Nel recente rapporto Caritas 2021 emerge la nuova povertà nella città di Roma. Nel 48,7% dei casi le nuove persone (7.476) che si sono rivolte ai centri parrocchiali sono italiane, seguite da filippini (16,3%), peruviani (4,9%), romeni (4,7%) e altre 97 nazionalità. Nel 64,4% dei casi, il rappresentante della famiglia che ha varcato per la prima volta la soglia del centro di ascolto è una donna. Il 54% dei nuovi iscritti sono al di sotto dei 45 anni. Cifre drammatiche ed eloquenti.
Chiunque sarà il nuovo sindaco di Roma dovrà immediatamente affrontare, tra le prime emergenze, quella della nuova povertà. Papa Francesco ricorda che «nessuno si salva da solo»: espressione perfetta come laicissimo monito per la ripartenza della città, per lasciarci alle spalle il disastro in cui ci dibattiamo.
Martedì 12 ottobre la Fondazione Di Liegro ha organizzato una messa celebrata dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente della Diocesi di Roma, per ricordare a 24 anni dalla sua scomparsa monsignor Luigi Di Liegro, don Gigi per tutti, che fondò la Caritas Diocesana di Roma nel 1979.
Ha detto monsignor Palmieri: «Don Luigi Di Liegro aveva una visione profondamente biblica della città: luogo dove gli uomini vivono insieme, corpo collettivo a cui tutti siamo chiamati a partecipare. Un corpo vivo che chiede di essere onorato
da ognuno dei suoi membri».
Richiamo anche laicissimo. Roma può e deve ripartire ma non può e non deve lasciare indietro nessuno.
Dal Corriere della Sera del 18 ottobre 2021
Martedì 12 ottobre, ci siamo ritrovati alla Basilica dei SS Apostoli a Roma, per ricordare Don Luigi Di Liegro a 24 anni dalla scomparsa. Molti gli amici di DonLuigi e i volontari alla celebrazione eucaristica, promossa dalla Fondazione Don Luigi Di Liegro. Presenti anche imonsignor Benoni Ambarus, ausiliare incaricato per la pastorale della carità, il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, e il direttore della Caritas, Giustino Trincia.
"Don Luigi Di Liegro aveva una visione profondamente biblica della città: luogo dove gli uomini vivono insieme, corpo collettivo a cui tutti siamo chiamati a partecipare. Un corpo vivo che chiede di essere onorato da ognuno dei suoi membri". Così l'arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente della Diocesi di Roma, ha ricordato il primo direttore della Caritas.
Nell'omelia, commentando il brano del Vangelo, monsignor Palmieri ha evidenziato come "la tagliente ironia di Gesù verso i farisei - che si preoccupano delle abluzioni e della pulizia del piatto per essere puri davanti a Dio - ci ricorda la vita e l'opera pastorale di don Luigi che mai ha smesso di testimoniare che solo l'amore ci rende puri davanti al Signore".
"Noi non siamo la memoria di una persona che è morta, noi siamo la consapevolezza di un dono grande che Dio ha fatto alla Chiesa e alla città di Roma: Don Luigi. La sua memoria - ha aggiunto monsignor Palmieri - è una memoria viva, sono i nostri sogni condivisi da Don Luigi Di Liegro da testimoniare, perché diventino visioni per l'oggi dei giovani"
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La pandemia ha aumentato le disuguaglianze che rischiano di rendere sempre più fragile la salute mentale già precaria delle fasce sociali più svantaggiate, ma il vaccino contro il Covid iniziano a ridurre ansia e disagio psichico.
"La pandemia ha comportato fin da subito un inasprimento delle disparità già esistenti, con maggiore incidenza ed esiti della malattia nelle fasce più deboli - dichiarano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, copresidenti della Società Italiana di Psichiatria - Le diseguaglianze generate dalle conseguenze del lockdown hanno avuto riflessi anche sulla salute mentale, aumentando il disagio psichico soprattutto tra le fasce più fragili della popolazione, con minor accesso alle cure e ai servizi di cui tuttora si avvertono i contraccolpi".
Tuttavia iniziano a intravedersi nella salute psichica della popolazione generale alcuni cambiamenti successivi alla vaccinazione anti-Covid. "Stiamo sperimentando i primi segnali di una riduzione di un certo grado di ansia e depressione da pandemia - aggiungono di Giannantonio e Zanalda - La popolazione inizia a sentirsi più fiduciosa nei confronti del futuro e sicura di uscire dai catastrofici effetti del Coronavirus, specie ora che è disponibile il vaccino anti-Covid che fa sperare di allontanarci dal rischio di un nuovo 'ottobre rosso', di nuovi isolamenti e chiusure che tantissimo hanno gravato sulla salute mentale di tutta la comunità, specie degli individui più fragili con più disagi psichici in partenza".
