti che è difficile coinvolgere i ragazzi nei progetti. Nell’adolescenza cambiano i punti di riferimento, gli interlocutori privilegiati del loro dialogo non sono più famiglia e scuola, ma il gruppo. Ecco perché è necessario scegliere metodologie diverse (come peer education e youth worker, per far lavorare i giovani su una serie di competenze. Alla povertà educativa non deve affiancarsi la povertà emotiva. Sappiamo che l’apprendimento va a braccetto con l’emozione e che le emozioni sostengono l’apprendimento: bisogna quindi sostenere le competenze emotive e sociali,. Una complessità che la Scuola è chiamata a tenere presente. Lavorare insieme, unire le forze per affrontare queste complessità è la strada da seguire.
#Liberailfuturo è un progetto triennale, a cui partecipa anche la Fondazione Di Liegro, dedicato agli studenti romani, tra gli 11 ed i 17 anni, di cinque Municipi della Capitale (I, VII, VIII, XI, XIV e XV), in cui si manifestano forme di disagio giovanile, come abbandono degli studi, microcriminalità e vandalismo. Obiettivo di #Liberailfuturo è quello di ridurre la minaccia dell’isolamento e della marginalità sociale. Con l’auspicio, una volta concluso il progetto, di aver creato un tessuto relazionale di vicinato in grado di sostenere una formazione identitaria delle nuove generazioni (welfare comunitario) e di restituire ai ragazzi il valore della solidarietà e della partecipazione attiva alla vita civile.