I laboratori artistici e di socializzazione fanno emergere le risorse e le potenzialità che ognuno possiede. È un lavoro in parte individuale che si svolge però in un contesto di gruppo. È un “fare e partecipare”, conoscere e farsi conoscere.
Ai laboratori possono partecipare persone con disagio psichico che stanno seguendo un percorso terapeutico in uno dei Centri di Salute Mentale di Roma e che desiderano uscire da un contesto istituzionalizzato per inserirsi in una realtà che include volontari, familiari, operatori e che è aperta al territorio.
La partecipazione è su base volontaria.
Il progetto del laboratorio di fotografia è nato dall’idea di ribaltare il rapporto tradizionale tra il disagio mentale e la fotografia. Non più scatti che evocano emarginazione e degrado. In una totale inversione di prospettiva, la macchina fotografica affidata all’utente diventa strumento per prendere contatto con la propria dimensione profonda, veicolo capace di trasmettere vissuti ed emozioni.
L’attività si articola in un percorso formativo, di preparazione e addestramento all’uso della macchina fotografica con fotografi professionisti, e in esercitazioni esterne in aree della città scelte per i loro aspetti naturali, culturali e artistici.
Per questo laboratorio, come per tutti gli altri, è fondamentale la componente relazionale, la creazione di un gruppo coeso attorno ad un progetto comune.
Gli aspetti terapeutici della proposta artistica riguardano l’aggregazione, le emozioni e lo stimolo neuronale. La musica infatti è un’esperienza essenzialmente sociale, collegata a cerimonie, rituali e lavori di gruppo ed è noto che le prime “emozioni” che raggiungono gli esseri viventi sono di tipo ritmo-sonico (musicale), come il battito del cuore materno. Con il suono e le vibrazioni si raggiungono le componenti emozionali più profonde. È relativamente frequente l’osservazione di soggetti afasici che non riescono a parlare, ma sono invece in grado di cantare.
Il gruppo che si riunisce una volta a settimana nella sede della Fondazione, si esibisce spesso all’esterno in occasione di festival, convegni e concerti.
Il laboratorio di pittura della Fondazione promuove una forma di espressione artistica che favorisce il recupero e la crescita della persona dal punto di vista emotivo, affettivo e relazionale.
La pittura come arte-terapia è una delle prime tecniche non verbali usate in ambito clinico. Oggi si applica in vari settori, dall’infanzia alla riabilitazione, alla psichiatria, alla geriatria, al sostegno dei malati terminali, ai disturbi alimentari. Ha la peculiarità di inserire nella relazione tra l’utente e il mondo che lo circonda un mediatore: l’oggetto artistico prodotto che esiste nello spazio e si conserva nel tempo. I contenuti del mondo interiore dell'individuo (fantasie, conflitti, desideri, bisogni) vengono trasposti in ‘immagini reali disegnate’.
I partecipanti al nostro laboratorio di pittura collaborano anche con gli studenti del biennio specialistico in ‘Arte per la terapia’ dell’Accademia delle Belle arti di Roma.
L’idea di base è quella di coinvolgere operatori, volontari ed utenti provenienti da realtà territoriali differenti, attivando una condivisione, un dialogo, un confronto, un’interazione, per affrontare le problematicità legate alla solitudine che spesso contraddistingue le persone con disagio psichico. Nel 2010 la Fondazione, grazie al contributo della Provincia di Roma, attraverso il progetto “Prevenzione Mille” ha realizzato uno spazio specifico per i laboratori teatrali: la tensostruttura, un luogo dove le persone possono incontrarsi, esprimere le proprie capacità, entrare in relazione, ricostruire l’identità.
Il laboratorio si avvale della collaborazione di un conduttore professionista, attore o regista. I partecipanti sono chiamati a cimentarsi con le tecniche a disposizione dell’attore: la vocalizzazione, la verbalizzazione e la gestualità. Ogni anno l’attività si conclude con la messa in scena di uno spettacolo, in un teatro di Roma. Rappresentazione sempre originale, nata da una traccia sempre diversa, nella quale ogni attore ha messo dentro qualcosa di suo.
La scrittura è uno strumento semplice ma potente per rappresentare le proprie emozioni. Qui la scrittura diventa uno strumento di cura, uno strumento con cui ci si può mettere in gioco. Non si tratta di un corso di scrittura vero e proprio con regole scolastiche, ma di un mezzo per aiutare liberamente le persone nell'espressione delle proprie emozioni, dell'ascolto dell'altro. Usiamo il "gioco" della scrittura per parlare a se stessi ed entrare in relazione agli altri. Chi segue il corso deve essere messo in grado di raccontare le proprie esperienze, le proprie emozioni attraverso strumenti come la lettera, il diario, le Haiku, che è una forma di poesia breve. Le persone saranno libere di scrivere solo per sé o anche per gli altri.
Terzo protagonista di questo corso è una macchina da presa, che diventa osservatrice e quindi narratrice a sua volta di qualcosa che sta accadendo.
Oltre a questi laboratori, la Fondazione Di Liegro arricchisce l'offerta ogni anno con altri laboratori specifici, contattaci per saperne di più.