I numeri della salute mentale nel mondo sono impressionanti, quasi un miliardo di persone vive con un disturbo mentale nei paesi poveri, oltre il 75% delle persone non riceve alcuna assistenza. Ogni anno oltre un milione di persone muore per abuso di sostanze e in concomitanza con il Covid il dato appare a dir poco inquietante: un giovane di 18-24 anni su 4 (25%) ha dichiarato di aver aumentato l'uso di sostanze per far fronte allo stress covid-correlato. Ogni 40 secondi una persona si toglie la vita e nel 2020 i suicidi sono aumentati, basti pensare che in Giappone da giugno a ottobre 2020 sono cresciuti del 16% rispetto allo stesso periodo del 2019. Circa la metà dei disturbi di salute mentale inizia a 14 anni.
L'accesso ai servizi dedicati alla salute mentale resta pieno di diseguaglianze, con qualcosa come il 85% delle persone con
disturbi mentali nei Paesi a basso e medio reddito impossibilitati a usufruire di una assistenza dedicata. "Ma anche
nei Paesi ricchi le cose non vanno meglio, Italia compresa - sottolineano gli esperti - e la pandemia ha complicato per molti
aspetti questa situazione. Le persone più fragili che avevano già disagio psichico con il Covid hanno avuto maggiori difficoltà di accesso ai servizi sanitari (il 24% in più rispetto alla popolazione generale), una probabilità del 33% superiore di subire interruzioni terapeutiche e prescrittive e maggiori problemi di lavoro con un rischio di perderlo superiore del 12%".
Questi i dati emersi da uno studio pubblicato su The British Journal of Psychiatry, che sottolinea ancora una volta come la
pandemia abbia impattato notevolmente su salute e qualità di vita dei più fragili con disagio psichico, inasprendo le
disuguaglianze.
"La pandemia rischia di fare da apripista a una crisi globale della salute mentale che investirà anche le generazioni future con ricadute a lungo termine - affermano di Giannantonio e Zanalda - Per questo è importante intercettare e cavalcare i
segnali di speranza che arrivano dalla possibilità di uscire dall'incubo Covid attraverso il vaccino. Lo conferma uno studio di
recente pubblicato sulla rivista Plos One e condotto presso il centro di Economia e Ricerca Sociale dell'Università della
California Meridionale che mostra che coloro che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino si dicono più ottimisti nei confronti del futuro, con conseguente diminuzione dell'ansia e della depressione percepita".
Fonte: http://direnl.dire.it/psicologia/anno/2021/ottobre/12/index.php
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È stata Luigina Di Liegro, Segretario Generale della Fondazione che porta il nome del sacerdote scomparso ormai 24 anni fa, a dare il benvenuto ai partecipanti della XV edizione del Corso “Volontari e Famiglie in rete", dal titolo Un nuovo modello di comunità dopo la pandemia".
“È particolarmente significativo l’avvio di questo corso alla vigilia di due importanti ricorrenze: la Giornata mondiale per la Salute mentale e, a pochi giorni di distanza, l’anniversario della scomparsa di Don Luigi, il prossimo 12 ottobre”. ha dichiarato Di Liegro “Un momento in cui, insieme a voi, rinnoviamo il nostro impegno al fianco delle persone più fragili. Persone che hanno sentito maggiormente le conseguenze della diffusione del Covid 19 a causa dell’intreccio tra problemi di salute con quelli di natura sociale, ambientale ed economica. Una pandemia nascosta, quella del disagio psichico, a cui è urgente porre rimedio facendo leva sulla comunità e sul volontariato. In questi giorni le attività a sostegno della Salute Mentale della Fondazione Di Liegro, tornano a pieno regime con il Corso, ma anche con i laboratori di arteterapia, di musica e teatro. Per ritrovarsi dopo la dura prova della pandemia, in una comunità nuova e solidale.” – conclude – perché come diceva Don Luigi “Una città in cui un un solo uomo soffre meno è una città migliore”
Per l’edizione di quest’anno si sono prenotate oltre 100 persone, che potranno seguire il corso a distanza o in presenza. Un segnale da parte della Comunità di quanto questi temi siano sentiti da una larga parte della popolazione, che ha vissuto direttamente o indirettamente un disagio aumentato dal Covid. Un modo per la Fondazione di Liegro per rispondere alla richiesta di formazione e informazione sui temi della Salute Mentale.
