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Notizie DELLA FONDAZIONE DI LIEGRO

Rapporto sulla povertà 2021

È stato presentato il 1° aprile il Rapporto sulla povertà 2021 della collana «Un punto di vista» della Caritas di Roma. Giunto alla quinta edizione, il volume – 154 pagine ricche di infografiche e tabelle – documenta le numerose iniziative promosse dalle parrocchie di Roma negli ultimi due anni della pandemia.

Nel Rapporto, che ha per tema “False ripartenze?”, è presente anche una sezione dedicata allo scenario economico-sociale della Capitale e un’analisi sull’efficacia delle misure messe in atto nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che riguardano l’esclusione sociale.

La fotografia della città che il Rapporto sulla povertà 2021 offre, è quella di una città in bilico tra la tentazione di ripiegarsi sulle profonde ferite inferte dalla pandemia e la volontà di cogliere le notevoli opportunità offerte dal PNRR, dal prossimo Giubileo del 2025 e dalla possibile assegnazione a Roma Capitale dell’Expo 2030. Opportunità inedite per trasformare Roma e renderla una metropoli meno disuguale e dove sia più facile e soprattutto più umano, poter vivere con dignità.

La straordinaria prova di solidarietà a cui abbiamo assistito proprio nel periodo più aspro della pandemia permette di coltivare la speranza, e con essa la fiducia, di potercela fare. La speranza è un sentimento che va oltre l’emotività e che si radica su percezioni positive, senso di fiducia, attenzione e il riconoscimento di un sistema su cui relazionarsi.

Non è però qualcosa di misurabile, anche se i più recenti indicatori di benessere sociale tentano di percepire anche gli stati d’animo dei cittadini. Abbiamo però tanti modi per conoscere se una città vive nella speranza. Possiamo vederlo dal coinvolgimento e dalla partecipazione dei cittadini al bene comune, dalla solidarietà verso gli altri, dall’atteggiamento nei riguardi delle Istituzioni e, soprattutto, dalla vita delle famiglie, delle persone.

In un anno, il 2021 che doveva essere quello della rinascita, con la pandemia non ancora debellata e con la sua recentissima quarta ondata, dalla quale sembra si stia finalmente uscendo, nonostante alcuni segnali incoraggianti di una vigorosa ripresa economica, il rischio è che nei vissuti dei romani a prevalere sia la sfiducia. Non c’è da sorprendersi di questo, perché due anni così difficili e dolorosi, come il 2020 – 2021, logorano chiunque e pesano ancora di più soprattutto  su coloro che già in precedenza erano costrette a vivere in condizioni di precarietà se non proprio di marginalità.

La paura, con l’avvento dei vaccini, ha lasciato in molti il passo allo smarrimento, al permanere di un senso di insicurezza rispetto al futuro e alla possibilità di recuperare certi standard di vivibilità sociale ed economica. Quella che invece tende ad  aumentare è la solitudine di troppe persone e non solo per ragioni di carattere economico.

Al di là dei numeri – che pure pesano - non si riesce a tracciare ancora un bilancio di cos’è stato il Covid-19 nelle vite di ognuno e di come il suo impatto abbia trasformato la città in cui viviamo. C’è qualcosa di più profondo che è cambiato nell’arco degli ultimi due anni, nel vissuto, nelle relazioni tra e con le persone, su cui sarà importante fare luce.

Troppo forte ancora il coinvolgimento emotivo, parziali i dati statistici, precarie le situazioni di famiglie e imprese in bilico tra la speranza e la rassegnazione, vasta la platea di coloro che vivono “congelati” nelle numerose misure di sostegno introdotte dal Governo e dalle istituzioni comunali e regionali e grazie a molteplici iniziative solidaristiche realizzate grazie al variegato mondo del volontariato e dell’associazionismo religioso e laico.

Povertà della salute
Durante il 2020 il 9,6% della popolazione ha dichiarato di avere rinunciato a una o più prestazioni sanitarie pur avendone bisogno e la metà dichiara di averlo fatto per una causa connessa al Covid-19. Anche per la salute mentale la pandemia ha senz’altro giocato un ruolo determinante se si pensa che secondo il Rapporto BES nel 2020 si registra un indice di salute mentale pari a 68,8. In particolare, rispetto all’anno precedente, si evidenzia il peggioramento della condizione delle persone over 75 e delle persone di 55-64 anni che vivono da sole. Emerge il tema della profonda solitudine delle persone anziane. Rilevante anche il peggioramento della salute mentale delle donne tra 20-24 anni. Infine si stima in aumento del 30% i pazienti con patologie psichiatriche.

Da un ulteriore sondaggio, realizzato dall’Area sanitaria della Caritas diocesana nel giugno 2021 in 87 centri di ascolto parrocchiali aderenti alla “Rete diocesana delle parrocchie per la salute”, emerge che, durante il primo anno di pandemia, il 18% delle parrocchie ha predisposto un apposito servizio sanitario.

Tra queste, il 47% aveva attivi interventi di “consulenza psicologica”, il 36% di “dispensazione e raccolta farmaci”, il 34 % di “ambulatorio, visite mediche, visite specialistiche”, il 18% “collaborazioni con associazioni del territorio per visite mediche”. Tra le richieste ricevute, anche da quelle che non hanno attivi servizi sanitari, spicca il “sostegno per acquisto di farmaci” (81%), “sostegno al pagamento di ticket sanitario” (47%), “accompagno a visite mediche” (44%), “sostegno per il reperimento di mascherine” (28%), “visite mediche specialistiche” (22%), “cure odontoiatriche” (9%). Nell’85% delle risposte le richieste di aiuto sono arrivate indifferentemente sia da persone italiane che straniere, mentre nel 13% dei casi le richieste hanno riguardato “soprattutto persone italiane”.

Gli operatori parrocchiali hanno inoltre evidenziato che nel 71% dei casi a motivare il ricorso alla parrocchia sia stata la “mancanza di risorse economiche”; nel 48% perché la parrocchia è “luogo che ispira fiducia e in cui è possibile entrare in relazione”; nel 28% perché trovano “operatori qualificati per orientarli” verso il Servizio sanitario; nel 20% perché “non hanno altri riferimenti per avere informazioni”.

Scarica il Rapporto sulla povertà 2021

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