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Il progetto TRUST
T - Trauma
R - Refugees
U - Ukraine
S - Solidarity
T - Therapy
è dedicato al supportare la salute mentale degli individui coinvolti nella guerra in Ucraina attraverso l’arte terapia, aumentare la consapevolezza sulle conseguenze del conflitto, dei benefici terapeutici dell’arte terapia, organizzare eventi per destigmatizzare il tema della salute mentale e condividere conoscenze sull’arte terapia per dimostrarne le capacità curative. Questo verrà promosso attraverso attività educazionali sull’arte terapia, lo sviluppo di risorse digitali e l’evoluzione di competenze in educatori adulti.
Ci aspettiamo che il nostro progetto abbia un impatto significativo sui cittadini europei attraverso la promozione dei valori di dell’Unione Europea di pace, solidarietà, inclusività e diversità culturale.

Gli obiettivi principali del progetto includono promuovere la consapevolezza dell’impatto umano che ha avuto il conflitto, fornire competenze nell’arte terapia e organizzare eventi per destigmatizzare il tema della salute mentale, promuovendo al contempo i valori dell’UE. Si vuole promuovere l’arte terapia come uno strumento di inclusione, alimentando connessioni tra i centri per la salute mentale e gli artisti, per dimostrarne la propria efficacia nel processo di cura.
Verranno offerte attività educative per personale che lavora nell’ambito della salute mentale, artisi, ed individui affetti da problematiche di salute mentale connesse ai contesti di guerra.
Verranno sviluppate delle risorse digitali come un sito web, un ebook, dei video, un MOOC e un documentario.
Uno degli obiettivi generali del progetto è quello di contribuire al benessere psicologico e fisico delle vittime della guerra in Ucraina, aiutandole nella gestione di stress e traumi connessi al conflitto.

Alla stesura di questo progetto a Maggio 2023, circa 4 milioni di rifugiati ucraini sono stati accolti all’interno dell’Unione Europea, una popolazione che vogliamo raggiungere attraverso la forza trasformativa dell’arte terapia, così com’è stata dimostrata dalla letteratura scientifica

L'intervento sarà promosso, in collaborazione con i Dipartimenti di Salute Mentale delle ASL di Roma con cui la Fondazione Di Liegro ha stipulato delle convenzioni, all'interno dei servizi sanitari pubblici di riferimento per identificare in modo partecipato con gli psichiatri e gli operatori curanti le persone con uno stato di bisogno maggiore, un percorso terapeutico significativo per durata e risultati e, con criterio di priorità, siano già coinvolti in laboratori organizzati dalla Fondazione Di Liegro. Il progetto prevede:

Il progetto sarà accompagnato da un attento coordinamento e dalla supervisione delle figure coinvolte con un monitoraggio costante dello stato di avanzamento e dei risultati ottenuti.

La Fondazione intende proporre attraverso il progetto molteplici attività con il fine di promuovere la salute ed il benessere mentale e di favorire l'inclusione sociale di persone con disagio psichico attraverso la valorizzazione dei servizi del territorio. Il Piano di Zona del Municipio VIII 2018-2020 ha sottolineato le maggiori criticità per ciò che concerne gli interventi municipali, rappresentate dall’assenza di una collaborazione sistematica e di una metodologia di lavoro integrata con il CSM. Il Municipio individua tra le traiettorie progettuali fondamentali una collaborazione sistematica con il DSM, in particolare con il CSM e l'intensificazione dei rapporti con i Centri Orientamento Lavoro (COL) e con il terzo settore. Questo progetto, quindi, si inserisce in un contesto che richiede l'ottimizzazione dell'organizzazione e la coordinazione dei servizi sanitari e non sanitari, deputati alla tutela della salute mentale. Al fine di definire strategie innovative si vuole stipulare una sorta di patto per la salute mentale” tra molteplici attori del territorio: sanitari e sociali, pubblici e privati, enti locali, forme della cittadinanza attiva e gli altri enti del terzo settore, per la valorizzazione delle risorse umane, materiali e territoriali. Una collaborazione maggiore tra questi attori e una formazione ed informazione dedicata ad essi, permetterebbero alle persone un accesso facilitato ai servizi presenti sul territorio e la costruzione di reti sociali inclusive. La socializzazione e l’inclusione sociale profonda possono e devono prendere vita grazie alla territorialità dei servizi, cosicché le persone abbiano garantito l’accesso alla comunità di appartenenza prima durante e dopo la loro esperienza di disagio psichico, in un territorio ricco di risorse che sia pronto ad accoglierli ed includerli. Per questo è necessario fare leva sulle risorse già disponibili, rendendole note, ma anche sensibilizzare il contesto ad una comunità consapevole e non giudicante.