I partecipanti all’edizione di quest’anno sono per la maggior parte donne e rientrano in una fascia molto ampia. Si ritrovano uniti da motivazioni simili, giovani studenti e pensionati più in là con gli anni, che vogliono mettere a disposizione degli altri il loro tempo libero e le loro competenze.
“L’esperienza ci ha insegnato come i diversi vissuti dei partecipanti diventano il punto di forza per la buona riuscita di ogni edizione” dice Tiziana Ceccarelli, responsabile del Corso “l’alta adesione di quest’anno e la grande voglia di fare comunità dopo la pandemia, sono senza dubbio le premesse migliori per una bella partenza “.
Il corso è aperto alla partecipazione di tutti coloro che vogliano ampliare le proprie conoscenze sul mondo della salute mentale e impegnarsi nella costruzione di una rete di supporto alle persone con disagio psichico e ai loro familiari: studenti, operatori dei servizi territoriali, volontari, familiari.
Per informazioni: tel. 06 6792669 – fax 0669920486; segreteria@fondazionediliegro.it
Un nuovo modello di comunità dopo la pandemia: aperte le iscrizioni per la XV edizione del Corso di formazione “Volontari e Famiglie in rete per la Salute Mentale” della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro
“Può suonare strano, ma sono dovuto arrivare a quasi 50 anni per cercare un sostegno nella relazione con mia sorella, da sempre affetta da disturbi psichici.” racconta Giuseppe, esperto informatico che nel 2018 ha partecipato al “Corso per Volontari e Famiglie in Rete” promosso dalla Fondazione Di Liegro “Fin dalla prima telefonata ho capito che era il posto giusto per trovare non solo comprensione, ma anche nuovi strumenti per starle accanto. Partecipare al corso mi ha permesso di “vedere” la sua malattia da una diversa prospettiva, più distaccata e lucida. Avevo bisogno di uscire dalla dimensione domestica e familiare che per me, paradossalmente, rappresentava un limite. Tra le tante cose che ho portato a casa al termine degli incontri “ prosegue “la più preziosa è essere entrato a far parte di una rete di persone, formata da volontari, operatori. Una dimensione fondamentale, ancora di più oggi dopo la pandemia, in cui la possibilità di stabilire contatti profondi e concreti si è quasi del tutto perduta”.
“Sono venuta a conoscenza del Corso della Fondazione grazie a un compagno di studi”, dice Federica, 23 anni, in procinto di conseguire la laurea magistrale in Psicologia “Dopo tanto studio teorico era arrivato per me il momento di confrontarmi con la realtà e con la pratica. L’approccio della Fondazione, per la promozione del benessere della persona a 360 gradi, mi ha rassicurato e mi ha permesso di entrare in contatto in modo “semplice” con il mondo complesso della salute mentale. E’ stata un’occasione di confronto che mi ha arricchito moltissimo sul lato umano.” “Prima attraverso la partecipazione al corso, dove nonostante il lockdown dovuto al Covid, sono potuta entrare in contatto con persone molto distanti da me, non solo geograficamente. Poi con il mio inserimento nel laboratorio teatrale della Fondazione, dove ogni persona mette a disposizione le proprie caratteristiche e le proprie capacità in una prospettiva di crescita e scambio reciproco”.
Come Giuseppe e Federica sono oltre 2.000 le persone che, in questi anni, hanno partecipato al “Corso per Volontari e Famiglie in rete per la Salute Mentale” promosso dalla Fondazione Don Luigi Di Liegro – onlus.
Il tema intorno al quale ruoterà l’edizione di quest’anno è “Un nuovo modello di comunità dopo la pandemia”: un ciclo di sette incontri che prenderanno il via il prossimo sabato 9 ottobre, tenuti da psichiatri, docenti universitari, responsabili dei Dipartimenti di Salute Mentale delle ASL di Roma, rappresentanti di associazioni di familiari.
Il corso, al quale è possibile ancora iscriversi, è aperto alla partecipazione di tutti coloro che vogliano ampliare le proprie conoscenze sul mondo della salute mentale e impegnarsi nella costruzione di una rete di supporto alle persone con disagio psichico e ai loro familiari: studenti, operatori dei servizi territoriali, volontari, familiari.
“La diffusione del Covid 19 come è ormai da più parti riconosciuto, ha purtroppo acuito ulteriormente il peso delle diseguaglianze economiche e sociali e provocato la recrudescenza di disagi psicologici a partire dai più giovani.” Ha dichiarato Luigina Di Liegro Segretario generale della Fondazione Don Luigi Di Liegro onlus “Il volontariato, oggi più che mai, svolge un ruolo fondamentale: contribuendo a sanare le criticità, affiancandosi e integrandosi con i tradizionali sistemi di welfare pubblico. Per questo promuoviamo il corso per volontari e famiglie, con la profonda consapevolezza che il rafforzamento dell’ambiente familiare può fornire un fondamentale aiuto indiretto alla persona che soffre.”
