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Stories of the Foundation

Young people and stories of Youth Work

On the occasion of the conference Bridge the gap. Intervention tools for the well-being and mental health of young people we spoke to some Youth Workers, who told us their story.

Don Gabriele is a young priest of 32 years old, engaged in his mission as assistant parish priest in a parish on the outskirts of Rome.

“Ogni giorno incontro tanti ragazzi e ragazze: in oratorio, nel gruppo scout di cui sono assistente, in Chiesa. Mi sento a tutti gli effetti un educatore informale e come tale ho sempre bisogno di nuovi strumenti. Al primo posto per me c’è sicuramente il desiderio di condividere le esperienze e confrontarmi con persone competenti, per poter avere più forza e incisività nell’affrontare le problematiche giovanili”. Prosegue parlando della sua esperienza: “Ho toccato con mano il disagio che la pandemia ha portato con sé, facendo emergere a volte problemi latenti. Allo stesso tempo c’è nei ragazzi un grande desiderio di vita e di rinascita. Lo stare insieme, avere al fianco adulti con cui entrare in relazioni positive, li ha aiutati e li aiuta a superare gli ostacoli e le barriere (compresi il distanziamento forzato e le mascherine). Il loro potenziale positivo è lì, basta solo dargli sostegno e accompagnamento. Per farlo al meglio e crescere insieme a loro, le occasioni non sono mai abbastanza.”

Silvia ha 24 anni e così tante energie e voglia di fare che è difficile inquadrarla in un’unica definizione.

She is at the same time a volunteer, a scout leader, a young graduate in Clinical Psychology and we could continue for a while! Among the many reasons that led her to become interested in the project YouProMe sceglie di parlarci della sua esperienza di tirocinio con ragazzi che hanno diversi disagi psichici. “Il progetto nel quale sono impegnata coinvolge ragazzi tra i 14 e i 18 anni in attività informali e socio-riabilitative. Attraverso l’ippo-terapia, ad esempio, gli facciamo vivere un’esperienza nuova: per una volta sono loro in prima persona a prendersi cura e a prestare attenzione a un altro da sé. Nella cura del cavallo, nella relazione di affidamento si impegnano, si divertono, si sentono più leggeri. Qui ho capito quanto sia necessario affiancare la teoria studiata sui libri, con la pratica, il contatto, la relazione. Con il progetto YouProMe - spiega - ho trovato nuove risorse per il mio lavoro: strumenti pensati e sperimentati per ragazzi che in questa fascia di età soffrono di disagio mentale a cui attingere per attività nuove e stimolanti per tutti”.

Francesca, 27 years old, has a degree in animal breeding and dog education from the University of Pisa.

Qui, grazie alla tesi sulla “Pet Theraphy” ha trovato il modo per unire il suo amore per gli animali al desiderio di aiutare le persone più fragili. Ma le sue passioni non finiscono qui. “Fin da ragazza ho sempre giocato a pallavolo - Per questo, quando mi hanno proposto di partecipare come allenatrice al progetto di avvio alla pratica sportiva nella scuola media del mio quartiere ho accettato con entusiasmo". Un’esperienza interrotta a causa delle restrizioni dovute al Covid, ma che ha permesso comunque a Francesca di entrare in relazione con molti ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 14 anni. “Giocare ha aiutato tutti! Sia i ragazzi più competenti, che quelli meno sportivi, almeno in apparenza. Sono bastati pochi incontri per tirare fuori da ciascuno capacità nascoste.” Prosegue “I più esperti hanno dato qualche dritta ai più insicuri, che hanno conquistato così scioltezza e disinvoltura anche fuori dal campo. Lo stare insieme e il gioco hanno fatto il resto, aiutando i più grandi, me compresa, nell’ascolto e nell’aiuto”.

Filippo, 18 years old, and the meeting with a Youth Worker

“Quando andavo a scuola - racconta Filippo, 18 anni intervistato nell’ambito del Progetto YouProme - io e il mio amico Daniele avevamo una grandissima difficoltà nello studio. Sia nel comprendere le spiegazioni dei professori, che pure con noi ce la mettevano tutta, sia nel metterci sui libri. Ogni occasione era buona per scappare. Alla fine - prosegue nel suo marcato accento romano - per recuperare ci hanno costretto a un dopo-scuola. Lì c’era un ragazzo poco più grande di noi per aiutarci… Non mi ricordo neanche come si chiamava, ma aveva un modo di parlare che faceva venire voglia di studiare. Più a me che a Daniele, a dir la verità - conclude ridendo - Lui però non si è mai arreso e, alla fine, siamo arrivati entrambi al Diploma”. Photo by Anete Lusina.
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