L'obiettivo finale è quello di creare un’unione tra i percorsi clinici, indirizzati alle persone con disagio psichico, e i percorsi non clinici, ovvero di attivare una rete territoriale che possa guidare l'individuo verso l'inclusione e il benessere sociale e non ghettizzarlo esclusivamente nei servizi clinici. La realizzazione della piattaforma ha invece come obiettivo quello di rendere più agevole per la cittadinanza il trovare punti di riferimento e servizi utili sul territorio e rendere noto l'iter più adeguato da intraprendere in base all'esigenza.

Le azioni previste dal progetto “YESIP - Youth Empowerment for Social Inclusion and Prosociality” si rivolgono agli studenti e alla comunità scolastica, insegnanti, genitori e youth workers, attraverso: opportunità di discussione, formazione ed informazione, quali dibattiti con esperti, influencer e personaggi noti (impegnati attraverso le loro attività nel raccontare le dinamiche e le sfide del periodo adolescenziale e di contrasto alla discriminazione sociale e violenza); momenti psicoeducativi e di empowerment (laboratori esperienziali e workshop) per promuovere i fattori protettivi alla base delle competenze prosociali. Integrando diverse metodologie ci si propone di sensibilizzare gli studenti e rafforzare la loro consapevolezza sulle tematiche oggetto di discriminazione e sugli strumenti emotivi e sociali che possono prevenire comportamenti devianti, dinamiche di vittimizzazione e esclusione.

Il progetto ha previsto 4 eventi pomeridiani per i giovani e 4 per gli adulti, volti all’apertura di un dialogo e di supporto alla consapevolezza. Ogni evento, adeguatamente presentato nelle scuole e pubblicizzato tramite la rete di contatti della Fondazione e dei partner, tratta una tematica diversa, con l’obiettivo di lanciare un messaggio contro la discriminazione e la violenza fra i ragazzi soprattutto in questo clima storico difficile per la salute mentale dei giovani, costituendo un momento di prevenzione del disagio sociale e psicofisico, di recupero e socializzazione, di sviluppo e di inclusione collettiva.

Nell’ambito della prevenzione della contenzione, il reparto ospedaliero di SPDC del San Filippo Neri dell’Asl Roma 1, in collaborazione con la Fondazione Internazionale don Luigi Di Liegro, propone un progetto pilota volto a costruire un percorso di rete contro l’isolamento che possa aiutare le persone ricoverate a vivere meglio una situazione di per sé complessa.

All’interno del progetto è prevista l’attivazione di un processo che non sia esclusivamente sanitario, ma anche sociale e di sostegno alle abilità relazionali e di efficacia personale, rispettando la condizione di fragilità dei partecipanti e valorizzandone le risorse. Nella comunicazione mediata dall’arte (musica, pittura, oggetti di lavorazione manuale, scrittura e lettura, movimento corporeo, ecc) si rende possibile lo scambio, e il professionista si fa mediatore della comunicazione interpersonale nel gruppo.