Il corso di formazione si svolgerà, ove possibile in presenza, il sabato mattina dal 9 ottobre all’11 dicembre dalle ore 10,30 alle ore 12,30 presso i locali della Fondazione Di Liegro, nei pressi della storica Centrale Montemartini di Roma (via Ostiense 106).
È previsto un piccolo contributo di 40 euro (20 per gli studenti universitari).
Per informazioni e iscrizioni: 06/6792669 segreteria@fondazionediliegro.it
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Nell’ambito delle politiche europee per i giovani, le esperienze di Youth Work hanno assunto negli ultimi anni una dimensione centrale e sempre meglio definita. A fronte delle difficoltà di giungere a definizioni univoche e condivise nei vari paesi europei, differenti per storia, cultura, legislazioni e aspetti organizzativi, si fa strada tuttavia l’idea che tali differenze rappresentino una ricchezza piuttosto che un ostacolo alla conoscenza e all’implementazione. Dal confronto e dallo scambio possono quindi scaturire stimoli per un dibattito sempre più allargato e per la trasmissione di saperi, con l’obiettivo di approfondire le competenze nei vari campi di possibile applicazione dello Youth Work.
Scarica il Report europeo sulle competenze degli Youth workers e sui bisogni dei giovani
Nel Progetto Youth Worker Promoting Mental Health (YouProMe), in particolare, l’obiettivo è mettere a fuoco le potenzialità dello Youth Work nell’ambito della salute mentale dei giovani. Il disagio giovanile è un tema dalle molte sfaccettature: dai vari problemi legati a situazioni contestuali, socio-economiche, culturali, a quelli che originano più specificamente dall’esordio di una patologia psichiatrica. Spesso questi problemi convergono nel singolo individuo e il loro sommarsi costituisce una sfida per le agenzie che la società delega ad occuparsene: la scuola e i servizi socio-sanitari. Il disagio mentale ha nell’età giovanile il suo terreno di esordio e di sviluppo. Interventi tardivi o parziali in questo campo rischiano, come è noto, di produrre conseguenze negative per il resto della vita. D’altra parte, le istituzioni educative e quelle socio-sanitarie mostrano i propri limiti di fronte a questo mandato, in quanto il loro campo d’azione resta spesso confinato all’interno dei perimetri spaziali e relazionali delle loro strutture istituzionali, rimanendo lontane dai luoghi naturali di vita dei giovani, dove i problemi si manifestano e producono i loro effetti; ma anche dove le risorse, le opportunità, i punti di forza possano essere colti, riconosciuti e sostenuti, e dove le competenze emotive e sociali possano consolidarsi e costituire un argine al rischio di isolamento e drop-out.
Si tratta di un campo, perciò, in cui il ruolo dello youth worker può essere cruciale, in collaborazione con le altre agenzie come la scuola e i servizi di salute mentale.
Il progetto YOUPROME unisce dunque l’interesse per lo Youth Work e per il campo della salute mentale con l’obiettivo primario di approfondire le competenze e le modalità di intervento di tale figura così da identificarne sempre meglio la specifica identità e la necessaria “borsa degli attrezzi”. Come primo output di progetto è stato pubblicato un research report che rappresenta il primo di una serie di strumenti/attrezzi che il progetto mette a disposizione degli Youth Workers che intendono sostenere i giovani che vivono l’esperienza del disagio.
Destinatari: volontari, familiari di persone con disagio mentale, operatori del settore sanitario e degli sportelli di ascolto, studenti universitari.
Il corso di formazione, organizzato dalla Fondazione Di Liegro, "Volontari e famiglie in rete per la salute mentale" è giunto alla 15a edizione. Quest'anno vogliamo indurre una riflessione sul tema della Comunità e di come la diffusione del Covid-19 abbia messo in evidenza svariati problemi psico-socio-economici che necessitano di risposte urgenti.
“Una vita sociale sana si trova soltanto quando nella comunità intera vivono le virtù di ognuno.”
Rudolf Steiner
Le carenze del sistema sanitario, il peso delle diseguaglianze economiche e sociali, l’inquinamento, la riduzione progressiva della biodiversità e la recrudescenza dei disagi psicologici che ha investito tutte le età. Il volontariato può contribuire a sanare le criticità emerse grazie alla rilevanza che ad esso viene riconosciuta nei sistemi di welfare.
Una risorsa privata che si è affiancata ai tradizionali strumenti del welfare pubblico partecipando all’erogazione di servizi sociali ed educativi e alla programmazione e progettazione delle politiche sociali e sanitarie a diversi livelli.
Il volontariato giovanile presenta, in particolare, aspetti d’interesse per le scienze sociali: è una forma di cittadinanza attiva, contribuisce al benessere sociale, favorisce la maturazione dei giovani, l’acquisizione di competenze e la spendibilità nel mercato del lavoro.
>>> ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE "VOLONTARI E FAMIGLIE IN RETE"
Gli iscritti saranno in seguito contattati dalla nostra segreteria per confermare la partecipazione e saldare la quota di partecipazione.
Il corso di formazione si svolgerà in presenza, presso la sede della Fondazione Di Liegro, sita in via Ostiense 106 (Roma) e on line su Zoom.
Il contributo è di 40 euro, 25 per gli studenti, sotto forma di donazione alla Fondazione Di Liegro, detraibile dalla dichiarazione dei redditi.
9 ottobre 2021
Agenzie educative del terzo millennio, scuola e famiglia tra crisi e opportunità
Tiziana Sallusti, Dirigente scolastico Liceo Mamiani di Roma
Annalisa Giannotti, Pedagogista Clinico
23 ottobre
Dalla polis alla comunità virtuale: la centralità delle relazioni umane
Josè Mannu, Psichiatra
6 novembre 2021
Storia e prospettive dei servizi di salute mentale
Giuseppe Nicolò, Psichiatra Direttore Dipartimento Salute Mentale ASL Roma 5
20 novembre 2021
Dal vecchio al nuovo mondo, il cambio di paradigma in psichiatria
Jose Mannu, Psichiatra
4 dicembre 2021
Volontariato oggi, con lo sguardo al futuro
Valerio Pieri, Docente Dipartimento Economia Aziendale Università Roma TRE
11 dicembre 2021
Salute mentale e territorio, una nuova idea di comunità
Gemma Brandi, Psichiatra, Direttore SOC Salute in carcere, AUSL Toscana Centro
15 gennaio 2022
Dipendenze, la comunità educante come risposta alla complessità
Alessandro Vento, Psichiatra, Responsabile “Osservatorio sulle dipendenze”, ASL Roma2
>>> ISCRIVITI AL CORSO DI FORMAZIONE
“Ci si trova di fronte a persone che sono passate
dal calvario del manicomio al calvario di chi si perde nella città.
E ciò riporta ad affrontare i problemi sociali connessi
a ogni forma di emarginazione e che sono al di là della psichiatria”.
Don Luigi Di Liegro
L’allerta sul sostegno psicologico delle persone più vulnerabili è alta. Negli ultimi giorni, dai principali Reparti di Neuropsichiatria Italiani vengono lanciati allarmi sull’incremento del disagio psichico nei giovanissimi; l’ Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità e il Ministero dell’istruzione ha dato il via ad una ricerca di durata triennale sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti ai tempi del Covid-19; le Nazioni unite hanno lanciato un monito, con la presentazione del rapporto con le linee guida sulla salute mentale e il covid-19, esortando gli Stati membri perché diano impulso alle azioni globali per la Salute Mentale. Questi sono solo alcuni dei segnali che dimostrano come la pandemia, nostro malgrado, abbia fatto puntare un faro sulla salute mentale della popolazione come mai successo prima d’ora.
Accanto a chi oggi, a causa dei molteplici effetti diretti e indiretti della pandemia, vive per la prima volta difficoltà psicologiche, ci sono anche le persone e le famiglie per cui le nuove difficoltà psico-socio-economiche sono andate a sommarsi a quelle iniziate ben prima del marzo 2020. Per tante persone la malattia psichiatrica può essere infatti paragonata ad una realtà di povertà: sul piano personale a causa della perdita delle proprie autonomie, delle relazioni sociali e dell’isolamento conseguente allo stigma che colpisce il malato e la sua famiglia; sul piano sociale ed economico, per la difficoltà di veder riconosciuti i propri diritti umani e di cittadinanza, il diritto al lavoro, ad un abitare autonomo, ad un progetto di vita in cui sentirsi protagonisti della propria storia.
Chi si occupa di salute mentale sa quindi che la crisi è arrivata ben prima in un settore della sanità che più di altri fa i conti da anni con tagli di risorse che incidono su modalità e tempi di accesso ai servizi, sul numero di strutture territoriali, sulla gestione dell’emergenza psichiatrica, sui fondi da dedicare alle attività di riabilitazione psicosociale.