I contenuti e la forma dei laboratori sono stati pensati e scelti per favorire la socializzazione fra i partecipanti, l’ascolto e il riconoscimento reciproco, rispettando lo spazio individuale di ciascuno e la libera scelta di non partecipare oppure semplicemente osservare, a seconda del sentire dei partecipanti. Si vuole quanto più favorire un clima di armonia e accettazione reciproca.

Ciascun incontro ha una propria completezza in considerazione del fatto che la composizione del gruppo è in continua variazione. E’ lasciata agli utenti la libertà di partecipare o meno di volta in volta.

Il progetto Art4Me mette in relazione la salute mentale e l'arte e mira a creare un'opportunità unica per fornire una nuova piattaforma per la condivisione delle conoscenze al di là delle frontiere e delle parti interessate, e un percorso per una migliore responsabilizzazione dei cittadini con o a rischio di avere problemi di salute mentale. È quindi necessaria una lunga serie di nuovi strumenti per affrontare la salute mentale. Mentre l'arte e l'espressione creativa sono state un elemento centrale della cultura europea per millenni, l'uso dell'arte come strumento per la salute mentale è stato scarsamente mappato e le esperienze spesso non condivise.

Il progetto si propone di:

Al fine di prevenire l'isolamento e la marginalità sociale, il progetto propone l'attivazione di un servizio di ascolto e assistenza sul territorio, che fornisce informazioni sui servizi di salute mentale, orienta gli utenti e li supporta nella definizione di un progetto personalizzato con i servizi territoriali.

Per sensibilizzare la cittadinanza sulla salute mentale, il progetto organizza corsi di formazione, informazione e convegni annuali su tematiche come il Recovery e le dipendenze. Gli obiettivi formativi includono la creazione di un gruppo di volontari per facilitare l'inserimento sociale e il percorso terapeutico delle persone con disagio psichico attraverso laboratori di socializzazione, come teatro, musica, fotografia e arte-terapia.

Al fine di contrastare la solitudine dei familiari delle persone con disagio psichico, il progetto promuove gruppi di auto-aiuto con incontri settimanali e supervisione mensile da parte di professionisti, come psichiatri e psicologi, per fornire un sostegno solidale e condividere esperienze.

Il progetto è concepito seguendo un approccio di Recovery, che mira a restituire agli utenti un ruolo attivo, trasformandoli da destinatari passivi a protagonisti coinvolti nelle proprie scelte e impegnati a sviluppare appieno le proprie potenzialità.

Premio amico della famiglia 2009 alla Fondazione Di Liegro per il progetto Famiglie in Rete

L’area di intervento del progetto è stata in prevalenza la zona ASL Roma 2, ma si è rivolta alla cittadinanza di tutto il territorio di Roma Capitale. Il progetto ha permesso un ampio coinvolgimento dell’utenza, dei familiari, della cittadinanza e istituzioni. Le attività implementate rappresentano in gran parte degli esempi di buone pratiche replicabili e esempio di partecipazione civica, empowerment e inclusione sociale di persone isolate o in difficoltà. Le attività sono gratuite per i partecipanti, aperte a tutta la cittadinanza, sostenute da un sistema di monitoraggio e da un uso dei sistemi a tutela della privacy individuale.

Dalle attività progettuali sono emerse sicuramente delle buone prassi nel campo della salute mentale, come l’efficacia restituita alle persone con disagio attraverso la creazione di spazi di socializzazione inclusivi. Infatti, spesso nei servizi di salute mentale le attività laboratoriali sono esclusive per chi ha una diagnosi psichiatrica e le persone rischiano di essere ghettizzate e autoescludersi. Sostenere attività non solo professionalizzanti con maestri d’arte ma anche di socializzazione con volontari e operatori non clinici permette un migliore utilizzo dello strumento es. artistico a favore della riabilitazione e dell’acquisizione di sicurezza da parte della persona. Un’altra buona prassi è favorire l’incontro di familiari di utenti che provengono da diversi contesti: attraverso il confronto e la rete fra persone che affrontano le stesse difficoltà di caregiving è sicuramente un elemento di aiuto per la famiglia intera e la valorizzazione delle risorse.