La Conferenza Nazionale per la salute mentale rappresenta per tutti gli attori coinvolti nel discorso sulla salute mentale, un momento di scambio, di bilancio, di riflessione, di proposta. E in quest’ultimo anno e mezzo più che mai, ci siamo interrogati, con un atteggiamento che in questa sede intende essere soprattutto costruttivo e generativo, se l’attore principale dei percorsi di cura dei cittadini, il nostro Sistema Sanitario Nazionale, abbia sufficienti forze e risorse per accogliere e curare l’ondata crescente di disagio psichico iniziata durante la pandemia e che con ragionevole certezza continuerà ad aumentare nei mesi seguenti.
Ma la vera domanda da porsi è: l’ente pubblico DEVE farcela da solo?
La pandemia Covid-19 ha evidenziato in modo drammatico che quando vengono meno le risorse, gli investimenti, un progetto di tutela della salute lungimirante e di prossimità, diffuso in modo capillare nei territori, la cura della salute diventa difficile, se non impossibile. Per la salute mentale questo è ancor più vero.
Ci chiediamo allora, cosa possono fare gli enti del privato sociale, le associazioni di volontariato, la associazione di utenti e familiari per farsi sostenitori e garanti di un modello di psichiatria territoriale e di comunità?
Crediamo che gli enti del terzo settore possano svolgere un ruolo decisivo nell’affrontare i problemi là dove si generano, nei territori, unendo al contributo dell’ente pubblico le altre forze della società civile, gli attori dell’assistenza informale, in una dinamica di valore complementare e che miri all’integrazione di più livelli di intervento. Questo è il modello che la Fondazione Di Liegro propone per promuovere dei sistemi di cura integrati e coerenti nella comunità e sul territorio
La Fondazione Don Luigi Di Liegro da oltre vent’anni opera nel campo della salute mentale collaborando con istituzioni pubbliche e private nella realizzazione di progetti, attività e ricerche finalizzate alla promozione del benessere psicosociale, la prevenzione del disagio psichico e la diffusione della cultura e della conoscenza della salute mentale.
Il programma di intervento della Fondazione “Volontari e Famiglie in Rete per la Salute Mentale” si articola in più attività. Tra le principali: corsi di formazione sulla salute mentale rivolti ai familiari e ai volontari da coinvolgere nelle attività a sostegno degli utenti dentro e fuori i servizi dei Dipartimenti di Salute Mentale; gruppi di sostegno ai familiari; Servizi di informazione e orientamento per i cittadini; i progetti di prevenzione e promozione del benessere psicosociale nelle scuole; attività di ricerca.
Le testimonianze degli utenti, dei familiari, dei cittadini volontari, degli operatori che la Fondazione ha raccolto nel corso dei suoi anni di attività sono molteplici. Non ultime quelle della ricerca «Reti di cura e disagio psichico» realizzata negli anni scorsi, che ha raccolto e confrontato il sapere esperienziale di utenti, familiari e mondo associativo con quello professionale di operatori e responsabili dei presidi territoriali e dei Dipartimenti di Salute Mentale dell’intera città di Roma, per un totale di oltre mille persone intervistate.
Dalle evidenze emerse dal nostro lavoro operativo e dal lavoro di ricerca, emergono gli spunti di riflessione che la Fondazione presenta al tavolo “Il ruolo delle associazioni di utenti, familiari e del volontariato nei servizi di salute mentale” della 2a Conferenza nazionale per la salute mentale: “Per una salute mentale di comunità”.
IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ ORIZZONTALE NON VA INTESO COME DELEGA MA COME CIRCOLARITÀ VIRTUOSA in cui ogni soggetto contribuisce portando la propria esperienza e competenza. Il mondo del volontariato e del privato sociale non possono e non vogliono sostituirsi all’ente pubblico. Tra di loro deve instaurarsi una effettiva collaborazione che porta alla realizzazione di un bene comune. È dove il servizio pubblico funziona bene che il volontariato riesce ad essere una risorsa di inestimabile valore.
REALIZZARE PROGETTI CHE PERSEGUANO UNA EFFETTIVA INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA PER SOSTENERE CON MAGGIORE EFFICACIA I PERCORSI DI RECOVERY. Il ruolo del privato sociale è fondamentale nello svolgere una funzione di cerniera tra servizio pubblico e territorio, per offrire maggiori opportunità di risposta ai bisogni di lavoro, casa e vita sociale. Questi sono i bisogni che i servizi territoriali faticano maggiormente a garantire.