Gli effetti del Covid sui bambini e ragazzi, tra distanziamento sociale, perdita di routine, ansia e incertezza legata alla malattia, fino alla paura dei genitori e alle difficoltà generate dalla didattica a distanza hanno reso necessario intervenire sulla sfera emotiva e sociale degli studenti, specialmente su quelli delle classi di Terza Media, che hanno iniziato la scuola secondaria poco prima dell'inizio della pandemia.

Il progetto si basa sull'approccio dell'educazione tra pari, una strategia efficace di prevenzione e promozione della salute mentale. Coinvolgendo studenti, insegnanti e psicologi, l'obiettivo è migliorare il benessere psicofisico e relazionale dei bambini, potenziando autostima, fiducia e senso di sicurezza. L'educazione tra pari, che prevede la trasmissione orizzontale di conoscenze all'interno di un gruppo, favorisce poi lo scambio tra compagni di classe, offrendo supporto tra coetanei.

Ogni classe sviluppa un percorso durante 10 incontri di gruppo della durata di 2 ore ciascuno, programmati a distanza di 2 settimane l'uno dall'altro.

L'attenzione è posta sullo sviluppo di competenze emotive e sociali come la conoscenza e la regolazione delle emozioni, la capacità di assumere il punto di vista dell’altro, l’empatia, l’auto-efficacia, la comunicazione assertiva, che sono alla base di rapporti inter-personali funzionali e inclusivi.

L'approccio pratico, con attività come il role-playing, focus-group e l'utilizzo di tecniche di mindfulness, è integrato con la riflessione cognitiva per favorire la coesione di gruppo e il benessere psicosociale.

Grazie al positivo clima relazionale costruito, i ragazzi affrontano tematiche quali l’accettazione corporea, l’orientamento sessuale, la condivisione di alcune esperienze di vita complesse, la difficile comunicazione con il mondo degli adulti e il giudizio percepito, l’autostima e la valorizzazione di sé.

IncluPsy è un progetto finanziato con il supporto della Commissione europea che ha l’obiettivo di promuovere l'inclusione sociale delle persone che convivono con disturbi mentali. Sono 6 i partner (provenienti da cinque diversi Paesi europei) chiamati a confrontarsi e a scambiare le proprie esperienze al fine di rafforzare le proprie capacità e definire buone pratiche sul tema.

Con Inclupsy si vuole inoltre accrescere la consapevolezza e il coinvolgimento sul tema di un numero più ampio di attori sul tema dell’inclusione sociale. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, infatti, un europeo su quattro è affetto da patologie mentali.

Il rapporto “Health at a Glance: Europe”, realizzato da Commissione europea e Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, evidenzia come il disagio psichico sia uno dei temi più urgenti da affrontare e avverte delle conseguenze economiche e sociali del problema.

Le persone con disturbi mentali gravi e persistenti soffrono generalmente di un grande senso di isolamento, della perdita della capacità di intraprendere iniziative e di vivere in alloggi indipendenti, mantenere un lavoro e compiere le normali azioni del quotidiano.

Questi effetti, combinati con la stigmatizzazione e, in certi casi, prolungati e ripetuti ricoveri in psichiatria, diventano essi stessi un fattore di disinserimento sociale, portando le persone a perdere la casa, a vagare in strada ed essere esclusi.

Alla luce dei collegamenti (come causa o conseguenza) tra disturbi mentali ed esclusione sociale, non sorprende che l'inclusione sia una delle priorità europee. Ma quali pratiche vengono implementate dall'Europa per promuovere l'inclusione sociale delle persone che convivono con disturbi mentali? È questa domanda il filo conduttore del progetto IncluPsy.

Vai al sito di IncluPsy.

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