ATTENZIONE PRIVILEGIATA ALLA FASCIA DI ETÀ GIOVANILE: PREVENZIONE, INTERVENTO PRECOCE E SERVIZI DEDICATI ALL’INFANZIA, ALL’ADOLESCENZA e AI GIOVANI ADULTI. Collaborare con le agenzie educative e di socializzazione per promuovere attività di alfabetizzazione emotiva e prosociale in un’ottica di prevenzione e di educazione al benessere psicologico. Utilizzando la metodologia della peer education e rendendo i ragazzi protagonisti della attività fatte con, da e per loro. Formazione di figure non sanitarie, come gli operatori giovanili, che vivono i giovani nei luoghi di aggregazione naturale e possano svolgere un ruolo di facilitatori e di raccordo con i servizi per i ragazzi più vulnerabili.
FORMARE E RAFFORZARE LE PRIME LINEE DELL’INTERVENTO: MEDICI DI FAMIGLIA, PERSONALE SCOLASTICO, CONSULTORI FAMILIARI ATTORI PURTROPPO ANCORA MARGINALI NELLA SALUTE MENTALE. Presidi che sono di più facile accesso per le persone e possono e dovrebbero svolgere un ruolo di antenne sul territorio. Da qui anche l’importanza di un coinvolgimento strutturato dell’associazionismo anche nelle case della salute, come strumento per intercettare il disagio e collegare i cittadini con i servizi di cure primarie e specialistici.
ACCOMPAGNARE LE FAMIGLIE E GLI UTENTI NELLA CONOSCENZA E GESTIONE DELLA MALATTIA. Coinvolgere familiari e utenti in attività formative in grado di fornire conoscenze e strumenti operativi. Considerare gli utenti e le famiglie come portatori di risorse oltre che di bisogni e valorizzarne il sapere esperienziale. Agevolare le misure che permettono l’effettiva realizzazione del “dopo di noi”.
COINVOLGERE LA CITTADINANZA. INFORMARE, FORMARE E SENSIBILIZZARE LA COMUNITÀ. Riprendendo il titolo di questa seconda conferenza: Per una salute mentale di Comunità: per Comunità si intende un “Insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali […], da interessi”. È solo coinvolgendo tutti i cittadini, tutti gli appartenenti alla comunità locale, nel discorso sulla salute mentale, che quest’ultima può diventare un interesse della comunità e la comunità un luogo di effettiva integrazione e strumento per la lotta allo stigma e alla discriminazione delle persone con disagio psichico.
Sono 17 milioni, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), gli italiani con disturbi mentali.
Di questi, solo il 25% accede ai servizi pubblici di salute mentale. Sempre secondo l'Oms, l'Italia dispone di 5,98 psichiatri e 3,8 psicologi ogni 100 mila abitanti, a fronte di 830 mila utenti con difficoltà di tipo psichiatrico. Questo si traduce in un deficit di personale, nell'ambito del sistema della salute mentale, che varia dal 25% al 75%.
Una condizione di criticità che è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia, se si pensa che la metà della popolazione denuncia uno stress crescente e il 16,5 per cento manifesta sintomi di depressione (dai Fondazione Italia in salute).
Prendendo spunto da questi e altri dati, e sulla scia della mozione presentata dalla maggioranza e approvata dalla Camera dei deputati, anche un gruppo di deputati della minoranza ha presentato una mozione che impegna il governo su un corposo elenco (27 punti) di attività tutte volte a un profondo miglioramento del sistema dei servizi pubblici di salute mentale.
Tra i primi punti della mozione, spiccano la definizione urgente di un Piano nazionale per la tutela della salute mentale
e la promozione del benessere psicologico; l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, con l'inserimento nella griglia strumenti per valutare anche i percorsi di salute mentale sul territorio, e non solo in ospedale, e garantendo una reale differenziazione nella prestazione delle cure e dei modelli di intervento. Sono previste, ancora, iniziative per aumentare la quota di spesa per i dipartimenti di salute mentale, ferma da oltre 20 anni al 3,5 per cento del Fondo sanitario regionale, cioè a poco più 4 miliardi di euro, e azioni volte a rilanciare i servizi di tutela della salute mentale e del benessere psicologico, favorendo una rete territoriale per integrare le offerte pubbliche e le proposte del cosiddetto privato e privato
sociale.
I deputati firmatari della mozione sottolineano poi la necessità di individuare standard uniformi qualitativi, tecnologici e organizzativi della rete dei centri di salute mentale e potenziare la dotazione di personale specialistico nell'ambito della salute mentale. Non mancano l'attenzione al potenziamento e all'efficientamento delle reti territoriali, in chiave di integrazione sia tra pubblico, privato e privato-convenzionato che con la rete dei servizi socio-sanitari, e alla promozione della casa come primo luogo di cura. Uno spazio specifico viene dedicato all'età evolutiva con la richiesta di prevedere la figura dello psicologo all'interno dei reparti di pediatria e neonatologia degli ospedali del Servizio sanitario nazionale; di riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici e psicoterapeutici alle fasce più vulnerabili della popolazione; di introdurre la figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado e, infine, di garantire l'incremento del numero di posti letto nei servizi pubblici per la salute mentale e nei reparti di neuropsichiatria infantile. L'obiettivo degli impegni chiesti al governo dai deputati è, in conclusione, riconoscere a tutti i cittadini il diritto alla salute psicologica.
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"Da marzo a dicembre del 2020, i ragazzi in carico alla giustizia minorile per violenza contro i familiari sono aumentati del 41%. L'età media di chi ha commesso questo tipo di reati, e quindi è stato messo in comunità, è inferiore a 15 anni. Si tratta quindi di ragazzini che faticano a riconoscere il disvalore delle azioni che hanno compiuto all'interno del contesto familiare che il più delle volte è conflittuale, spesso fortemente ambivalente".
A tracciare l'identikit dei minori che usano violenza contro i propri familiari è Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano, intervenuta all'incontro digitale 'La salute mentale degli adolescenti: intercettare, prevenire e prendersi cura nell'emergenza Covid-19', promosso lo scorso 11 giugno dalla Fondazione Francesca Rava, con il patrocinio di Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani) e Federfarma.
"Ci troviamo dunque di fronte a un nuovo fenomeno - constata Gatto all'Agenzia Dire - che merita di essere approfondito perché gli agiti violenti sono una conseguenza di tutto il sistema adulto, inteso come sistema famiglia e in generale come sistema sociale. Mentre un tempo l'aggregazione aveva anche una connotazione territoriale, ad esempio i ragazzi si riunivano per quartieri e in questo modo le istituzioni avevano la possibilità di controllare i fenomeni - ricorda l'esperta di Giustizia minorile - oggi la comunicazione digitale e social consente ai ragazzi di aggregarsi per delinquere anche senza essersi mai visti e senza appartenere allo stesso territorio. In assenza di un pensiero diverso, l'unico motivo di aggregazione è l'agire insieme con violenza. Il mondo delle istituzioni e la società devono organizzarsi e imparare a muoversi con la stessa velocità dei ragazzi per arginare e prevenire il fenomeno, perché - avverte Gatto - ci troviamo di fronte all'esplosione di un fenomeno che, al di là della situazione contingente, trova le sue radici nella mancanza di un piano educativo e sanitario per la salute mentale rivolta a individuare precocemente i segnali di disturbo psichico e comportamentale dei ragazzi".
Gatto è chiara: "Bisogna muoversi tempestivamente per individuare i segnali anticipatori di questo disagio minorile. Tutta la comunità, comprese le farmacie che sono un importante presidio della rete territoriale, non deve avere paura di vedere e deve sapere cosa fare dopo aver visto. Per questo occorre fare formazione e ricerca, per comprendere il fenomeno anche nelle sue manifestazioni sotto traccia".
La violenza che coinvolge i minori ha molte facce, come ricorda Lisa Di Berardino, vice questore della Polizia postale e
delle comunicazioni di Milano, che elenca alcuni dati relativi ai reati commessi nel mondo virtuale. "A livello statistico, dal
2019 al 2020, c'è stato un aumento del 77% dei casi trattati di vittimizzazione di minori, quindi pedopornografia, cyberbullismo, sexting, adescamento. Questo - chiarisce il vicequestore - significa che siamo passati da 2.379 a 4.200 casi. Così come si è registrato un importante aumento, pari al 132% dei casi trattati, di materiale fotografico e video pedopornografico prodotto e messo in rete dai minori stessi. Un trend confermato anche nei primi 4 mesi del 2021, con un aumento del 96% delle denunce".
Un altro elemento rilevante è l'abbassamento dell'età dei minori coinvolti: "Nel 2020-2021 abbiamo registrato casi già
nella fascia di età 0-9 anni, una fascia totalmente assente dalle nostre rilevazioni nel 2019". Anche in questo caso, ricorda Di
Berardino, è il mondo degli adulti a dover fornire ai ragazzi gli strumenti, pratici ma anche etici e morali, per affrontare la
vita sia reale che virtuale, "per distinguere il bene dal male, per saper riconoscere quando si è sbagliato. Genitori e agenzie
educative devono vigilare e al contempo mettersi al passo, in termini di digitalizzazione, dei giovani che- conclude il vice questore con un pensiero positivo- hanno le capacità per capire, sanno cosa serve. Noi dobbiamo tendere loro la mano e non mollare mai".
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